Il “Corpo dei Carabinieri Reali” in terra di Sicilia - Maria Santa Distefano

Cartolina del Comando Legione Sicilia
                   Cartolina del Comando Legione Sicilia

L’insediamento dei Reali Carabinieri in Sicilia risale all’anno 1860, quando furono chiamati dal Prodittatore Garibaldi per provvedere a un servizio di Polizia e di controllo, a seguito della sconfitta dell’esercito borbonico e la conquista dei territori dell’isola, avviando in tal

modo il progetto di unificazione del territorio italiano voluto dal re di Savoia Vittorio Emanuele II.

Dopo aver conquistato i territori del Palermitano nei giorni di maggio, il generale Garibaldi organizzò la difesa delle città e dei numerosi paesi del territorio, ma le forze dell’esercito garibaldino poiché erano numericamente insufficienti per soffocare la repressione dei ribelli, ristabilire l’ordine sociale e sconfiggere le sparute unità di resistenza borbonica, ritenne necessario istituire a Palermo, con Decreto del 14 luglio 1860, un Corpo dei Carabinieri Reali in Sicilia[1].

Si trattava di un Corpo militare già esistente nei territori del Regno Sabaudo, fondato in Piemonte il 13 luglio 1814 dal sovrano Vittorio Emanuele I, un organismo di polizia per la difesa dello Stato e la tutela della sicurezza pubblica[2] e Guardie del corpo dei Reali, regolamentato con Regie Patenti.

Il primo Comandante nominato da Garibaldi fu il colonnello Calderari, che faceva parte dell’esercito garibaldino durante lo sbarco in Sicilia, cui fece seguito alla fine del mese di luglio del 1860, il Maggiore Saverio Francesco Massiera arrivato da Torino, con altri ufficiali e sottufficiali del Corpo dei Carabinieri Reali di sua Maestà Vittorio Emanuele II, che si mosse da subito con risolutezza nella realtà palermitana, per organizzare al meglio le forze militari del “Corpo dei Carabinieri Reali di Sicilia”.

Successivamente, la sua opera venne proseguita dal Maggiore Generale Giovanni Serpi, il quale ebbe l’incarico di costituire un Reparto per arruolare e inquadrare, insieme a numerosi ufficiali, sottufficiali e carabinieri, tanti giovani volontari dell’isola. Emerse la necessità di formare un esercito in grado di ristabilire l’ordine e far fronte alle esigenze di sicurezza pubblica nei territori appena liberati, incorporando anche soldati provenienti dall’ex esercito borbonico e permettendo il transito di combattenti provenienti dall’esercito meridionale garibaldino[3], fin allora protagonista, che venne subito dopo sciolto, con decreto regio del 11 novembre 1860, da Vittorio Emanuele II.

                ANTICHE UNIFORMI DEI CARABINIERI

In seguito, il Ministro della Guerra Manfredi Fanti[4] procedette al riordinamento dell’Esercito, R.D. 24 gennaio 1861 che riguardò anche il Corpo dei Carabinieri Reali, adottando un nuovo ordinamento per: Il Corpo di Stato Maggiore, ordinato su 210 ufficiali (10 colonnelli, 20 tenenti, 28 maggiori, 90 capitani e 60 tenenti), la creazione della Scuola di Applicazione del Corpo, alla quale si poteva accedere solo per esami dalla durata di due anni; l’Arma dei Carabinieri Reali, un ordinamento su 16 legioni territoriali ed 1 allievi (a Palermo); l’arma di fanteria: la costituzione della brigata Granatieri di Napoli ( 5° e 6°reggimento Granatieri di Napoli) e di 5 brigate di fanterie; Umbria (53° e 54° reggimento fanteria),Marche (55° 3 56°), Abruzzo (57°e 58°), Calabria(59° e 60°) e Sicilia (61°e 62°).

 La costituzione ufficiale della 12a Legione di Palermo avvenne il 6 marzo 1861 presso il quartiere di San Giacomo dei militari che assorbì molti componenti del Corpo dei Carabinieri Reali di Sicilia, ormai sciolto per aver completato la sua missione[5] nei territori dove ebbe inizio la formazione del nuovo Regno d’Italia.

