“Benedetto XVI e l’arte sacra” di Ciro Lomonte

 

Il 16 aprile 2021, se Dio vorrà conservarlo ancora alla Sua Chiesa, Benedetto XVI compirà 94 anni. Una lunga vita, spesa intensamente come umile servitore nella vigna del Signore.

Il 23 settembre 2015 ebbi il grande privilegio di un incontro privato con lui nel Monastero Mater Ecclesiæ, dove vive ritirato a partire dal 2013.

L’occasione venne propiziata da un caro amico sacerdote che sapeva quanto stia a cuore a Benedetto XVI l’arte sacra e pensava che gli potessimo offrire un piccolo dono con i nostri racconti. Il mio amico sapeva dell’Appello per la rinascita di un’arte sacra autenticamente cattolica, che avevamo rivolto al Papa nel 2009.

Fummo ricevuti in quattro, seduti in salotto per 40 minuti abbondanti.

Gli portai in omaggio una copia del discorso inaugurale della Monreale School of Arts & Crafts (Quale bellezza salverà il mondo?), stampato su carta pregiata, con un fermaglio d’argento realizzato dal cesellatore Benedetto Gelardi con il logo dell’Associazione Magistri Maragmæ. Mi domandò a quali forme di artigianato di eccellenza volessimo preparare i giovani. Ascoltando con attenzione, chiese ulteriori precisazioni, per es. a proposito della ceroplastica. Commentò che c’è un’enorme necessità di scuole di formazione, per affrontare il gravissimo problema della disoccupazione giovanile. Aggiunse che purtroppo solo i Salesiani e l’Opus Dei se ne occupano seriamente in tutto il mondo, bisognerebbe fare molto di più.

Si interessò poi al Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia. Gli precisai che usavamo come testo di riferimento il suo “Introduzione allo spirito della liturgia”. Aggiunsi che avevo trovato illuminanti le sue osservazioni sulla musica sacra: il rock ed il pop non possono essere impiegati nella celebrazione liturgica, perché non hanno il fine di elevare l’animo, bensì di scatenare gli istinti e banalizzare le emozioni. Allo stesso modo non si possono adottare – gli feci presente io – i linguaggi dell’architettura contemporanea, nati nell’alveo dello spiritualismo anticristiano della Società Teosofica.

Di fronte alla sua curiosità, dichiarai che su questo argomento Romano Guardini aveva sbagliato ad affidarsi a Rudolf Schwarz per sistemare il Castello di Rothenfels, dove si radunava sotto la sua guida pastorale la gioventù cattolica del Quickborn o Jungbrinnen. La scarnificazione della decorazione architettonica, il sottomettere tutto ad un minimalismo glaciale, il ricoprire le pareti di vernice bianca, aveva reso i luoghi strumentali a forme di “empatia” inadeguate al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio ed a quello della Sua Passione, Morte e Risurrezione.

Al che mi sorprese affermando di avere trovato sempre strano quel posto e di avere capito soltanto adesso il perché!

Avevo rischiato grosso puntualizzando tali aspetti problematici dell’operato di Guardini, che Benedetto XVI ha indicato sempre come uno dei suoi maestri. Eppure ciò è stato utile per imparare ancora una volta dall'umiltà e dall'onestà intellettuale di quel grande uomo di cultura e di fede che è Josef Ratzinger.

Quei quaranta minuti restano indelebili nella mia memoria. Spero di essere capace di farne tesoro come meritano.

 

 

 

 

 

 

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