“Le pietre che diventano Verbo nella Sicilia velata di Adalpina Fabra Bignardelli” di Maria Patrizia Allotta

 
 
L’arte non riproduce ciò che è visibile,
ma rende visibile ciò che
non sempre lo è
Paul Klee
 
   Trionfa in queste pagine l’intramontabile formazione classica, il prezioso stile educativo, il senso del bello e del buono e, soprattutto, la straordinaria sensibilità di Adalpina Fabra Bignardelli.
    Infatti, la chiara struttura portante, la limpida forma espositiva e la trasparenza linguistica dell’intero testo ci riportano, nobilmente, sia ai metodi pedagogici emblematicamente eterni, sia alla cura dei saperi perenni che hanno come unico e vero obiettivo la rivalutazione dell’agire umano trascritto nella stessa storia attraverso l’opera monumentale.
    E, in effetti, il libro - certamente non esaustivo, né ideato da mente esperta in materia e neppure voluto da mano rodata in tal senso - ci riconduce ad un semplice manuale che ha come obiettivo non l’esplicitazione totale dei contenuti, né tantomeno la dimostrazione enciclopedica della conoscenza  ma, piuttosto, il semplice, ma mai banale, innesto nel seme della curiosità a chi - in qualità di umile discente - si accosta a questa prima lettura semplice, immediata, rapida, eppure concreta, utile, costruttiva.
    Dunque, nessuna giravolta, nessun orpello, niente effetti speciali, né magniloquenza altisonante, neppure impalcature sconvolgenti scientificamente valide, solo rapidi elenchi, brevi note, lievi approfondimenti, insomma, come dire, “essenziali appunti”, ecco, “notarelle”, destinate però a quelle rare anime capaci d’intendere il valore di un dono simbolico elargito, quasi in punta di piedi, con straordinario affetto.         
    E in quel dono, il presente s’intreccia con il passato e il passato rievoca pietre e le pietre diventano verbo e il verbo si trasforma in umanità.
    Un tappeto musivo, quindi, dove luoghi - monasteri, castelli, abazie, palazzi - contraddistinti da insolita magnificenza si popolano di personaggi - signori, regine, principi, re - più o meno illustri che hanno, comunque, segnato la storia controversa di un’amatissima terra chiamata Sicilia, storia, di diceva, fatta ora di gesta eclatanti, allegrie indiscusse, sogni reconditi, passioni nobilissime e di vittorie indelebili, ora di sofferenze atroci, di rassegnazioni amare, di tormenti inquietanti, di sconfitte cocenti.
    Un chiaro-scuro invisibile eppure reale - che sfugge forse alla stessa insolita Autrice e al singolare editore Carlo Saladino - fatto di ombra e luce, gioia e dolore, vita e morte capace di rappresentare quella visione mosaicosmica - per dirla alla Tommaso Romano - che ben rappresenta la singolarità del singolo e l’universalità dell’essere.
     Un lavoro epifanico che si concentra su tre piani diversi ma complementari: la sublimazione della storia attraverso il monumento, la celebrazione dell’umanità per mezzo dei veri valori esistenziali, l’idealizzazione della bellezza che rimane autentico mezzo per l’autentico abbraccio con l’Assoluto.
    Un mosaico, più che un libro, di totalizzante incanto.  Ecco, come richiesto, ho detto la mia
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