Dopo l’istituzione, l’Arma dei Carabinieri Reali si presentava così suddivisa: 1 Comando di Legione, 4 Comandi di Divisione, 10 Comandi di Compagnia, 34 Luogotenenze e 292 Stazioni. Lo stesso Decreto che aveva innalzato il Corpo ad Arma definì una nuova tabella organica consistente in: 503 ufficiali e 17.958 sottoufficiali e carabinieri, di cui 974 sottoufficiali e 3323 militari di truppa a cavallo; gli allievi erano in totale 1.012.

Il Corpo, con tale disposizione numerica e organica, costituiva già una delle più grandi ed organizzate unità dei Carabinieri nel nuovo Stato Unitario. Venne anche stabilito sul territorio siciliano un Deposito provvisorio di allievi Carabinieri, con Regio Decreto del 13 ottobre1861, per far fronte alla richiesta non ancora cessata di altri militari per fronteggiare il nuovo fenomeno del Brigantaggio, che infuriò sull’isola e nei territori meridionali della terraferma. Le necessità che portarono alla sua apertura, disposta anche per ogni altra Legione del territorio nazionale con l’unica eccezione di quella di Torino poiché ivi esisteva già la Legione Allievi, cessarono nel 1864 e con un Regio Decreto ne fu decisa la chiusura.

                Cartolina Legione Carabinieri Reali Palermo
                            con vista del Monte Pellegrino

Le crescenti tensioni da placare nel territorio siciliano, a causa della definitiva repressione di qualche residua forza borbonica e soprattutto della lotta al brigantaggio[6], un’evenienza imprevista e per la quale non era stato preparato il corpo militare né sotto il profilo tecnico né sotto quello psicologico, comportarono la richiesta della presenza sul territorio di numerosi soldati provenienti dalla stessa Isola; in tal modo, i giovani siciliani venivano addestrati in modo specifico per un intervento immediato e risoluto dovuti  alla comprensione della lingua dialettale per comunicare con la popolazione e soprattutto alla conoscenza della mentalità degli stessi isolani, entrambi elementi incomprensibili ai Carabinieri piemontesi, cui era difficoltoso interagire con la popolazione.

Sotto tali pressioni emerse l’esigenza di istituire una scuola di formazione militare, atta ad addestrare e formare numerosi soldati, pronti ad intervenire in un territorio che presentava molteplici problematicità, dove la guerriglia, la presenza delle bande brigantesche e la disobbedienza delle leggi imposte dal nascente Stato nazionale, aumentavano il malcontento e il disordine sociale con continue sommosse e tumulti che scoppiavano in ogni luogo del territorio dell’Isola.

Lo stesso giorno di emanazione del decreto di istituzione del nuovo Corpo dei Carabinieri Reali di Sicilia fu diffuso un atto che ne regolava il reclutamento. A differenza degli stati dell’Italia centrale, questa volta fu completamente esclusa la possibilità di poter ammettere appartenenti alle disciolte milizie borboniche. Gli effettivi dovevano provenire dal territorio siciliano, isolani in grado di fronteggiare la gente di cui ne conoscevano la mentalità[7].                                                              

 Fu istituito un apposito Reparto denominato “Deposito Provvisorio Allievi Carabinieri Reali”, finalizzato ad addestrare quanti più volontari possibili, per avere quanti più carabinieri a difendere e presiedere il territorio siciliano.

 Il Prodittatore Mordini[8] diede inizio alla fase di selezione dei giovani volontari insieme ai Governatori o Intendenti, nominando delle Commissioni in ogni capo-luogo di Provincia, ciascuna composta da tre cittadini di onorata fama e moralmente influenti sulla popolazione del posto, con il compito di riconoscere idonei tutti quei volontari che si sottoponevano al loro giudizio per arruolarsi.

La Commissione[9] teneva conto dei seguenti criteri: a) età non minore di anni 20, non maggiore di 40; b) fisica costituzione sana e robusta; c) stato nubile, o di

Col Carlo A. BASSO 1° Comandante
XII Legione Carabinieri Reali di Sicilia

vedovanza senza figli; d) saper leggere e scrivere correttamente; e) appartenere ad onesta famiglia; f) statura dell’altezza non minore di un metro e 63 centimetri per la fanteria, di un metro e 72 centimetri per la cavalleria.

Inoltre, si richiedevano le giustificazioni da presentarsi, per comprovare: la fede di battesimo; la fede di stato libero; il certificato di buoni costumi, rilasciato dal Parroco; il certificato di buona condotta civile e politica, della Pubblica Sicurezza; il certificato di perquisizione del Tribunale locale.

