“L’importanza Spirituale delle emozioni nell’era dell’Intelligenza Artificiale” di Giovanna Cavarretta
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- Creato: 29 Marzo 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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Affrontare il tema delle emozioni e dei sentimenti in questo preciso momento storico, dominato dallo sviluppo sempre più increscioso dell’intelligenza artificiale, risulta estremamente arduo. La complessità delle implicazioni di ordine filosofico, sociale, culturale ed etico, non permettono un’analisi, seppur limitata in tale contesto, sulla disamina relativa all’importanza e al ruolo dell’emotività quale risulta essere come componente necessaria ai fini d’evoluzione dell’essere umano. Negli anni ’90 del secolo scorso, cominciarono ad ampliarsi, nel campo della psicologia, le ricerche sull’intelligenza emotiva, che metteva in primo piano la valenza delle emozioni nell’uomo, sia in rapporto a sé stesso sia alle ripercussioni sul suo vivere quotidiano. Una prima definizione di intelligenza emotiva è stata coniata da Peter Salovey e John D. Mayer che nell’articolo “Intelligenza emotiva”, pubblicato sulla rivista “Immagination, Cognition and Personality” del 1990, definirono l’intelligenza emotiva come “la capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, nonché distinguere tra esse allo scopo di utilizzare te informazioni atte a guidare i propri pensieri e le proprie azioni”. Tale concetto fu, in seguito, approfondito da Daniel Goleman nell’omonimo libro “Intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici”, edito nel 1995. L’impianto strutturale sul quale si fonda la teoria di Goleman, è costituita da cinque pilastri: Autoconsapevolezza, ossia il saper riconoscere un’emozione che si prova; Autoregolamentazione cioè la capacità di sapere gestire le emozioni; Empatia che concerne l’abilità di comprendere e di immedesimarsi nell’altro; Motivazione, il sapere automotivarsi al fine di raggiungere un obiettivo ed infine le Abilità sociali che consentono all’individuo di intessere sane e proficue relazioni sociali. E questo, grazie sia alla capacità di comunicazione, di saper gestire i conflitti che di cooperare in team. Secondo l’Autore, l’obiettivo era di affinare e perfezionare l’intelligenza emotiva di un individuo per creare un’armonia fra “mente e cuore”. L’avvento delle intelligenze artificiali proporrebbe un uomo-macchina, un cyborg capace di contenere al suo interno quel regno emozionale che è di esclusiva appartenenza all’uomo per diritto naturale. Tale essere ibrido sarebbe in grado di riprodurre, di simulare gli stati d’animo dell’uomo grazie all’utilizzo di sistemi di Machine Learning, enfatizzato anche dall’ausilio del linguaggio sintetico. Infatti, l’Affective computering è un sistema, attraverso strumenti di calcolo, volto a studiare e analizzare al fine di riconoscere e generare emozioni. La svolta intrapresa dalla scienza verso questa direzione, è altresì avallata dalla comparsa in ambito filosofico delle teorie del Transumanesimo e del Postumanesimo, che rappresentano due differenti prospettive. Il Transumanesimo è una forma di pensiero che pone in primo piano “il progetto scientista di potenziamento e perfezionamento dell’essere umano” in tutti i suoi aspetti: emotivi, anatomici, estetici, biologici, genetici etc. E ciò allo scopo di abbattere limiti e vincoli biologici, sottraendo, così l’essere umano, alla malattia, alla vecchiaia e alla morte. Un progetto futurologico che porterebbe l’uomo a diventare un’entità post-organica, “un essere umano in transizione verso una nuova forma evolutiva”, ovvero post-umana. La visione, invece della filosofia Post-umanista mette in discussione “l’immagine dell’uomo prodotta dall’apocentrismo umanista”, che affonda le proprie radici storiche “su un sentimento di supremazia ontologica, epistemologica, etica dell’uomo sul non umano”, ossia “sul rapporto dell’uomo con le alterità non umane, tanto biologiche (animali, piante, ecosistema etc…) quanto meccaniche”, sostenendo che tale ricognizione sarebbe possibile partendo dall’uomo stesso. Il fulcro centrale, delle diverse posizioni all’interno di questa corrente di pensiero, è rimodellare la cultura occidentale, attaccando alcuni dualismi come naturale-culturale, biologico-tecnologico, umano-non umano. Questa operazione condurrebbe a mettere in dubbio il concetto tradizionale dell’uomo, attuandone, forse la distruzione. Ciò comporterebbe una ridefinizione dell’uomo in senso ibridativo-dinamico, plastico, perdendo la propria supremazia ontologica, epistemologica, etica. Quindi, se questo rappresenta il corso scelto per l’avvenire della società, sarebbe necessario, anzi doveroso vagliarne le conseguenze, facendosi carico di