“Luigi Gedda un leader cattolico per il nostro tempo” di Domenico Bonvegna
- Dettagli
- Category: Scritture
- Creato: 02 Dicembre 2023
- Scritto da Redazione Culturelite
- Hits: 338
La rivista Genesis che mi ha citato nel numero XVIII/1, 2019, mi ha ricordato che avevo recensito un libro sulla grande figura di Luigi Gedda, il fondatore e artefice dei Comitati Civici e della grande vittoria del 18 aprile 1948, delle forze cattoliche e anticomuniste sul Fronte Popolare delle sinistre. Una vittoria elettorale che potrebbe essere espressione di quel conservatorismo italiano.
Il titolo del libro è “Luigi Gedda e il movimento cattolico in Italia” di Marco Invernizzi, Sugarco Edizioni( Milano 2012), In una presentazione del testo in cui ero presente il professore Alberto Barzanò, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, tra le tante cose interessanti che ha detto, una in particolare mi ha colpito: “Non riesco a comprendere come mai la Chiesa si sia permessa il lusso di tenere in ‘panchina’ per oltre 40 anni un uomo così straordinario come Luigi Gedda”. Infatti, leggendo il libro di Invernizzi, è proprio questo l’enigma che non si riesce a comprendere, perché il mondo cattolico a partire dagli anni 60’ ha dimenticato, fino alla totale emarginazione il professore Gedda, che era stato protagonista come guida autorevole prima con i Comitati Civici e poi con l’Azione Cattolica.
Ma perché ricordare oggi Gedda? Intanto per rendergli giustizia e onore e poi perché fu un vero capo, un vero conservatore, una guida sicura del mondo cattolico, sia per quanto riguarda l’organizzazione ma anche per la spiritualità. “Ha affrontato alcuni nodi storici e culturali - scrive Marco Invernizzi nell’introduzione – del secolo scorso in quanto rappresentante di un mondo cattolico profondamente fedele ai principi cristiani e al Magistero del Papa”. Gedda ha operato da protagonista nel periodo storico subito dopo la seconda guerra mondiale fino al 1959, quando lasciò la carica di presidente dell’Azione Cattolica. Tra l’altro proprio questo periodo viene demonizzato a partire dal 1968 dalla cultura dominante, ma anche all’interno della stessa Chiesa, “dove prevaleva in quegli anni l’interpretazione del Concilio Vaticano II come una svolta rivoluzionaria nella storia della Chiesa, in radicale rottura con la Chiesa precedente”. Dieci anni terribili dal 1968 al 1978, molti credenti arrivarono perfino a contrastare il Papa Paolo VI per aver sottoscritto l’enciclica Humanae Vitae contro l’aborto. “Gedda non si lasciò confondere da quel clima – scrive Invernizzi – rifiutando di leggere il Concilio come evento di rottura, ma anche riconoscendo come fosse un Concilio che prevedeva una riforma del modo di porgere il Vangelo all’uomo contemporaneo, e come questa riforma fosse necessaria”.
Luigi Gedda ha attraversato tutto il secolo XX, nato nel 1902, e morto nel 2000. Il libro di Invernizzi non è una biografia ma uno studio su Luigi Gedda e il suo tempo. Tra le tante sue opere importanti, operò nel cinema, nello sport, fondando il C.S.I., ma soprattutto si ricorda per la fondazione dei Comitati Civici, che sono stati i principali artefici del grande successo elettorale della Democrazia Cristiana nelle elezioni del 18 aprile 1948. Questi Comitati che dovrebbero essere studiati meglio, per certi aspetti, assomigliano alla Unione elettorale cattolica italiana (Ueci) che organizzò il Patto Gentiloni nelle elezioni del 1913, portando allora in Parlamento molti deputati del mondo cattolico. I Comitati Civici, scrive Invernizzi, “hanno drammatizzato la campagna elettorale in corso mostrandone le caratteristiche di scontro di civiltà e portare il maggior numero di persone a votare, accompagnando gli ammalati, gli anziani e tutti coloro che potevano avere difficoltà di qualsiasi tipo di recarsi al seggio elettorale”. In soli tre mesi, Gedda costituisce i Comitati, che grazie alla meticolosa organizzazione in ogni parrocchia, fanno guadagnare alla DC quasi cinque milioni di voti rispetto alle elezioni del 1946. “Un lavoro ben fatto”, ebbe a dire Pio XII ricevendo Gedda, l’artefice della grande vittoria. Più tardi don Gianni Baget Bozzo, ha ricordato che “la festa della democrazia e della libertà non è il 25 aprile del ’45 (che è la sconfitta del fascismo e la vittoria dell’antifascismo): è il 18 aprile del ’48, quando il popolo italiano respinge la dittatura socialcomunista e sceglie, con il voto alla democrazia cristiana e ai partiti di centro, la libertà”.
