“Il mio diario – 7” di Antonio Saccà
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- Category: Scritture
- Creato: 03 Ottobre 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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4-03-1986
A Messina. Domani mia madre compie 79 anni. A Rieti dal 28 febbraio al 3 marzo. La mattina del 3, ieri, avendo ritirato il conto del telefono, in albergo, vedo segnata una cifra consistente
per conversazioni da me non fatte, chiedo a Stefania ragione di tali conversazioni, ma non sa o non vuole darmi spiegazioni, ne derivo che ha telefonato, è impellentemente,a qualche suo amico. Da ciò mia ira, corro via, torno a Roma da solo in autobus, deciso a concludere la faccenda ormai prolissa, Arrivato(a casa) da poco mi chiama Stefania, piangendo, (dice) che mi vuole bene e ha bisogno di me e che telefonava ad uno per consigli finanziari- di domenica! Credo sia vero. Anche lei torna a Roma e come sempre le avviene quando litiga con me . ha la febbre- Io sono a Messina. Stefania, meglio.
Un ciabattino con le iniziali delle puttane, A., A., sostiene che il mio articolo per Il giornale al quale collaboro è oscuro, quindi devo stenderlo più semplice, più adatto alla comprensione dell’opinione dell’uomo. della strada. Rimbecillito da una toccatina alla mente A. A ,sospetta di essere ormai un redattore passa articoli, per cui esige rispetto e fa barriera, così che noi dobbiamo attraversare il cadavere della sua idiozia prima di stampare sul giornale. Ormai io non ho quasi più orgoglio ,quintali di escrementi amari mi cadono diritti in bocca perpetuamente, che devo fare? Porre ultimatum ,o pubblichi come scritto o non pubblichi! Forse l'avrei vinta. Nel caso, tuttavia, gente come A.A. è indomabile, rappresenta un ostacolo e un nemico nell'essere chi è. Allora, cedo io? Questa è l'apparenza, in realtà non lotto neppure. Non mi sporco in gare inutili, siffatti minchioni penzolanti i quali vorrebbero proprio che tu perda tempo a scaramucce con loro. No, via, subito, eccoti un pezzo semplice ,semplificato, del tutto simile al precedente. O dobbiamo continuare?
Ho sognato che spiegava al sociologo Francesco Alberoni come sia Marx che Nietzsche in fondo esigono che le strabilianti imprese dalla tecnologia rese possibili vengano davvero esplicate, ciò che la borghesia, Marx e Nietzsche concordano, non è capace di fare e immaginare, Marx ritenendo che tale volontà l'abbiano solo i lavoratori. Nietzsche gli aristocratici, per entrambi dunque la classe che reggeva la potenza industriale era inferiore al compito. Alberoni con la fronte sul mio petto avvicinava il suo volto al mio volto ,. Troppo, per essere un uomo con un uomo.
Continuo il sogno, con mia madre la quale diceva a se stessa : “Eppure ho fatto quel chge potevo”.Il sogno che mi svelava pensieri reconditi altrui ,palesava che mia madre si riferiva alla morte di Caterina, mia sorella, io restavo sbalordito e contemporaneamente, sempre sognando, figuravo Caterina morta e non morta, vinceva questa(ultima) situazione , gridavo :Ma Caterina non è morta
18.03-1986
Ieri sera invitati a cena da una associazione femminile dove (lo scrittore) Alberto Bevilacqua parlava. qualche anno che non lo vedevo ,sempre acceso in volto, folte sopracciglia, svolazzanti i rossi capelli, gli occhi forti, veemente, pazzo, perduto nel sesso tanto che qualsiasi argomento ,lo riconduce alla copula, l'origine dell'universo è una coagulazione ,la cometa è una copulsazione,l'uomo ambisce esclusivamente perforare la donna…Affettuoso nei miei confronti, con nostalgia ha rievocato gli anni trascorsi….
La sua faccia ha qualcosa dell'irlandese, maniaco, con quelle tinte rossicce, basette gonfie, guance con pieghe da bulldog, il bel testone fantasioso e libero. Caro Alberto, vorrebbe l'esplosione ,l'uragano di tutte le forze ,il delirio, la realtà che desolazione e quanto sono realisti gli esseri umani. Ed il sesso e gli episodi pepati animano la vita. No? E che resta?
