Tommaso Romano, "Filosofia del collezionare" (Ed. Ex Libris) - di Giovanni Teresi
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- Category: Scritture
- Creato: 13 Novembre 2023
- Scritto da Redazione Culturelite
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A partire dalla grande sistemazione teorica di Platone, la Bellezza viene pensata come elemento fondamentale, imprescindibile, come elemento che vivifica il sapere. Ciò dipende dalla constatazione che l’universo in sé è bello e che l’uomo, in quanto dotato degli strumenti percettivi e intellettivi per cogliere questa qualità, è altresì in grado di partecipare ad essa, nel senso in cui secondo Platone le cose belle lo sono perché partecipano della Bellezza. E poiché la Bellezza è costitutiva della realtà, è bella anche la teoria che indaga l’origine, la costituzione e il funzionamento della realtà.
È l’aspetto simbolico degli oggetti e delle specifiche modalità di assemblaggio e accostamento, il loro essere vettori di significati peculiari, il vero tratto distintivo e costitutivo di ogni collezione.
“… Quel che conta più di tutto è la piena identificazione del soggetto (collezionista) con l’oggetto (collezionato), in una intricatissima trama relazionale, la quale è quasi sempre impregnata di memorie storiche, di vissuti personali, di vagheggiamenti estetico-demiurgici più o meno soddisfatti. Un profilo cui non si sottrae l’interessantissima raccolta messa insieme da Tommaso Romano nella sua “domus” che egli ha chiaramente concepita e organizzata in uno schema dove operano la metodica elaborazione dei pensieri e, come pietre miliari, le tappe fondamentali della prorpia vita di studioso e di intellettuale.” (La collezione Romano alla Fondazione Thule – Un “gran tour” in otto stanze di Salvo Ferlito).
Pur avendo a che fare con il possesso di oggetti e con il loro acquisto, il collezionismo di T. Romano esce dalla logica dello status o del mero “affare” economico, per farsi esperienza personalissima, sentimentale.
La “parva domus” del Nostro è il frutto di una lenta e metodica raccolta di libri, mobilia, dipinti e suppellettili, quasi tutti riferibili a vicende ed esperienze personali ed agli articolati “itinera” effettuati in decenni di speculazioni filosofiche e sperimentazioni letterarie. Già questo meccanismo ha il pregio di cancellare il carattere di merce delle cose, trasformandole in meravigliosi oggetti del desiderio capaci di evocare non solo ricordi, esperienze ed emozioni, ma addirittura interi mondi esistenziali.
Così, la cosa che viene collezionata, è perciò scelta e conservata con cura; la sua portata evocativa è amplificata proprio dal desiderio che essa ha assorbito, dai mondi di fantasia e memoria che, forse, ha ereditato e comunque porta con sé. La “madeleine” di Proust non è solo un dolce: mangiarla o desiderare di farlo non è solo sfamarsi e, in modo analogo, l’oggetto da collezione ha in sé tutto il carico di un desiderio.
Per il Prof. Tommaso Romano collezionare è un gesto importante perché significa dare rilievo alle cose, attuando in loro una sorta di trasfigurazione e inserendole in un contesto diverso da quello immediato e spesso banale in cui le abbiamo incontrate nella quotidianità. Il suo modo di riferirsi alle cose e di pensarle esce perciò subito e completamente dai canoni del consumismo.
Collezionare diviene così un modo per togliere gli oggetti dal contesto alienante ed alienato in cui ciascuna cosa appare come sostituibile e convertibile in altro – nella fattispecie in denaro – per riportarli a un ambito dapprima intimo ed emotivamente saturo, e poi persino comunitario e condivisibile.
Non sarà certo tanto l’oggetto a cambiare nel tempo, quanto il suo disporsi in relazione ad altri, e viceversa di altri nei suoi confronti. Così come accade con i grandi classici e i libri del passato, muteranno le risposte al mutare delle domande che ad esso, in qualche modo, vengono poste.
Collezionare, per il Nostro, è dunque il gesto di estrapolare gli oggetti dal loro mero valore di merce per dar loro un significato più profondo. Noi oseremmo dire che li si ricontestualizza per renderli fruibili alla collettività con un senso del tutto nuovo, anzi, ogni volta nuovo, perché non smette mai di rinnovarsi. Per questa ragione, forse, chi si aggiri per le stanze della Fondazione Thule Cultura raramente viene colto da senso di disagio o spaesamento, avvertendo, piuttosto, un’avvolgente sensazione di serenità, derivante dal sommesso colloquio che si è spinti ad intrecciare con i tanti oggetti e con i molteplici dipinti ivi dislocati.
L’esistenza del collezionista è sempre tesa tra i due poli dell’ordine e del disordine: è un tentativo di riportare l’ordine dove regna il disordine, e nello stesso tempo è un essere attratti dal disordine, riconoscendolo come un luogo dove potenzialmente qualcosa di importante, qualche tesoro o qualche sogno ancora da sognare, sempre si nasconde. Ma è proprio qui la bellezza del gesto.
La voglia di riportare ordine e armonia, nella raccolta museale del Nostro, è anche il desiderio di creare un’armonia completamente nuova, diversa e personale, proprio a partire dal caos. La dialettica tra ordine e disordine, così come quella tra caso e destino, è sempre da porsi in rapporto con la memoria.
È proprio l’insieme delle meravigliose Stanze della Casa Museo Thule del poeta e saggista Tommaso Romano, che fanno della Casa Museo Thule un luogo sempre diverso e dinamico, pur mantenendo il proprio caratteristico e monumentale impianto. Pitture, sculture, acquerelli, disegni, incisioni, litografie, ma anche svariati e preziosi oggetti quali autografi, monete, fotografie e ricercati memorabilia, sono insostituibili tessere di un grande mosaico perfettamente compiuto nel suo essere quotidianamente in divenire. Le Stanze di Thule, quindi, come emblema estetico e fenomenologico della filosofia del Mosaicosmo, coniata proprio dal prof. Tommaso Romano.
Gli oggetti sono talmente liberi che sovente ci sopravvivono.
Perché l’anima dell’uomo non si perda è necessaria la memoria. E la memoria si gioca anche negli oggetti, nelle cose, quegli stessi oggetti e cose che, ironicamente, troppe volte ci sopravvivono;
non sono tanto pensieri, quelli che emergono alla sua coscienza: sono piuttosto immagini.
La bellezza sopravvive anche quando le nazioni e le civiltà crollano e le opere d’arte vengono trasmesse di generazione in generazione e di secolo in secolo, incarnando una continuità storica di valore immenso.
Il fine ultimo, e direi filosofico, del Nostro è la ricerca dell’armonica bellezza degli oggetti a cui l’essere umano non è certo di sopravvivere. L’armonia nasce dall’accordo del mondo con la conoscenza, come per Benedetto Croce il tutto, l'universalità, prende vita e forma nell'arte.
Nell’arte «il singolo palpita della vita del tutto, e il tutto è nella vita del singolo”.