“I misteri dell’Annunciata” di Emanuele Casalena
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 30 Maggio 2018
- Scritto da Redazione Culturelite
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Ci incontrammo alle Scuderie del Quirinale trasformate in Galleria d’arte da un grande architetto del Novecento, Gaetana (Gae) Aulenti. Era la tarda mattinata di un giorno di aprile del 2006. Lui in persona non c’era, il corpo l’aveva lasciato nella sua Messina prima del 25 febbraio del 1479, ma in compenso a stringermi la mano c’erano circa 40 delle sue opere certe, perciò il suo spirito che è quel che conta. Solita visita guidata a una classe di foruncolosi, vocianti studenti di liceo, il prof. cicerone mette alla prova il suo pedante sapere già dal S. Girolamo nello studio opera prima del percorso. L’esame iconografico del dipinto confermava le tesi di E. Panowsky di uno spazio prospettico omogeneo, sistematico e infinito regolato da leggi matematico-geometriche, uno spazio simbolico dell’evoluzione dello spirito nel Rinascimento. Se un fatto è accaduto nella Storia esso è contenuto in un luogo, chiuso o aperto che sia, nel quale vigono le leggi della prospettiva per chi lo vive quanto per chi l’osserva. Poi a seguire il prof cerca di aprire alla conoscenza dei distratti allievi alle significazioni dell’opera, quelle pietruzze in lei disseminate che aprono al contenuto della comunicazione iconica. Nel volgermi m’ accorsi che i miei studenti d’improvviso s’erano invecchiati, intorno a me vedevo distinte signore brizzolate con gli augusti consorti, una di loro mi dice sorniona “ Sa, ci siamo fermati ad ascoltare le sue spiegazioni, non le dispiacerà vero?”, un modo per lucrare sulla guida. I miei rampolli intanto erano pecore sparse, tranne gli Astariti del film La Scuola, quelli che ti seguono come apostoli, ti fanno domande a tranello per metterti alla prova. Deambulando calmi con gli anziani appresso spiluccammo acini di saggezza sui crocifissi, gli Ecce homo, gli inquietanti ritratti fiamminghi studiati per cogliere i moti dell’anima o meglio i caratteri, mi ricordavano le introspezioni degli “Alienati” di T. Gèricault, poi il veneziano S. Sebastiano, un quadro metafisico, e via via fino all’ultima sala, là in fondo ci aspettava L’Annunciata di Palermo.
Ci accoglie di tre quarti con gesto di pudore chiudendosi sul seno il manto azzurro che ne vela il capo e le spalle, la mano destra si protende prospettica in avanti come a dirci “fermatevi un momento!”, gli occhi si abbassano per verginale verecondia, L’abbiamo distratta dalla sua lettura, il libro è aperto sul leggio di legno posto di scorcio, la luce è calda, soffice, chiarori ed ombre disegnano un ovale perfetto di splendida carusa siciliana. L’arcangelo Gabriele siamo noi, un lieve sorriso di Maria ci accoglie, ci rassicura, siamo i benvenuti nella sua casa però sembra dirci con la mano di stare in silenzio, ascoltate come Elia la leggera brezza che sfoglia le pagine del libro, è la presenza discreta di Dio, quel che è impossibile si è già avverato, lì, ora, mentre noi lo percepiamo nella serenità appagata del suo viso. Ma l’arcangelo Gabriele dov’è? E’ appena entrato ? Oppure è già volato via? Il vangelo armeno narra di due Annunciazione, nella prima Maria era andata ad attingere l’acqua e l’angelo le si rivelò con la sola parole restando a lei invisibile, nella seconda Gabriele entrò nella casa della vergine dalla porta chiusa mostrandosi nelle sue fattezze. Ecco Maria lo vede in carne ed ossa per questo abbassa il suo sguardo in segno di verginale pudicizia, ma qual è il momento del dialogo al quale Antonello da figura? Non potendo vedere l’angelo, posto fuori campo, non conosciamo l’attimo colto dall’autore, un fotogramma eretico rispetto all’iconografia ufficiale di rappresentazione dell’evento. Pensiamo, in proposito, alla prima Annunciazione delle catacombe di Priscilla a Roma, datata III sec. Maria è una matrona romana assisa in trono mentre ascolta attenta il messaggero divino e così di seguito sempre con lo stesso canovaccio dove sempre due sono gli attori sul palco. Qui invece siamo tutti, al contempo, protagonisti e spettatori esterni di una scena, Antonello ci attrae dentro la piccola tavola avvolti dalla magia unica del mistero, perché di esso siamo integralmente il fine ultimo del concepimento.