NOTA
Torno a precisare, pubblico brani, c’è la possibilità di sezionare una parte e proseguirla, preferisco dare spunti. Il Diario è immenso, credo il più lungo Diario mai steso, più di sessanta anni. Come si può leggere stavolta, rievoco personalità oggi quasi dimenticate, credo anche lo stesso Francesco Alberoni. Furono personalità che ebbero momenti di notorietà. A.A. è Antonio Altomonte, coriaceo cinghialesco, calabrese ,forte, saldo, ben piantato, occhi marroni, grandi, fermi, una consorte gentile, legatissima, assai più alta. Questo breve stralcio del mio Diario è improprio con Altomonte , un momento di irritazione, fu spaventoso avere a che parlare con un demente malatissimo, sformato, a cui era consentito di continuare per non degradarlo. Siamo stati amici collaborando un lunghissimo periodo a Il Tempo, allora forse il migliore quotidiano culturalmente d'Italia ,con due redattori fraterni con me, Fausto Gianfranceschi, alla Cultura, Antonio Altomonte ai libri. Io collaboravo con entrambi , qualche cautela ,non avevano un buon rapporto. Dirigeva una persona di ampia liberalità, Gianni Letta. Antonio mi dava carta libera totale. Accadde un evento tragico, improvvisamente Altomonte divenne spropositato,come se il volto si espandesse, forse per i farmaci, suppongo un tumore al cervello. Volitivo, ambizioso non sopportava la sconfitta, aveva avuto un buon successo con romanzi pubblicati da Rusconi, dato il suo potere ne Il Tempo. Era intrinseco a Leonida Repaci, che dominava il Premio Viareggio, credo che Antonio ebbe un riconoscimento dal Premio Viareggio. I suoi libri avevano trame torbide, e allora mi interessarono. Una sera a cena da Altomonte, c'era Repaci, calabrese anch’Egli, non ci scambiammo parola. Stranezze giovanili, mie. Altomonte odiava con rabbiosi impeti Alberto Bevilacqua e Massimo Grillandi . Mai conosciuta una virulenza delittuosa come l'aveva Altomonte nei confronti di alcune persone, in specie Alberto Bevilacqua e Massimo Grillandi. Avevo scritto un articolo su Grillandi di cui ero amicissimo, Antonio mi aggredì: come mi permettevo di scrivere, io, una firma de IL TEMPO, per uno straccetto come Grillandi! Ci fermammo a Piazza Montecitorio, accanto al giornale, bloccati, non si muoveva, incapace di camminare . Decisamente la sua mente già aveva dei tratti malati. Qualche mese, il volto spropositato, balbettio sconclusionato , lo tenevano al giornale. Morì. Incredibile. Al funerale io ero con Massimo Grillandi, mi dice che ha fastidio alla gamba. Dopo giorni, muore anche lui.
Vioglio ricordare, nella pagina culturale, redatta da Fausto Gianfranceschi, che scrissi un articolo sulla morte nella concezione di Karl Marx, il quale la riteneva connotazione della specie più che un evento individuale. gli contrapponevo che, vero, siamo una specie mortale però la morte è tragedia del singolo, o comunque evento del singolo. Il “singolo” negato dal comunismo di Marx. Ne venne una discussione. Era un argomento non conosciuto.
Alberto Bevilacqua era ossessionato dal sesso, per usare questa espressione,in maniera ineliminabile, oppressiva, metteva la presenza sessuale in tutto, organi, rapporti, troppo , una sera venne da noi, gli presentavo un libro, avevamo un eminente centro culturale, con Stefania,ambiente alto borghese, Parioli,Alberto cominciò la sua farneticazione sessuale, la gentesgomentata, tra fastidio e sorpresa, come se fosse evidenziata una sicura morbosità incontrollata. Eravamo molto amici, odiava Pasolini che lo odiava .
Francesco Alberoni invece non so per quale ragione già all'inizio della mia attività universitaria venne con Furio Colombo ,mi pare in un seminario da me animato alla Università di Roma , La Sapienza. Sulla protesta giovanile. Alberoni si interessava dei “movimenti”.poi ebbì i suoi testi,vi erano delle scorrettezze insopportabili, che annotavo. Temeva queste puntualizzazione , ma un buon rapporto, era molto colloquiale, sua moglie scriveva testi ben informati.Il mio passato.