Inizialmente, vennero adottati i regolamenti e armamenti ancora in vigore nell’armata sarda del re di Savoia[10], con qualche differente indicazione in merito alle uniformi.

Dal 1862, anno in cui fu istituito il “Consiglio superiore degli Istituti di Istruzione e di Educazione Militare”[11] con lo scopo di presiedere e di coordinare l’organizzazione ed il funzionamento delle scuole militari, vennero adottati nuovi ordinamenti   e piani di studio. La scuola militare si strutturava in due anni di corso di formazione, nei quali gli allievi delle Scuole Militari ricevevano un addestramento che prevedeva istruzioni teorico-pratiche da ripartirsi a seconda delle circostanze, riguardanti scuola di cacciatori, di tiro, di scherma alla baionetta, di cavalleria, regolamento di disciplina; di servizio delle truppe in campagna e di servizio da piazza; di contabilità militare; nozioni sul codice penale e sulle leggi organiche militari; ginnastica, scherma e nuoto.

Inoltre, venivano predisposte periodicamente esercitazioni tattiche sul terreno, svolte durante i campi d’istruzione ed i corsi di operazioni di guerra minuta.

La vita del Deposito provvisorio subì diversi e numerosi cambiamenti, alternandone la soppressione in taluni anni e il ripristino a seguito delle necessaria presenza di un numero maggiore dei militari per far fronte alle necessità di una presenza massiccia nella Sicilia, dove non mancavano le insurrezioni e gli avvenimenti delittuosi e delinquenziali che per il ripristino dell’ordine pubblico e la difesa dei cittadini  a partire dall’anno successivo della sua istituzione in quanto fu sciolto dopo che gli allievi passarono al grado si carabiniere, per poi essere ripristinato con Decreto Regio n°1073 del 24 dicembre 1862; in seguito, soppresso il 30 giugno 1864  per essere successivamente ripristinato  il 1° marzo 1894 con decreto Regio n°666 del 26 ottobre 1893[12] che rimase nella Caserma di San Giacomo dei Militari  fino ai primi anni del 1900 per poi essere trasferito presso la Divisione Carabinieri di Palermo, l’attuale sede del Comando Provinciale.

 

La XII Legione Carabinieri Reali di Sicilia

 

La Legione al suo interno dovette immediatamente dare un assetto organizzativo all’attività di servizio, si partì dal ricoprire i relativi organici di ufficiali e sottufficiali, dare indicazioni ai comandi locali del territorio siciliano attraverso circolari interne, regolamentando gli aspetti inerenti la disciplina interna ed esterna per un impeccabile condotta dei militari.

In particolare, le numerose Circolari[13] interne del 1861 e 1862 disposte dalla XII Legione Sicilia alle Compagnie e Luogotenenze davano dettagliate disposizioni su diversificate problematiche che i militari del posto dovevano affrontare in modo rapido e risoluto.

Alcune delle numerose disposizioni riguardavano: lo stato di arrestati e disertori; il concorso di forza pubblica per la repressione del contrabbando; l’ordine di arresto[14] dei condannati che non avevano adempiuto agli ordini; la sollecitudine per visite e controlli ai Conieri Postali[15]; la sorveglianza e la perquisizione per cospirazione borbonica; la chiamata della Leva classi 1840 e 1841; l’istruzione sulle pistole revolveri; la repressione del lotto clandestino;  l’arresto per rinvenimento di bandiera borbonica; la somministrazione  degli alloggi in natura ai Carabinieri in marcia.

Altre circolari specificavano circa: le disposizioni ad astenersi dalla partecipazione alle funzioni religiose qualora vi fossero movimenti d’insurrezione ; il risultato di informazioni  sull’attività segreta dei movimenti repubblicani[16]; l’ordine di sorveglianza per i tentativi di sollevazione delle masse; il regolamento per l’arresto dei disertori della Leva Classe 1841; le  informazioni su trascrizioni di proclama borbonico[17]; le  disposizioni sulla diffusione del colera; le  istruzioni sulla tenuta delle armi e la vestizione delle uniformi.