Maria non si ritrae turbata, timorosa come la Vergine di Simone Martini, dice infatti il Vangelo di Luca: “Entrando (l’angelo) da lei, disse: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto “ Non è questo il momento colto da Antonello lo è invece per Martini. Il dialogo continua, Gabriele prima rassicura la vergine con un “non temere, Maria” poi le annuncia il concepimento di un figlio al quale imporrà il nome di Gesù” al che lei giustamente risponde: “Come è possibile? Non conosco uomo” ancora non ci siamo con la scena del quadro. Allora “Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.[…] nulla è impossibile a Dio”. Fermiamoci qui, forse è questo quel che ritrae il pittore. Lo Spirito Santo è già presente come refolo leggero che smuove le pagine del libro, lei sembra volerlo frenare, toccare per un momento con la mano destra aperta, c’è ancora un passo da compiere prima che lo spirito del Signore la fecondi, il suo sì: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto “ ciò che Antonello dipingerà nell’Annunciata dell’Alte Pinakothek di Monaco.
Anche l’Osservatore Romano dice la sua sul mistero, riportando le tesi del rev. Massimo Naro, sacerdote e docente di Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica di Sicilia, espresse nel suo saggio: Le vergini annunciate. “La teologia dipinta di Antonello da Messina”. Stando alle sue ipotesi, il dipinto coglierebbe Maria nell’istante esatto del saluto evangelico: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». Lei con la mano destra protesa in avanti sembra quasi voler fermare l’angelo, intimargli il silenzio, come se lei già sapesse ciò che è venuto a dirle e non avesse bisogno di ulteriori conferme. Secondo il teologo, Antonello da Messina è riuscito a cogliere il senso autentico del testo evangelico, non consistente nell’annuncio verbale del concepimento divino, nel dialogo serrato tra l’angelo e Maria su qualcosa che deve accadere. Il vero significato della scena deve essere rintracciato in ciò che si sta già compiendo nella Vergine, che infatti è sola, ed è sulla sua persona che deve convergere tutta la nostra attenzione. Quando l’angelo le rivolge il saluto dice per l’appunto “ piena di grazia il Signore è con te”, cioè in te, richiamando ad una presenza concreta, vivificante di Dio già in lei. Tutto sembrerebbe già accaduto a prescindere dall’annuncio. Onestamente ci lascia qualche perplessità questa interpretazione a meno di scoprire che a guidare l’iconografia del dipinto non sia stato un dotto teologo come fu, ad esempio, Egidio da Viterbo per l’iracondo Buonarroti. Nel dipinto, non dimentichiamolo ci sono i fattori tempo e spazio, storicamente essenziali perché l’Annunciazione sia da trattare come un fatto reale, accaduto in un’ora e in un luogo, questa è l’essenza dell’ideologia dell’arte del Rinascimento Ma le scoperte che infittiscono il mistero proliferano con l’affinarsi delle indagini scientifiche effettuate sul dipinto. Un’ ulteriore interpretazione del quadro, proposta da Giovanni Taormina, è stata presentata presso la Sede del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi in Roma nel 2015, cui è seguita la pubblicazione dello studio effettuato dal titolo intrigante Il mistero dell'Annunciata. Analisi e interpretazione del capolavoro di Antonello da Messina di Mauro Lucco, Giovanni Taormina, Renato Tomasino.
In sintesi i ricercatori, suffragati da indagini diagnostiche, hanno potuto rilevare che sulla pagina aperta del libro posto sul leggio è riportato il testo del Magnificat. L’analisi delle lettere in rosso cinabro dipinte da Antonello evidenza, al capoverso, un capolettera a carattere onciale, è una M del Magnificat appunto, anche le scritte in nero sulla pagina sembrano residui di lettere che andavano a comporre “anima mea Dominum, et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo”.
Lo Spirito Santo è dentro la scena sotto le spoglie di brezza , infatti le pagine del libro, posto dinanzi alla Vergine, si sollevano come per un soffio di vento, d’altronde in ebraico lo spirito è la ruach che etimologicamente vuol dire soffio vitale.
Nell’Annunciazione di Palermo il concepimento di Maria pare sia appena avvenuto mentre in quella di Monaco, dello stesso autore, deve ancora accadere, la Madonna accoglie il volere divino, da il proprio assenso nel pieno rispetto che ha il Signore del nostro libero arbitrio.
Infine parrebbe certo che la modella del dipinto non sia stata Smeralda Calafato poi innalzata agli altari come Santa Eustachia e di questo un po’ me ne dispiace, sapete il perché? Nel gruppo di studenti ce n’era uno di padre siciliano, di Messina, il quale sosteneva, per lunga tradizione orale di famiglia, che la bella Smeralda fosse sua lontana parente ed avesse posato da modella per l’Annunciata di Palermo.
Adesso è ora di rientrare, mi volgo indietro e par che Maria mi saluti come l’angelo, ma il mistero resta.