XXX Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà


La rivista 'Opera aperta'.

Credo che non  vi sia testimonianza  paragonabile a quella dei nostri dialoghi, o degli scritti sulla rivista” Opera  Aperta”, altre riviste sono riconosciute maggiormente perché furono di parte accanitamente, non problematichei, esdando parola a tutti. Alberto Asor Rosa, Achille Occhetto, l'indimenticato Padre Virgilio Fagone S.J. di Civiltà Cattolica, Piero Pratesi,  Lucio Colletti, Ugo Spirito, Mario Luzi,  Vasco Pratolini, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Carlo Bernari, Elsa De Giorgi. Fu una scorreria. Come ho scritto e diffusamente in “Ho vissuto la vita-Ho vissuto la morte”, quegli anni spartirono  un proletariato integrato nel sistema capitalistico mediante i consumi, e una minima parte rivoltosa, perfino terroristica, mentre qualcuno si affidava ai tempi lontani di una crisi del capitalismo, come Asor Rosa, o abbandonava nettamente la sinistra come Lucio Colletti, ed anch’io, ma per motivi esistenzialistici, ho accennato. L’Io, la morte, l’individuo quale entità insuperabile  mi prendevano, i miei libri nelle titolazioni lo svelano: Ideologie del nichilismo, L’Assoluto Privato, Contro la ragione-Il marxismo tra il sesso e la morte, e le poesie :Il Silenzio, Il clandestino.

 Quando scrivevo qualche anno passato :Ho vissuto la vita. Ho vissuto la morte, ed intendevo documentarmi su Opera Aperta che non possedevo, scopro che esiste una Fondazione intestata a Monsignor Sante Montanaro, a Casamassima in Puglia, avendo necessità di ritrovare quanto scrissi sulla Rivista e dunque su me stesso chiamo e apprendo. Esiste la Fondazione, centinaia, migliaia di libri, anche secolari, e la Rivista, e un  busto  veritiero di Sante Montanaro, che poi vedrò, mi informano di tutto Nica e Pasquale Moramarco che reggono la Fondazione onorando Montanaro e la cultutra. Vi è parte della mia vita in quella Fondazione.

Tornando da Firenze dove mi incontravo spessissimo con Mario Luzi sul treno una donna dalle piene  forme , quando uno soffre in un rapporto qualsiasi altro  è salvezza o appare,mi prese un’ immediata attrazione per questa donna, andata a Firenze per la morte del fratello. Ci scambiamo i numeri , anzi mi diede il suo, e dove lavorava, un  negozietto.

L'essere umano, cosciente di vivere, anche se  la coscienza sussiste  negli animali, esagerando forse anche nel mondo vegetale, tuttavia l'essere umano ha una doppia dimensione, quella  storica e quella esistenziale, dicevo, l’eternità, l’infinito confrontati alla temporalità, ai limiti mondani. Questa divisione  ha caratterizzato la mia vita, questa divaricazione, sempre, a momenti prevale l'una, a momenti l'altra. L’amore intimo, io/tu, La solitudine, l'eternità, l’inconoscibilità, l’incomprensibilità  dell'esistere dell’esistenza,non comprendere come mai esiste  quanto esiste, il rifiuto anche il fastidio di qualsivoglia risposta a soluzione  di tale incomprensibilità e il dovermi limitare a dire:quanto esiste esiste e non posso affermare altro che questo: l’esistenza esiste ma non comprendo come mai esiste. E aggiungo: tutto si concluderà nella morte senza venire a capo della comprensione sul come mai esiste l’esistenza. E’ l’aspetto esistenziale della mia considerazione riguardante la vita e ii limiti del marxismo. Quando  la vita non trova qualche scampo nella società, nella socialità Il pensiero, l’ossessione dell’esaurirsi dell’esistenza ignorando come mai esiste l’esistenza che oltretutto  finisce nel nulla diventa implacabile, asfissiante, nessuna via  di uscita. In  ciò che pensai, scrissi, vissi la certezza che finiremo nel nulla, che l’unica eternità è il nulla, mi dominava questa convinzione o sentire. Senza intaccare la voglia di vivere. Mai rinunciare all’amore per la vita. Per un lungo periodo l’altro aspetto, quello storico, la preoccupazione per evitare il male, per sollevare dall’afflizione , questo sentimento di fraternità coprì e prevalse, l’appartenenza a“sinistra” fu mossa da tale esigenza anche se studiando mi parve che vi fossero anche ragioni  della necessità di fare il bene dei popoli in ragione del potenziamento degli strumenti produttivi. Ne scriverò ampiamente. Di Marx ho steso la più  analitica biografia(1983). Gran parte dei miei libri è volta a questo tema: la sorte dell’economia in epoca di potentissima produzione.

Queste situazioni generali si aggiungevano a situazioni personali storte. Quando l’esistenza anche relazionata, io/tu  angustia, il Nulla compatto che imperversa ignorando   le ragioni dell’esistenza e sapendo soltanto che svaniremo, quando il nulla “metafisico” si innesta nel nulla terreno, si innesta nella vita intima che spesso è il rifugio consolatorio, l’amicizia, la donna amata, se anche il residuo intimo  è franoso  manca il respiro o il respiro non ha ricevimento di aria. La vicenda di Pratolini mi deluse e avvelenò. Anche se era malato doveva informarmi delle sue intenzioni, di voler spedire una lettera a Mondadori rinunciando a sottoscrivere l’opera,  nella concitazione non venne pensato che poteva aggiungere il nome  di Jacobbi al suo.Ne venni danneggiato  radicalmentre, l’opera mia con Pratolini avrebbe avuto dilagante presenza nelle scuole, e soprattutto A ME INTERESSAVA DIRE SUGLI SCRITTORI, LA SOCIETA’, L’INTERESSE PER LA SOCIETA’,  L’ARTE, ANCHE NELLA SFERA DEL NULLA NON CESSAVANO DI APPASSIONARMI.