I principi morali e le disposizioni disciplinari, stabiliti dai regolamenti delle istituzioni militari, hanno costituito per i militari, nella storia di tutti i tempi e di tutte le nazioni, le basi fondamentali per adempiere, con forza e compattezza, ai compiti richiesti dal Sovrano e dalla Patria. Il giuramento di fedeltà prestato alla bandiera[18], la lealtà nell’osservare le disposizioni regolamentari e il codice militare, l’obbedienza pronta e rispettosa di ciascun grado ai gradi superiori e la coesione per lo spirito di Corpo sono sempre state condotte richieste a ciascun soldato che, in circostanze di mancata assunzione di responsabilità verso comportamenti sleali e immorali o nel mancato assolvimento del dovere, andavano puniti con rigore esemplare.

In particolare, le motivazioni cui i militari della 12a Legione vennero sottoposti a punizioni disciplinari, come  riportato nella Circolare Periodica[19] del 1863 riguardarono il mancato rispetto dei doveri militari e morali, come accaduto nei seguenti casi: un Carabiniere a piedi[20] della stazione di Piazza Marina, sorpreso a fumare per la città e senza guanti, venne punito con 8 giorni di sala di disciplina a pane e acqua; un brigadiere a piedi, comandante la stazione di Leonforte, per poca referenza verso un signor ufficiale di Stata Maggiore, venne punito con 15 giorni d’arresto; un  Brigadiere a piedi[21], comandante la stazione di Santa Lucia, a causa di poca sorveglianza nella pulitezza dei suoi dipendenti, venne punito con 10 giorni d’arresti; un Carabiniere a piedi della stazione di Prizzi, trovato ad amoreggiare, venne punito con 10 giorni di sala di disciplina a pane e acqua; un Maresciallo d’alloggio a cavallo comandante della stazione di Naro, a causa della sua inclinazione all’ubriachezza e per negligenza nel disimpegno del disimpegno dei lavori d’ufficio, venne punito con 20 giorni d’arresti di rigore; un Carabiniere a piedi[22] della stazione di Palazzolo, sorpreso a cantare per le strade del paese essendo di pattuglia, per tresca scandalosa con una donna di perduta fama e per debiti viziosi, venne punito per deliberazione del Consiglio di disciplina con 60 giorni di sala di disciplina a pane e acqua.

 

 

Rapporti con la popolazione

 

I Carabinieri Reali in Sicilia sin dalle prime fasi dell’Unità del Regno hanno rappresentato l’istituzione più vicina alla popolazione[23], sia per l’essersi adoperati al fine di garantire il rispetto della legge nel territorio e dare, allo stesso tempo, segnali di sicurezza e protezione a coloro che lo richiedevano, fino all’estremo sacrificio della propria vita, sia per riconosciute doti di umanità e rettitudine.

Molte testimonianze dell’epoca riportavano sui giornali l’apprezzamento che, da subito, il popolo siciliano e le autorità locali avevano manifestato nei confronti dell’Arma, accogliendo con entusiasmo la presenza dei militari e apprezzandone l’attività di servizio svolta con professionalità e generosità.

In molti casi, i carabinieri ricevevano attestati di stima ed entusiasmo dalla gente dell’isola, come riferiva un articolo pubblicato sul Giornale di Catania[24] del 1861, in cui si leggeva che il Corpo dei Carabinieri stanziato nel territorio di Catania aveva destato la simpatia della gente; la delicatezza, l’educazione, la gentilezza, la legalità nell’esercizio della loro missione, erano definiti propriamente dei caratteri che ne facevano apprezzare la bella istituzione per la quale tutti i cittadini ne elogiavano l’impegno.

Un esempio di riconoscenza che i cittadini hanno manifestato ai Carabinieri è avvenuto a seguito di un’azione di sicurezza pubblica svoltasi nella cittadina di Noto, nella notte tra il 5 e 6 agosto del 1861, come riportato nel Giornale Officiale di Sicilia[25], quando i militari della stazione, durante una perlustrazione fuori dall’abitato urbano, scorsero un grande incendio e rapidamente intervennero con fermezza e valore, dopo aver avvisato il Comandante, dirigendosi verso il posto per soccorrere i contadini intrappolati tra le fiamme e con grandi sforzi si adoperarono per limitare i danni nella proprietà terriera.

Numerose menzioni onorevoli venivano riconosciute ai Carabinieri della 12a Legione di Palermo per essersi distinti in azioni di controllo e sicurezza del territorio, garantendo malandrini e condannati alla giustizia.

