"L’obbligo antagonista della poesia, la neg-entropia …" di Antonino Contiliano
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- Category: Scritture
- Creato: 11 Settembre 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Premessa
In questo saggio, pur variando l’angolo delle categorie impiegate, tra logica, critica, utopia e riflessioni l’intento conduttore è quello di affermare l’obbligo della poesia come un immaginare, pensare e agire intenzionale antagonista (e perché non non un ripetersi di avan-guardia e impegno progettuale. Nell’attuale spazio-tempo eterogeneo e storico della realtà cibernetico-digitale con le sue promesse di benessere (la buona vita!), l’avan-guardia, del resto, come il pro-gettare (pro-jacere: gettare avanti, impegno progettuale) ha una relazione con il futuro e le sue potenzialità razionali, e non meno utopiche e poetiche. Presente e passato non esauriscono le dimensioni della temporalità storica del tempo politico, né tanto meno il futuro soggiace alle vertiginose accelerazioni della tecno-scienza cibernetico-digitale di oggi e domani. La poesia – come avanguardia e impegno, obbligo etico-politico – assume allora una forza di spinta per una azione pratico-dissensuale. Un’azione possibile verso una trasformazione radicale del modello capitalistico assiomatizzato, e in atto. Pur nella contingenza dell’accelerazione degli eventi storici, il dissenso e il disaccordo dell’azione poetica, non può non porsi come una indispensabile ragione d’essere rispetto all’atemporalità dei presupposti e delle regole astratte delle rivoluzioni neuro-elettroniche in corso (le verità prive del dualismo verità/falsità, ma non di effetti liberticidi, povertà e distruzione della forma biologico-materialista delle soggettività singolari e collettive dell’animale umano). La radice dell’uomo è l’uomo stesso (Karl Marx) o, tra soggettività e oggettività, nei processi economico-politici della modernità capitalistica e nelle forme che lo individuano e lo differenziano pluralmente. Tra utopia e distopie (modelli vari), i processi dell’eterotopia capitalistica si coagulano però nell’infelicità dei molti e nell’eguaglianza comunistica dei pochi miliardari e predatori del pianeta. E il mondo dei poeti non può rimanere passivo davanti a un modello che predica una consensualità aconflittuale, mentre controlla il tempo inchiodando all’oscenità del suo presente. In un tempo in cui lo stesso tempo con la sua complessità critico-dinamica è oggetto di distruzione e ogni tipo di conflitto è sottoposto al bando (in quanto eversivo dell’ordine consensuale: l’informatizzazione meccano-deterministica e mercificata), un’avanguardia di impegno neg-entropica non può non essere un obbligo (neg-è la negazione: il “non” che negativizza l’entropia dei sensi e la polisemia semantica, innescando di contro una molteplicità di vive reazioni). È l’obbligo orientato a smontare l’entropico spirito ghettizzante dell’informazione automatizzata; la comunicazione sociale cioè in preda ai significati predeterminati della produzione-valore di scambio dei mercati neocapitalistici dell’era tele-elettro-artificializzataa. L’era delle rivoluzioni permanenti che gode – pure – delle causalità-effettualità di eccedenza proprie all’Intelligenza Artificiale (AI). Il tuttofare affidato alle reti neuronali rettificate e retificate dall’assiomatica convenzionale e artificiale (delle ricerche e dei soccorsi di questo modello tecnologico convenzionale e arbitrario non si ignorano né i prodigi né le riserve, anzi). Se, infatti, si sperimentano nuove e più approfondite conoscenze della realtà, al tempo stesso, è anche vero che nuove ed eterogenee esperienze di reattiva sensibilità possibile insorgono ribelli, perché l’esperienza sensibile e relazionale del mondo diventa sempre più povera; se l’artificialità combinatoria della logica formalizzata, con la sua astrazione concettuale atemporale e del non-luogo (né vera né falsa: come nel montaggio cinematografico i singoli fotogrammi), mette in campo autonome sperimentalità conoscitive e comunicative di seconda natura, è anche vero che la naturalità primaria viene soggiogata.
Quanto più – scrive Paolo Virno, “il ricordo del sensibile nel concetto è diventato flebile, e tende a scomparire del tutto, tanto più diventa però (c. n.) possibile l’affermazione positiva di esso come luogo indipendente di esperienza”materiale e, secondo noi, come dire un’altra forma di neg-entropia antagonista.