un profondo senso di responsabilità sia da un punto di vista etico che umano. Una ulteriore componente sulla quale riflettere è l’aspetto spirituale delle emozioni in relazione al rapporto “mente-cuore”. Sin dai primordi dell’Umanità, il corpo fisico nella fattispecie mentale ed emozionale, ha subito un profondo mutamento in stretta comunione con il Cosmo. La crescita spirituale è fortemente connessa al ruolo che al suo interno svolge la parte emotiva, coinvolgendo in toto l’interiorità dell’individuo. La capacità dell’uomo, in quanto soggetto della natura naturans, di sentire, di riconoscere in sé un “mare magnum” emozionale, gli ha permesso di operare una profonda trasformazione spirituale, ben descritta nell’Alchimia. Tale scienza consisteva nella trasmutazione del piombo in oro, attraverso un processo composto da tre principali fasi: la Nigredo, l’Albedo e la Rubedo. Quest’operazione viene ripresa da Jung, il quale scriveva che “l’alchimista intende conseguire uno stato nel quale la ragione possa sottrarre il cuore e lo spirito all’influenza delle emozione e tenere sotto la sua autorità la turbolenta sfera corporea”. L’alchimia, per Jung, sarebbe una sorta di “antica tecnica dell’anima”, in grado di realizzare, mediante l’apparato simbolico, il Sé, quale “principium individuationis”, strutturato attraverso l’esplorazione integrativa dell’Io inconscio. Tramite questa chiave interpretativa acquista particolare rilevanza l’immagine del laboratorio come metafora della personalità, attraverso cui ottenere la trasmutazione (principio d’individuazione) del metallo (Io) nell’oro (Sé)”. Cosicché, “le applicazioni alchemiche simboleggerebbero, ritualmente, il processo di perfezionamento interiore”. Questo breve accenno all’arte della trasmutazione ci permette di comprendere come il corpo emozionale, nel pieno rispetto della propria natura umana, sia importante per lo sviluppo spirituale e psicologico dell’uomo, in quanto “essere” permeato di spirito, scintilla del divino. L’essere umano, così composto, sia che scelga consapevolmente un percorso spirituale o meno, è insito nella propria natura, evolversi. In conclusione, la prospettiva di simulare, di ibridare l’uomo con la macchina, significherebbe creare un essere in grado di riprodurre meccanicamente un parallelo universo emozionale. Un universo falso e incapace di entrare in connessione con l’altra parte di realtà ovvero con quella invisibile cedendo in tal modo le redini della propria esistenza ad una ragione totalmente sconnessa dalla mente (espressione della coscienza). Ma un altro punto da tenere in considerazione è l’incapacità di tali “macchine” di produrre veri sentimenti ed emozioni, da sempre prerogative proprie dell’essere umano. L’uso corretto delle nuove ed avanzate tecnologie potrebbe essere d’ausilio per migliorare l’umanità, ma senza sconvolgerne l’assetto naturale. La sostituzione in generale di un cuore, di una mente con l’intelligenza artificiale darebbe inizio ad un’era popolata da cyborg-zombie, certo meccanicamente molto evoluti, ma privi di quella “ragione del cuore”, così cara al Romanticismo e pertanto votati alla più gretta oscurità. E ne ha ben donde il signor Daniel Goleman a dire che ci “rende felici”! Un ultimo elemento da considerare concerne l’unicità che differenzia gli esseri umani tra loro. Ogni individuo percepisce e vive la propria realtà nella complessa e individualistica sfera emozionale. Ogni singola sensazione, ogni sentimento è una tela sulla quale l’uomo-artista crea un’opera d’arte irripetibile. L’I.A. genererebbe “emozioni” standard, in cui la risposta ad un qualsiasi evento sarebbe sempre uguale a sé stessa. Da questo punto di vista, la società odierna sta già convalidando una prepotente omologazione, una sorta di “pensiero unico” che investe sia la parte mentale sia quella emotiva. Siamo di fronte ad un andamento orientato verso uno stato pressante di ansie, paure, apatie ed angosce, alimentate anche dalla globale odierna situazione politico-sociale e figlie di quel pauroso vuoto di principi di convivenza e solidarietà dove ha trovato posto la violenza individuale nonché quella di governi internazionali. Pensiamo ad esempio alle baby gang che imperversano nelle città o alla scientifica escalation delle guerre. E’ così che oggi l’uomo si viene a ritrovare in una sorta di gabbia dominata dalle tenebre del “vicolo cieco” dal quale attualmente è incapace a uscirne. Ma c’è una speranza e risiede in quel grande tesoro che ancora oggi abbiamo: E’ la grande capacità nel provare ancora emozioni, di entrare in rapporto con il nostro cuore, regno dell’amore, nonché l’abilità di trasmutare, quasi in modo alchemico, il piombo che vi si annida in oro. Chissà se L.A.M.D.A. (Language Model for Dialogue Applications) ne sarà capace.