Tra le tante azioni meritevoli, si distinsero i Carabinieri della stazione di Biancavilla[26] (Catania) che il giorno 15 giugno del 1863, nel corso di una perlustrazione nelle campagne del distretto per un servizio straordinario, osservarono due individui armati riuscendo a bloccarli e mettere in ferri, a seguito di un inseguimento e un conflitto a fuoco, uno dei due arrestati era un disertore della Leva classe 1841.

Altri militari dei quali si ha conoscenza di condotta meritevole durante lo svolgimento del dovere, riguarda due Carabinieri a piedi della stazione di Parco[27] (Palermo) durante la notte del 5 luglio del 1863, di ritorno da una traduzione che trovandosi a tre miglia dalla sede di servizio, furono colpiti a fucilate da 10 malandrini nascosti dietro un muretto, riportando diverse ferite nel corpo, ma con coraggio e senza alcun indugio si gettarono all’inseguimento dei malviventi, scambiando di tratto in tratto delle fucilate, costringendoli  alla fuga e rientrando feriti alla stazione. Tale condotta fu distintamente encomiata dal Ministero dell’Interno, che elargì loro anche di una gratificazione in denaro di £. 40 per cadauno.  

I Carabinieri Reali di Sicilia sono stati apprezzati anche per la sensibilità e la cura dimostrate verso il ricco patrimonio storico ed artistico presente nell’Isola, adoperandosi per tutelarne i millenari monumenti e le pregiate opere d’arte.

Difatti, l’interesse per i capolavori architettonici e artistici venne testimoniato dall’azione dei Carabinieri Reali che, nel territorio di Scicli, in provincia di Noto, in adempimento alle disposizioni del Regio Decreto[28] del 29 novembre 1863 sulla temporanea occupazione[29] del Convento dei Padri Carmelitani, si adoperarono con meticolosità e zelo nel provvedere sia alla conservazione delle opere d’arte, presenti nel luogo sacro, sia ai locali dell’alloggiamento dei Religiosi che ivi si trovavano.

Il ruolo che gli uomini in uniforme della Real Arma dei Carabinieri hanno svolto in Sicilia, sin dalle prime fasi concitate del nascente Regno d’Italia del 1860 e proseguiti nel tempo, ha consentito la formazione di un tessuto connettivo in una terra conquistata e deturpata nel passato;  divenendo componente essenziale della sua Storia, svolgendo un servizio in favore della collettività loro affidata, garantendone la sicurezza a rischio della vita, nell’impegno costante di rendere salda l’unione tra il popolo siciliano e le Istituzioni.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

 

S. Ales, Dall’Armata Sarda all’Esercito Italiano 1843-1861. Stato Maggiore dell’Esercito, Roma 1990.

AA.VV, I Carabinieri 1814-1980. Ufficio Storico Arma dei Carabinieri, Roma 1980.

C. Cesari, Il brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano dal 1860 al 1870. Ausonia, Roma 1920.

M. Distefano, L’Esercito meridionale garibaldino e la prima scuola militare in Sicilia. L’Identità di Clio, Palermo 2020.

F. Molfese, Lo scioglimento dell’esercito meridionale garibaldino (1860-1861) in Nuova Rivista n° 1/1960.

A. Pecchioli, Le Accademie e le scuole militari italiane. Ed. Italiana 1990.

P. Pieri, Storia militare del Risorgimento. Einaudi, Torino 1962.

L. Russo, Vita e disciplina militare. Ed. Laterza, Bari 1946.

 

CIRCOLARI E RIVISTE CONSULTATE

Bollettino notiziario del Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri, Anno XXVIII N°39 della Serie,

“Storico Centenario. I Carabinieri in Sicilia nel 1860. L’opera del Magg. Massiera e del Col. Serpi”.

Roma, 31 marzo 1960.

Circolare Periodica del 3° trimestre 1863 Corpo Carabinieri Reali XII Legione.

Giornale Officiale di Sicilia, n° 150 e 182 Anno 1861.

Raccolta Circolari 1861-1862 Carabinieri Reali XII Legione Palermo.

 

 

[1] Il decreto con cui il 14 luglio 1860 il generale Giuseppe Garibaldi istituisce nell’art.1 un “Corpo dé Carabinieri in Sicilia” e nomina il colonnello Angelo Calderari primo comandante del nuovo Corpo, proveniente dalle fila dell’Esercito che fece parte del seguito del gen. G. Garibaldi durante lo sbarco a Marsala (11 maggio 1860).

