“LA FARFALLA: METAMORFOSI DELLA PSYCHE” DI GIOVANNI TERESI

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                    Farfalla tigre

 

 

La farfalla nata dalla metamorfosi dal bruco, con le sue ali colorate di luce e il suo volo misterioso ha richiamato sin dai tempi più antichi alla mente il mistero dell’anima e del respiro vitale.

Nella cultura dell’antica Grecia e di Roma antica così come nel mondo giapponese e cinese, ad esempio, le farfalle sono segno del ciclo della vita e della morte, dato che sono anche simbolo delle anime dei defunti.  Vi sono al contempo simbolo di felicità e di amore.

C’è una conoscenza profonda che unisce l’uomo al simbolo della farfalla quando riflettiamo sul fatto che presso i nostri antenati greci il nome che la definiva, Ψυχή  era lo stesso che indicava l’anima e il respiro: dato che il termine psyché si riferisce tanto alla sfera psichicaovvero a un’anima sensibile e a una mente riflessiva, quanto al respiro, ovvero al soffio vitale, che dà la vita, è possibile ravvisare nel medesimo lemma, il mistero del respiro che dona al corpo l’anima e la mente. È in effetti attraverso il respiro, che possiamo portare energia alla nostra mente e al nostro corpo: proprio tale consapevolezza è alla base di antichi riti e pratiche di meditazione e di preghiera.

L’unione del respiro e del nome di Gesù era presso i monaci orientali  dei primi secoli dell’era cristiana la via per avere nel cuore Cristo e ricevere il dono dello Spirito Santo, la cosiddetta Preghiera del Cuore. Nel mondo cristiano, la metamorfosi della farfalla è vista come simbolo della Resurrezione di Cristo. Ancora oggi è il centro pulsante dello yoga.

Profondi aspetti connessi alla farfalla è possibile coglierli al mito della farfalla /psyché , simbolo dell’anima e della sua purezza.

In una favola scaturita nel II secolo d. C. dalla penna di Apuleio, in un libro quale le Memorfosi, che ha costituito una delle più attestate fonti narrative del genere letterario legate al romanzo greco, dall’antichità al Medioevo, al Rinascimento,  all’epoca Neoclassica e moderna, il mito di Amore e Psiche ci introduce nelle diverse metafore della conoscenza e dell’Amore nonché della meravigliosa vittoria nella loro possibile armonizzazione, qualora possano superare le barriere dell’ignoranza intesa come “non conoscenza”: nelle vicende della giovane Psiche e nelle peripezie, che ella attraversa in una sorta di percorso iniziatico per congiungersi per sempre all’amato che è l’Amore stesso, è emblematicamente racchiuso il senso della vita come apertura alla dimensione più autentica dell’uomo.

Nel testo “ Libro degli animali simbolici in C. G. Jung”  il simbolismo della farfalla è ripreso negli usuali termini di metamorfosi, leggerezza, incostanza, morte e rinascita.

Dal momento che il testo tratta specificatamente il simbolo dal punto di vista psicologico, si riporta integralmente la parte più interessante:

“La metamorfosi, potente simbolo di trasformazione, riflette sul piano psicologico un aspetto dell’incontro della psiche con il suo sviluppo: mutamenti radicali nella forma, nelle funzioni e nello stile di vita. Mentre il cambiamento attiene all’aspetto fluido e transitorio, la metamorfosi è espressione delle qualità permanenti e profetiche che emergono da tale processo; avviene senza essere vista, attivata dalle dinamiche dell’inconscio. Sotto il mantello dell’invisibilità, o all’interno di un bozzolo, i mutamenti radicali realizzati dalla metamorfosi si svelano, dopo un’intensa incubazione, attraverso un processo di dissoluzione e liberazione. Il simbolismo della farfalla si trova illustrato nel mito di Psiche, raffigurata negli affreschi di Pompei come una fanciulla alata, simile a farfalla. Il termine stesso psiche significa farfalla; per questo nei monumenti antichi l’anima è rappresentata spesso con ali di farfalla. Da qui l’analogia anima-farfalla, o soffio vitale sfuggito all’uomo in punto di morte”. “Negli stati profondi della coscienza la farfalla dal volo inquieto è animula, fata, talvolta anche strega. Non a caso le ali che l’iconografia popolare attribuisce alle fate non sono ali pennute di uccello, ma ali trasparenti e nervate di farfalla. Talvolta, la coscienza non si alza in volo ma rimane attaccata a ciò che si trova in basso, che fluttua e indugia sopra le cose e gli eventi naturali. È uno stato rappresentato dal volo della farfalla. È evidente che il motivo del volo si arricchisce di significati molteplici: volare raso terra o al chiuso o all’interno assume palesemente significato diverso dal volo verso il sole. Così come nell’attrazione della falena per la fiamma, simbolo del convulso attaccamento all’eros, l’inclinazione aurea del volo si spezza e il movimento diventa un’ossessiva danza circolare, nell’illusione di avere a che fare con la luna o con le stelle, verso cui queste creature notturne, più antiche delle farfalle di milioni di anni, non cessano di orientarsi”.

Così, il simbolo della farfalla è particolarmente importante in un tipo di psicologia che voglia prendere in considerazione gli aspetti più sottili ed elevati dell’uomo. Esso è spesso stato associato a quella trasformazione interiore che, come nel caso di questo meraviglioso essere della natura, partendo da una condizione assai limitante (quella del bruco), giunge alla piena manifestazione della sua bellezza. La bellezza della farfalla è già insita nel bruco, anche se apparentemente non ve ne è traccia. Il medesimo destino deve spettare all’uomo: in ciascuno di noi vi è, in potenza, tutto lo splendore di ciò che siamo, e che di conseguenza siamo chiamati a realizzare con responsabilità e in pienezza.

Giovanni Teresi

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