Aldo Alessandro Mola, "Vita di Vittorio Emanuele III, (1869- 1947)" (Ed. Bompiani) – di Gaetano Celauro

Un libro di vero interesse che pone interrogativi posti in maniera corretta, scritto da uno storico di valore quale è Aldo Alessandro Mola, già autore di opere sulla Monarchia che offre un quadro obbiettivo della realtà di un’epoca senza tesi preconcette.

Si mettono in luce aspetti anche controversi di un regno che è durato quarantasei anni e di una vita che ne è durata settantotto, affrontando tutte le diverse fasi, senza indulgere in facili polemiche ma criticandone anche gli aspetti più umani.

Due grandi tragedie italiane e familiari, toccarono la sua vita e il suo regno, l’uccisione di suo padre, Umberto I, e che lo portò anzitempo sul trono, dove si distinse nel primo conflitto mondiale per la sua vicinanza alle truppe in arme tanto da essere chiamato il Re soldato e la sconfitta militare seguita alla partecipazione al secondo conflitto mondiale

 Ma fu anche il Re della vittoria e dell’Unità d’Italia come oggi la  si conosce, non più un’espressione geografica. E non bisogna dimenticare, tra i tanti temi trattati nel libro, come il sovrano contribuì alla caduta del Fascismo dopo il 25 luglio del 1943 e dopo il primo bombardamento di Roma con oltre 700 morti, evitando così una distruzione totale della città.

Un’accurata ricostruzione storiografica di un lungo periodo della Storia d’Italia e di un protagonista eccellente, di primo piano di questa Storia. Si tratta di una figura di Capo di Stato da ritornare a interpretare e valutare, in virtù di un’opera ben strutturata, che si propone come oggetto e occasione di approfondimento e di studio.

Si concentra l’attenzione su un sovrano che ebbe il destino di essere il più longevo monarca della dinastia sabauda ma anche quello di regnare in un periodo di grandi trasformazioni, nazionali ed internazionali, conducendo l’Italia da una nazione ai margini, un “Italietta” al rango di una potenza imperiale, una nazione fiera nel suo orgoglio e nella sua identità nazionale. Il governo di un Regno che si estendeva su un vasto territorio che comprendeva già dal 1911 la Cirenaica, la Tripolitania e il controllo di Rodi e del Dodecaneso.

Vi è una fedele ricostruzione della biografia del Re Vittorio, in una ordinata scala cronologica legandola alle implicazioni di lungo periodo sul piano storico e politico. Il Re dovette confrontarsi con eventi significativi, rapidi e convulsi, quale la sconfitta di Caporetto, fronteggiandoli a dovere.

La comunicazione poi dell’armistizio del 8 settembre 1943, garantì, secondo l’autore, la continuità dello Stato italiano in un territorio occupato da eserciti in conflitto.

Con una visione di ampio respiro, osserva l’autore, si diedero soluzioni non di ordine tattico ma che rispondevano a visioni strategiche motivate dalla coerenza dei suoi doveri dinastici, dalla fedeltà all’opera compiuta dai suoi avi, dalla memoria della grandezza dell’Italia e dal ruolo che essa doveva avere nel contesto delle nazioni moderne.

una biografia, ben articolata dove si mettono in rilievo, le conoscenze ampie e multiformi del sovrano, attingendo notizie documentate da atti d’archivio come pure dalla diaristica dei protagonisti come pure dalle pubblicazioni dell’epoca. Il re donò all’Italia la sua collezione numismatica (circa 105.000 pezzi), considerata la più ricca e interessante del mondo e

durante i quarantasei anni di regno elargì somme cospicue a vantaggio di istituzioni benefiche, associazioni patriottiche e culturali, musei, biblioteche e di cittadini meritevoli e bisognosi.

Un saggio scritto da uno storico che sa bene esprimere con estremo rigore e senso di equilibrio e correttezza le pieghe del vissuto del sovrano; un volume che si fa dunque leggere offrendo un quadro meno enigmatico e introverso del carattere del sovrano. Un Re costituzionale di una monarchia parlamentare, consapevole delle sue prerogative e del suo ruolo, al di sopra dai partiti, che non si discostò mai dai dettami dello Statuto. Su quello che è stato considerato un episodio cruciale del percorso politico del sovrano, quale nel 1938 l’emanazione delle leggi razziali, l’autore osserva come:

 “il re emana le leggi antiebraiche approvate dai due rami del Parlamento con votazione unanime dei deputati presenti alla Camera (14 dicembre) mentre al Senato si contano dieci voti contrari su 164 presenti dei suoi circa quattrocento membri (19 dicembre). Le leggi razziali costituiscono un grave vulnus allo Statuto del regno, in forza del quale “tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinnanzi alla legge. Il sovrano però non dispone di mezzi costituzionali per negare la firma.” cit. test.

 

da: sololibri.net, 1 giugno 2023

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