Opinioni di Marcella Laudicina sulla silloge poetica di Tommaso Romano “L’airone celeste” (Ed. All’Insegna dell’Ippogrifo)
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- Category: Scritture
- Creato: 14 Settembre 2019
- Scritto da Redazione Culturelite
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L’attesa che l’assenza divenga sostanza, è la nota dominante della silloge. Il poeta attende “briciole di felicità serena”, “un segno che non arriva”, “una rinascenza d’anima”. La sua è poesia sofferta, autentica, specchio dell’anima.
Nell’attesa, consolazioni del poeta sono la poesia-talismano, la natura, la musica e le “sacre, care, piccole, nobili cose, amorosamente raccolte” nella “stanza proibita” ai più, da contemplare/ insieme solo a chi lo merita/ ai nostri occhi egotici.
Poesia trasognata, scritta quasi in trance è la poesia di Romano, che ci disvela un travaglio d’anima, il toccante lieve delirio della madre, che invoca il marito morto, come se fosse vivo, i vibranti acquerelli di spazi naturali e antichi paesaggi, cari alla memoria.
A dissipare l’intrico della mente e del cuore del poeta, ecco giungere “inaspettato”, l’Airone celeste, il libero Airone, simbolo antico dell’immortalità, ponte tra umano e divino, avente in sé Amore, Bellezza, perfetta Armonia.
Questa visione ha il potere di liberare temporaneamente il poeta dai lacci della “marmorea ragione” svelandogli che il sacro, il divino è già tra noi (come affermato dall’amata poetessa Cristina Campo).
Il poeta stesso, per un attimo, sembra trasfigurarsi nel libero, celeste Airone, totalmente immerso nella cerulea luce di un’insperata felicità raggiunta.