“La Demopsicologia di Giuseppe Pitrè” analisi storico-culturale di Giovanni Teresi

Ancora oggi, chiunque si accinga a condurre ricerche nel campo delle tradizioni popolari non può prescindere dai suoi contributi. Sono, invece, note quasi esclusivamente a demologi e antropologi altre opere come la Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia, in due volumi, oppure Medici, chirurgi barbieri e speziali antichi in Sicilia. Complessivamente è un autore molto studiato e citato, cui ricorrere per trovare fonti e documenti, tradizioni e pratiche ormai perse, testimonianze di culti e credenze. La sua vasta produzione e la fama che aveva acquisito in campo nazionale ed internazionale lo hanno definitivamente consacrato tra i grandi studiosi italiani dell’Ottocento. È l’unico, o forse uno dei pochi, personaggi “illustri”, come si diceva un tempo, ad avere avuto intestate due edizioni nazionali.

Pitrè, anche se seppe rinnovare e ampliare i suoi percorsi euristici, non abbandonò mai la sua idea di fondo, ossia che la cultura più genuina e più ricca di una regione, ma anche di una nazione, risiede nelle classi popolari e che gli studi dei modi di vita e delle credenze, di quello che “il popolo dice e fa”, per dirla con le sue parole, servono ad illuminare la psicologia popolare.

Nel 1910 Pitrè, che aveva ottenuto la “Libera docenza”, venne incaricato dell’insegnamento Demopsicologia. Aveva già 70 anni, la maggior parte dei quali spesi in studi e ricerche tra la gente, negli archivi, nelle biblioteche, negli studi di privati cittadini. Studiava da medico, professione dalla quale traeva l’unica fonte di sostentamento, e nel contempo si volgeva a documentare e a lasciare traccia permanente di un mondo che lo stesso studioso percepiva in dissolvenza per le mutate condizioni sociali, economiche e politiche.

Il volume La Demopsicologia e la sua storia (Pitrè 2001) contiene le ‘lezioni’ del primo Corso universitario. Il corpus delle carte pitreiane comprendeva 8 manoscritti contenenti le seguenti lezioni, svolte tra gennaio e marzo 1911: Prelezione, Classificazioni; Storia del Folklore prima dei Grimm; Le tradizioni negli scrittori; Storia del Folklore dopo i Grimm; Società, Riviste e Collezioni.

 Gli scritti, che rappresentano i temi che Pitrè intendeva trattare a lezione, abbondano di citazioni e riferimenti che dovevano offrire un quadro ampio ed esauriente su quanto si era prodotto nel campo delle ricerche e degli studi di Folklore.

Con la Prelezione letta pubblicamente il 12 gennaio 1911, Pitrè intendeva sottolineare i generosi contributi dei numerosi ricercatori, dando così contezza della vastità e della rilevanza che la disciplina aveva acquisito in numerosi contesti europei.

La sconfinata erudizione di Pitrè era già stata evidenziata da Giovanni Gentile che lo aveva definito “storico erudito” (Gentile 1919, pp. 99 e ss.). Il dialogo incessante con gli studiosi nazionali ed internazionali è una costante della produzione di Pitrè, che continuò ad aggiornarsi sulla letteratura scientifica. Scartato il termine demologia per il suo generico riferirsi al popolo, scartato anche il termine folklore per una sua innata ripulsa verso i termini stranieri, Pitrè (2001, p. 34), optò per demopsicologia definendola come la scienza «che studia la vita morale e materiale dei popoli civili, dei non civili e dei selvaggi. [……]. Questa vita è documentata dai diversi generi di tradizioni orali ed oggettive». In questo modo ribadisce il concetto antropologico di cultura che afferma che dove c’è l’uomo c’è cultura e che tutti gli uomini sono “produttori” e “fruitori” di cultura.

Pitrè, in 50 anni di studi, aveva ampliato sempre di più i suoi interessi, i campi di analisi, e aveva scoperto nuovi “oggetti” di ricerca, nuove prospettive, nuovi saperi interdisciplinari. Tutto rientrava, a buon diritto, nella demopsicologia: dal suo primitivo interesse per i Canti popolari agli studi di cultura materiale, al tratteggio dell’indole del siciliano.

La Demopsicologia divenne una disciplina “severa e geniale” che si pose accanto alla Etnografia e alla Sociologia e come “segmento” dell’Antropologia.

Al Congresso internazionale di Londra del 1891, elabora una serie di sunti in grado di fornire un’ampia panoramica sull’intricata questione relativa all’origine delle leggende e delle novelline giungendo, infine, con rara maestria, a districare l’enorme matassa» (Cantarella, in Pitrè 2005a, p. 9). Il volume contiene le Lezioni: Tradizioni narrative: novelle, favole, racconti-fabliaux, leggende; Identità e origine delle novelle: la teoria Grimm e la teoria Müller.

L’opera La poesia popolare italiana (Pitré 2004) contiene le lezioni che lo studioso sviluppò nei diversi anni accademici, a partire dal 1911.

Il tema della poesia popolare rappresenta un campo ampiamente e lungamente praticato dallo studioso fin dal 1865.

I due volumi di Poesia popolare straniera (Pitrè 2005b) sono il frutto della lunga esperienza che Pitrè aveva maturato in qualità di lettore e recensore di tanta pubblicistica internazionale. Le Lezioni furono svolte a partire dall’a.a. 1912- 13.

I Proverbi (Pitrè 2005c). Considerata la “esagerata passione” del demologo per i proverbi, il cui studio condotto in giovane età sembra sia stato la causa prima del suo rivolgersi ad investigare le tradizioni popolari, con una iniziale predilezione per le tradizioni orali, e a conferma dei diversi volumi editi nella Biblioteca delle tradizioni popolari, non poteva certamente mancare un ciclo di Lezioni dedicate alla paremiologia nell’ambito del suo insegnamento.

Chiarisce anche altri aspetti che connotano il proverbio, come per es., il linguaggio figurato (metafora e allegoria): «Secondo i varî popoli e la lingua che essi parlano il proverbio prende colori diversi e figure differenti: colore e figure che sono espressione dello spirito popolare il quale si ripete e riappare con meravigliosa uniformità nei gruppi linguistici presenti. La figura è il linguaggio ordinario dei proverbi: e la metafora ne è l’elemento principale. Linguaggio proverbiale e linguaggio metaforico han tanta comunanza che più non ne hanno tra loro sinonimi»

Molta della materia già presente nei volumi sui proverbi torna in queste Lezioni che, rispetto alle opere, offrono una immagine inedita di Pitrè: quella di un Maestro che ha a cuore l’aspetto formativo dei suoi studenti per i quali predispone accuratamente percorsi didattici chiari, pur nella complessità degli argomenti.

 

Bibliografia:

 

  • G. Gentile, Il tramonto della cultura siciliana, Bologna, Zanichelli, 1919.
  •  G. Pitrè, La Demopsicologia e la sua storia (a cura di L. Bellantonio), Comiso-Palermo, Documenta-Ila Palma, 2001.
  •  G. Pitrè, La poesia popolare italiana (a cura di A. Fragale), 2 Voll., Comiso-Palermo, Documenta-Ila Palma 2004
  • G. Pitrè, I Proverbi (a cura di L. Bellantonio), Comiso-Palermo, Documenta-Ila Palma, 2005c.
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