"La sicilianità in vigna" di Ciro Lomonte

Nella navata centrale del Duomo di Monreale, incuneato al di sopra di due archi ogivali del fianco meridionale, c’è un bellissimo pannello musivo del XII secolo, che descrive la scena narrata nell’Antico Testamento (Genesi 9, 20-23) ambientata sul Monte Ararat.

Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna.
Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda.
Cam, padre di Cànaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori.
Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto.
 
È l’inizio simbolico della grande avventura reale dei vini nel Mediterraneo, che ci avrebbe portato dagli albori dell’umanità fino alle prelibatezze prodotte da Le Sette Aje nella Valle del Belìce. Noè dovette sorseggiare un vino molto forte, che lo colse alla sprovvista e lo stordì. Anticamente non a caso il nettare dell’uva si allungava con l’acqua, come si comprende dal servizio da enologo di quel tal Eupolemo da Morgantina.
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