3 A seguito della campagna napoleonica, Vittorio Emanuele I, nel 1814, dopo essersi riappropriato del Piemonte riformò il reparto militare, istituì: con D.R del 13 luglio 1814 il Corpo dei Carabinieri Reali con Regie Patenti : “Per ricondurre ed assicurare viemaggiormente il buon ordine, e la pubblica tranquillità, che le passate e disgustose vicende hanno non poco turbata a danno de’ buoni e fedeli Sudditi.., sempre più contribuire alla maggior felicità dello Stato, che non può andare disgiunta dalla protezione, e difesa dé buoni, e fedeli Sudditi Nostri, e dalla punizione dé rei”.  In merito, nell’art.12 si specifica: “Il Corpo dé Carabinieri Reali sarà considerato nell’Armata per il primo fra gli altri, dopo le Guardie Nostre del Corpo… ed all’occasione sarà preferito per l’accompagnamento delle Persone Reali”.

[3] F. Molfese, Lo scioglimento dell’esercito meridionale garibaldino (1860-1861), in “Nuova Rivista”, n°1/1960.

[4] Manfredo Fanti, generale e politico italiano, protagonista durante la spedizione dei Mille del comando del Corpo d’esercito operativo nell’Italia centrale. Ministro della guerra del Regno d’Italia dal 23 marzo al 6 giugno 1861, diede le dimissioni il 7 giugno 1861, alla notizia della morte di Cavour che gli aveva affidato in passato numerosi incarichi. Ricevette importanti Onorificenze sabaude tra i quali: Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia il 4 ottobre 1860; Medaglia d’oro al valor militare il 1° giugno 1860, Medaglia piemontese della Guerra di Crimea; Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza. Fu molto apprezzato durante la sua lunga carriera militare anche all’estero ricevendo le seguenti onorificenze: Cavaliere dell’Ordine di San Ferdinando di Spagna a Madrid nel 1837,  Commendatore dell’Ordine Isabella la Cattolica a Madrid nel 1848, Grand’Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore di Francia a Parigi nel 1860, Ufficiale dell’Ordine di Leopoldo in Belgio,  Cavaliere di I classe dell’Ordine di Medjidié dell’Impero ottomano a Istanbul nel 1860 e Medaglia Inglese della Guerra di Crimea.

[5] Bollettino notizie del museo storico dell’Arma dei Carabinieri Anno XXVIII, N. 39 della Serie Roma, 31 Marzo 1960 dal titolo “Storico Centenario I Carabinieri in Sicilia nel 1860. L’opera del Magg. Massiera e del Col.Serpi”.

 

 

[6]  C. Cesari, Il brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano dal 1860 al 1870. Ausonia, Roma 1920

 

[7] M. Distefano, L’esercito meridionale garibaldino e la prima scuola militare in Sicilia. L’identità di Clio,

 Palermo 2020.

[8] Antonio Mordini, patriota e politico italiano, fu uno dei protagonisti nella seconda guerra d’indipendenza nel corpo dei Cacciatori delle Alpi; fu eletto nel 1859 deputato nell’assemblea del granducato di Toscana e dopo l’annessione al Piemonte assunse la carica di deputato al Parlamento subalpino e incontrò Garibaldi a Monreale. All’indomani della spedizione dei mille, dal settembre a dicembre del 1860, assunse il ruolo di Prodittatore della Sicilia e convocò il plebiscito d’annessione. Nel 1862 venne inviato da Garibaldi a Catania a svolgere degli incarichi ma a Napoli fu arrestato poiché ritenuto coinvolto negli avvenimenti della giornata dell’Aspromonte, successivamente fece parte della Massoneria; in seguito ebbe numerosi incarichi come quello di deputato, senatore, Ministro dei Lavori Pubblici nel 1869, Prefetto di Napoli dal 1872 al 1876 fino a quando nel 1896 concluse i suoi impegni istituzionali con la nomina di senatore a vita del Regno d’Italia.

[9] A. Ferrara, Storia documentale dell’Arma dei Carabinieri. Comando Generale dell’Arma, Roma 2007.

[10]  S. Ales, Dall’Armata Sarda all’Esercito Italiano 1843-1861. Stato Maggiore dell’Esercito. Roma, 1990.

[11]A. Pecchioli, Le Accademie e le scuole militari Italiane” a cura di Arrigo Pecchioli. Ed. Italiane, 1990.