Tuttavia, questa straordinaria vittoria, paradossalmente, ha subito lo stesso trattamento che poi ha subito Gedda: la rimozione, paradossalmente, il 18 aprile è stata una data celebrata molto più dai vinti che dai vincitori, ha scritto Pietro Scoppola. Per due motivi: uno perché segnava la nascita dell’Italia moderna anticomunista e legata all’Occidente; il secondo, perché i Comitati Civici rappresentavano una modalità di presenza politica dei cattolici non partitica e anche se non volevano sostituirsi alla Dc, di fatto davano fastidio.
Peraltro, la Dc, considerava malvolentieri l’esistenza di una formazione politica diversa dalla loro. Ma i Comitati afferma Gedda, “non chiedevano alcun privilegio se non quello di sorvegliare che il partito rimanesse coerente alla sua qualifica di cristiano”. Infatti il professore Gedda rifiutò categoricamente il collegio senatoriale sicuro di Viterbo, chissà quanti aspiranti politici oggi avrebbero fatto la stessa cosa.
I Comitati Civici continuarono la loro funzione fino al 1980 a formare persone per la vita pubblica del Paese. Furono almeno cinquemila le persone che parteciparono ai corsi di formazione di circa quindici giorni l’uno, organizzati nel Getsemani, il santuario fatto costruire e inaugurato nel 1950 a Casale Corte Cerro in provincia di Verbania. Il primo corso nel 1951, fu intitolato al presidente dell’Ecuador Gabriel Garcia Moreno, assassinato per iniziativa della massoneria nel 1875.
Luigi Gedda fu accusato di essere solo un organizzatore ma fu fondamentalmente un uomo di grande spiritualità, intesa non in senso quietista, ma come motore e scopo dell’azione. Un aspetto emerge con la sua opera preferita, La Società Operaia: una vocazione a servire il Cristo nella sua Chiesa, che Gedda servì fino alla fine della sua vita, nonostante ha dovuto subire tanti tradimenti, incomprensioni, umiliazioni e amarezze anche da parte dei suoi amici. “E’ stato forse ‘l’unico grande attore di storia in Italia che abbia accettato di sparire’, ha scritto il suo amico senatore Pietro Mezzapesa. Gedda era consapevole di aver combattuto la buona battaglia quando le responsabilità lo chiamavano e ha saputo vivere nell’umiltà del silenzio e dell’isolamento quando per gli altri non era più utile.
Concludo con le parole del fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, che nella prefazione al libro di Marco Invernizzi scrive: “l’opera che presento è uno dei primi contributi tendenti a far uscire lo scienziato e uomo d’azione italiano dal silenzio che lo ha avvolto per oltre mezzo secolo, un silenzio interrotto soprattutto se non esclusivamente da qualche attacco personale e dai pochi attestati di stima per quanto ha fatto per la Chiesa e per l’Italia”.
Inoltre mi pare interessante sottolineare in questi tempi di crisi della politica italiana, un aspetto importante che aveva colto il professore Gedda, la necessità di un’azione pre-politica, che non escluda quella politica, ma costituisce la premessa del suo rinnovamento e della sua qualità. Solo una dura formazione e una profonda spiritualità permetteranno la crescita di una classe dirigente. Sono le parole che Prearo ha scelto di citare nel suo saggio pubblicato dalla rivista Genesis.