“Elogio della simmetria. L'arco creativo di Enzo Tardia” di Antonino Russo

Nel volume "Elogio della Simmetria", a cura di Aldo Gerbino, con premessa di Tommaso Romano, pubblicato all'inizio di quest'anno dalla Casa Editrice Thule di Palermo, viene percorso l'iter creativo di Enzo Tardia dal 1988 al 2019.
Tommaso Romano nella premessa inquadra diligentemente l'opera dell'artista, mentre Aldo Gerbino nel riporto critico ripercorre il cammino artistico di Enzo Tardia, offrendo ottimo materiale per la comprensione della sua arte.
Per l'opera di Enzo Tardia occorre parlare di astrattismo geometrico. Si tratta di un labi­rinto composto da colori accesi che stimolano la fantasia dell'osservatore.
Le masse di colore sono capaci di produrre quelle immagini che non esistono nella realtà, ma che popolano la fantasia dell'artista. Tutto può sembrare geometricamente in ordine, ma è un ordine apparente.
Nelle opere di Enzo Tardia le linee si rincor­rono, s’intrecciano, si scontrano perché è in seguito ai contrasti che si crea l'armonia. Nelle sue opere sono predominanti le bande di colore tipiche della natura rigogliosa. L'artista d'avanguardia s'interroga continua­mente sulle cose e i fatti del mondo e sulle condizioni di vita dell'uomo.
Nella rappresentazione del mondo attuale l'ar­tista lascia cadere qualche scoria del passato, ma proiettandola verso il futuro.
Ecco perché spesso le opere d'avanguardia sono incomprensibili e lasciano perplessi. Al­l'artista moderno capita a volte di rielaborare forme e contenuti del patrimonio estetico la­sciato in eredità dalle avanguardie del nove­cento.
La creazione del segno è istintiva, ma suscet­tibile di variazioni quando si passa alla fase di elaborazione. Qui entrano in campo ap­prendimenti ed esperienze accumulati nell'ar­chivio della memoria. Il segno che viene fuori è la sintesi di un pensiero che a sua volta si è nutrito di vari apporti culturali.
L'informale geometrico praticato da Enzo Tardia si avvale di un atto gestuale per otte­nere non-forme che non rimandano ad alcun oggetto. Sono, però, pur sempre una rappre­sentazione, anche se di qualcosa d'irreale. L'indefinito, il non uso dell'immagine reale non è il disconoscimento di questa ultima, ma è la ricerca di un motivo concettuale, è il bi­sogno di trarre concetti d'arte da una forma o da una non-forma, da un groviglio di segni o da una macchia indistinta.
Se tutto ciò produce sensazioni particolari, si tratta di una forma d'arte. L'informale geome­trico di Enzo Tardia punta principalmente sulla invenzione cromatica.
A volte il colore s'insinua tra i segni, altre volte sono i segni ad entrare nel colore.
Le decise pennellate dell'artista offrono una notazione cromatica che dà alla rappresenta­zione pittorica un rilievo particolare.
Le opere del pittore Enzo Tardia presentano a volte un aggrovigliato gioco di linee le quali si rincorrono intersecandosi anche. Queste forme non-forme hanno comunque una capacità evocatrice notevole della fanta­sia. L'informale e l'astratto non sono cose che stanno fuori dalla realtà.
Essi sono una non-forma che si riscontra al­l'interno della realtà di ogni giorno: tutto sta a saperla vedere, a saperla scorgere tra le pie­ghe delle varie forme degli oggetti che ci cir­condano.
Da notare in Enzo Tardia la duttilità del segno e la sua capacità di catturare la nostra attenzione.
Enzo Tardia è spesso tentato dall'approdo nella optical-art, ma lo fa sempre privile­giando la vivezza dei colori e la loro sapiente distribuzione nell'area del quadro.
É da notare che Enzo Tardia non si lascia trascinare dal consueto e cerca sempre di di­versificare l'ambito della sua ricerca este­tica.
 
da: "Il settimanale di Bagheria", n. 891, 23 agosto 2020
 
 
 
 
 
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