Credo che nella maggior parte dell'umanità vi siano due  tendenze, che esistono entrambe, la tendenza alla novità, la tendenza alla conservazione, all'abitudine. La tendenza all'abitudine ha come esito mortale la noia, mentre dalle novità come rischio mortale è l'errore. Ho vissuto entrambe le direzioni ,con Elsa mi annoiavo angosciosamente. Valeva, scriveva sugli spettacoli, li dirigeva con  qualche fortuna, niente di che, però le piaceva e si dedicava , curava  la voce ,i gesti minuziosamente , la apprezzavano e temevano il suo giudizio, persino il menefreghista Carmelo Bene si spiacque  per qualche ritrosia di Elsa. Mise in scena un testo di Pietro Aretino, “La cortigiana”, ed altro, mi pare, si trattenne dal rappresentare un  testo mio ,che ebbe fortuna  anni dopo al Petrolini, di Roma, io ero il compagno di una attrice e regista ma venivo rappresentato da altri. Anche nel cinema Elsa appariva, di  lato. In “Uccellacci e Uccellini”, protagonista era Totò, Elsa veniva inquadrata a lungo, e Pasolini inquadrò anche me, nel film. I momenti più accettabili erano le setate da Anna Magnani. Se non insorgeva qualche arrabbiatura di Anna  o con il litigioso Sergio Amidei , gente simpatica che voleva rallegrarsi. Alberto Sordi zompava a larghi passi, abbrancava Monica Vitti che lo respingeva amichevolmente temendo il suo compagno, il tetro Michelangelo Antonioni, Claudia Cardinale, piacente, con rotondità ben fatte   era gradevole a vederla,  voce rauchetta , la infemminiliva. Tanta gente. Notte, quasi alba..

Un'altra vicenda incredibile, non meno incredibile della vicenda con Pratolini. Scrissi un romanzo:”Il professore, la morte e la ragazza”, centinaia e centinaia di pagine e vcende drammatiche, lo invio  alla Mondadori, dopo qualche mese la risposta, la pubblicherò quando  queste note diverranno un libro: in breve, il romanzo veniva sconsigliato per eccesso di pessimismo, i lettori avrebbero avuto a che fare con vicende  dolentissime, meglio evitare tanto gravame. Così! Lo pubblicò l’Editore Armando.  Non furoreggiò. Conoscendo il mondo editoriale e culturale mi sarei sbalordito avesse ricevuto  esaltazione. Il romanzo esiste, e sarà quel che sarà. Mai ho inseguito le sorti di un mio libro. Non riesco. Finisco quando finisco il libro. Non cambiai umore né quando un editore mi disse che di un mio libro ne furono acquistate venti copie nè quando Vittorio Avanzini, Newton & Compton , mi disse che  la mia Storia della sociologia aveva oltrepassato un milione di copie.

In quanto alla vita almeno fisicamente , aspetto essenziale, i sensi, il corpo ,la mente mediante il corpo, la cameriera, la donna del treno, volevo, sentivo di vivere il corpo della donna.La mente attraverso il corpo.Sentire..Lasciai Elsa. Inutile, aspro continuare, volevo vivere e non vivevo, ma volevo vivere. Una villette , un giardino, elegante, la donna del treno veniva. I miei libri, i miei quaderni ancora da Elsa, confezionati. Mi decisi a riaverli, Chiamai tre o quattro taxi., scesero   dove erano gli involucri, Elsa fu avvertita dal portiere, io stavo nella strada, a qualche metro il piccolo giardino, e la camera da letto, e da quella camera  mi giunse uno scuotimento d’aria, barcollai, quasi una macchina mi  sfiorasse . Elsa  provava il distacco, con la roba mia da lei  non tutto era finito, se la riprendevo tutto era finito

L’essere umano è l’animale più crudele, sa che è il male, e lo compie.

Anni, decenni e non se seppi . Un pomeriggio  vi era una riunione dalla Mondadori, mi recai. Tanti anni dopo, vestita malissimo, stanca nel volto invecchiato e dimesso, quasi  non tenesse a mostrarsi accurata. Accanto all’automobile, mi guarda, mi attendeva, aveva visto che l’avevo vista, accostata allo sportello aperto, attendeva, mi attendeva, ed io stavo per volgermi a lei, salutarla, chiederle, dirle qualcosa, non interrompere la vita prima che la vita si interrompa da sé, no, non inimicizia, non rancore, stavo per andare,  non era felice, non era sana, quel tragico color cenere, sto per raggiungerti, amichevolmente, il mio editore Dino chiama,  esistevano già i telefoni che si porta appresso, parla, parla, Elsa mi guarda e aspetta, Dino parla, continua, Elsa mi guarda e aspetta, Dino parla,  continua, guardo ,Elsa non c’è più. E forse avrà immaginato che estendevo la conversazione per non incontrala,

 La  morte ha pure questo di orrendo, che non possiamo rimediare i nostri errori. La vidi stesa all’obitorio, l’avevano esposta per il pubblico, qualcuno c’era, una donna inginocchiata pregava intensamente. Elsa era come ridotta,  guance incavate. Avrei voluto dirle che se non era possibile vivere insieme era possibile restare confidenti. E’ morta convinta che io non la volessi vedere. E non saprà mai quanto patisco di non averla incontrata. Non è mai troppo presto  per ristabilire la pace.

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