[12]Nel D.R. del 24 dicembre 1892 il Re Umberto I su proposta del ministro segretario di Stato per gli affari dell’interno, del presidente del consiglio dei ministri e del ministro segretario di Stato per gli affari della guerra istituisce presso la Legione territoriale dei carabinieri reali in Palermo un deposito di allievi carabinieri il cui personale dovrà essere dedotto dalla forza organica della legione stessa.

[13] Raccolta Circolari 1861-1862 dei Carabinieri Reali della 12a Legione di Palermo, conservato presso la Sala della Memoria della Caserma “C.A. dalla Chiesa” di Palermo.

[14] Circ. del 5 giugno 1862 della Raccolta Circolari dei Carabinieri Reali 12a Legione di Palermo Divisione di Messina Compagnia di Catania Luogotenenza di Nicosia nella quale si ordina al Sig. Comandante la Stazione di Regalbuto di procedere all’immediato arresto dei condannati che non hanno adempiuto agli obblighi di Leva.

[15] Circ. n° 147 del febbraio 1862 della Raccolta Circolari dei Carabinieri Reali 12a Legione di Palermo Divisione di Messina Compagnia di Catania Luogotenenza di Nicosia al Sig. Comandante la Stazione dell’Arma di Regalbuto avente come oggetto la sollecitudine nell’effettuare i controlli ai Conieri Postali, possibilmente nei pressi dove si fermano le vetture per cambiare i cavalli, a seguito delle lamentele ricevute dal Comandante della Legione dalla direzione compartimentale delle Poste in Palermo, in merito a controlli effettuati per i fogli di via dei passeggeri.

[16] Circ. n° 68 del 31 ottobre 1861 del Prot. Gen. dello Stato Maggiore della 12a Legione Palermo del Corpo dei Carabinieri Reali, avente come oggetto informazioni su attività d’investigativa sui comitati del Partito Repubblicano presso Caltanissetta e i comuni di Pietra Perzia e Valgualnera, con lo scopo di indisporre la popolazione contro il Governo.

[17] Circ. n° 3271 della Divisione Terza e n° 6780 del Prot. Gen. del 18 ottobre 1861 dello Stato Maggiore della 12a   Legione Palermo del Corpo Carabinieri Reali al Luogotenente Generale del Re in Sicilia riportando la trascrizione di un proclama rinvenuto affisso sulle mura del molo di Catania contro l’obbligo di Leva e il sollevamento delle armi per cacciare dalla Sicilia lo straniero Vittorio Emanuele, con l’ordine di scoprire l’autore.

[18] L. Russo, Vita e disciplina militare. Ed. Laterza, Bari 1946.

[19] Circolare Periodica del 3° Trimestre 1863 del Corpo dei Carabinieri Reali 12aLegione Palermo Stato Maggiore foglio n° 7025 della Divisione Terza n° 13945 del Protocollo Generale, custodita presso la Sala della Memoria della Caserma “C.A. dalla Chiesa” di Palermo.

[20] Cfr. Circolare Periodica del 3° Trimestrale 1863, p.55 Corpo dei Carabinieri Reali 12aLegione Palermo.

[21] Cfr. ibidem.

[22] Cfr. Circolare Periodica del 3°Trimestrale 1863, p.72 Corpo dei Carabinieri 12a Legione Palermo

[23] AA.VV. I Carabinieri 1814-1980 Ufficio Storico Arma dei Carabinieri. Roma 1980.

[24] Art. riportato dal Giornale di Catania del 10 luglio 1861 pubblicato nel Giornale Officiale di Sicilia n° 150 del 10 luglio 1861 p.1.

[25] Giornale Officiale di Sicilia n° 182 del 17 agosto 1861 riportante notizia dal giornale l’Italiano di Noto del 10 agosto 1861.

[26] Cfr. Circ. Periodica del 3° Trimestre 1863 (punto 51 pgg.1-2) ibidem.

[27] Cfr. Circ. Periodica del 3° Trimestre 1863 (punto 57 pgg.5-6) ibidem.

[28] R.D.  29 novembre 1863, N. 1587 articolo unico, “Si autorizza temporanea occupazione per uso civile del Convento dei P.P. Carmelitani a Scicli”.

[29] Cfr. L. 22 dicembre 1861 sull’occupazione temporanea di Case religiose per pubblico servizio sia civile che militare.
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