Gennaro Malgieri, “Filippo Corridoni” (Ed. Fergen)

di Federico Colonna

“La borghesia italiana è l’ultima venuta sul campo della produzione; essa non ha tradizioni e non ha metodo; è povera e ci tiene a non rischiare il suo capitale che a colpo sicuro; è infingarda e lazzarona e non vuol faticare, non vuol lottare, non vuole avere fastidi; rinuncia alla gallina del domani per la coccia dell'uovo dell'oggi: e si mette in mano dello Stato. Questo la spolpa, l'assassina, ma la contenta», scriveva negli anni Dieci Filippo Corridoni, l’eroe che non a caso venne difinito “l’Arcangelo del sindacalismo”. Da questo assunto non si può prescindere se lo si vuole comprendere nei molteplici ed apparentemente contraddittori aspetti della sua multiforme personalità. Ed è questo l’intento di Gennaro Malgieri che con il suo saggio dedicato al capofila del sindacalismo rivoluzionario si prefigge allo scopo di avvicinarlo, in maniera originale ed inedita, al movimento Volkisch tedesco - uno degli elementi più rappresentativi della Rivoluzione conservatrice, pressoché coevo del sindacalismo rivoluzionario italiano. Una prospettiva inusuale che apre la strada a nuovi orizzonti interpretativi.

Filippo Corridoni (1887-1915) è una delle figure più controverse e complesse del movimento rivoluzionario del primo Novecento. Ma anche anticipatore di “nuove sintesi” politiche foriere di sviluppi teorici e pratici di indiscutibile portata storica. Come si evince dalla sua intensa attività di agitatore e di pubblicista (aspetto sempre sottovalutato), Corridoni è stato un antesignano del superamento delle categorie politiche ottocentesche che oggi può dire molto guardando agli esiti delle fase estrema  del capitalismo che ha portato alla disumanizzazione del lavoro.

 Una vasta letteratura ce lo consegna nei modi più disparati: tutti sono plausibili ed è legittima qualsivoglia interpretazione del suo breve eppure interessante  cammino tra le intemperie degli anni Dieci fino alla tragica ed eroica morte nella Trincea delle Frasche. Al di là delle passioni ideologiche e delle strumentalizzazioni di parte, non meno delle demonizzazioni postume, non si corre il rischio di appropriarsene indebitamente giudicandolo un antesignano del bellicismo proletario come necessità rivoluzionaria. Egli fu un convinto sostenitore dell’impegno italiano nella Prima Guerra Mondiale non perché ritenesse fondate le ragioni degli interventisti borghesi, a cominciare dalla retorica sul “completamento del Risorgimento”, ma per l’opposta ragione. Vale a dire: far diventare il proletariato, con la partecipazione al conflitto,  soggetto attivo e di primo piano nella vicenda nazionale. L’etica corridoniana, in questo senso, si sposa con l’estetica rivoluzionaria a cui egli stesso ha dato un notevole impulso, attratto da Sorel non meno che da un marxismo rivisitato, depurato dalla componente internazionalista e ripulito dal materialismo secondo l’esperimento “scientifico” proposto da Lassalle, Bernstein, Lagardelle e poi, in Italia, da Arturo Labriola e da Enrico Leone. Un’estetica che nell’azione diretta avrebbe avuto la sua esplicitazione formale più evidente e da essa avrebbe tratto ispirazione un’intera generazione per trarsi dall’impaccio di un rivoluzionarismo datato e sterile, invecchiato nell’esaltazione retorica della Comune di Parigi e dei moti del Quarantotto. In altri termini, con Corridoni  fa irruzione nello smantellamento della pratica marxista il decisionismo individualista che cerca di contagiare le classi affinché assumano la responsabilità della partecipazione alla guida della nazione. Ed il suo sindacalismo rivoluzionario, come cerca di mostrare Gennaro Malgieri nel  breve, ma essenziale profilo politico ed intellettuale (Corridoni, Fergen, pp. 105, € 10, per ordinarlo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), si caratterizza per l’originalità rispetto ad altri sindacalisti  e per la moralità con la quale egli ha perseguito il suo scopo. Il volumetto è il primo della collana “Profili” diretta da Malgieri cui seguiranno a breve i saggi di Mario Missiroli L’ultimo Sorel e quello di Francesco Coppola e Maurizio Maraviglia, Alfredo Rocco.

 

 

 

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