Pierfranco Bruni, “Nelle notti di Ovidio” (Lupi Editore)
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- Category: Scritture
- Creato: 04 Ottobre 2018
- Scritto da Redazione Culturelite
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di Stefania Romito
In questo libro Bruni sembra essersi completamente messo in gioco scegliendo di confrontarsi con Ovidio mediante quelle opere e quegli scrittori che hanno lavorato su di lui, non tenendo affatto conto del loro pensiero e cercando di sottolineare l’importanza della cultura ovidiana rispetto alla cultura di un Mediterraneo moderno all’interno del quale sussistono quegli stilemi, quelle forme, che caratterizzano il percorso di una cultura tra Occidente e Oriente che si forma all’interno del Mediterraneo. Le riflessioni di Bruni si vanno a inserire in una visione che abbraccia modelli di cultura appartenenti a un’epoca contraddistinta da una forte esigenza di integrare eredità, identità ed appartenenze. Ovidio può essere considerato un simbolo di compenetrazione di questi importanti aspetti. Le riflessioni dell’autore, infatti, non riguardano soltanto l’ambito letterario, ma vanno a interessare un percorso visibilmente comparato. Le forme simboliche sono forme sinergiche che si fondono a una visione culturale antropologica. Bruni ha calato Ovidio all’interno di una interpretazione antropologica, leggendo la letteratura attraverso il metodo dell’antropologia e ponendo al centro la civiltà e le culture dei popoli che Ovidio ha attraversato e assorbito. Ovidio quindi, da questo punto di vista, può essere considerato anche un profeta, come lascia intendere lo stesso Bruni, poiché pone nella sua latinità, nella sua forza culturale occidentale, quegli aspetti che provengono da una cultura prettamente orientale, ovvero greca. Ovidio profeta e precursore di un modello di cultura aperto alla latinità, pur avendo come base fondante la cultura greca nell’ottica di un Mediterraneo allargato. Questo aspetto, che Bruni approfondisce in maniera suggestiva, ha decretato la sua condanna all’esilio. Fautore di una cultura post-virgiliana, Ovidio ha comunque attraversato Virgilio, pur non amandolo. Assorbendo Virgilio, ha creato i presupposti per superare anche quella cultura della latinità inserendola in una visione prettamente mediterranea. Il Mediterraneo culturale e geopolitico non si fa solo con la cultura latina, bensì con una cultura che abbraccia il mondo greco, il mondo arabo e il mondo orientale. Una visione che in seguito è compenetrata nella fase finale della vita di Ovidio, in quei dieci anni di esilio vissuti a Tomi, in Romania. In esilio Ovidio diventa il fautore della ricerca di se stesso. Particolarmente toccante e intensa è la parte del libro dedicata all’esilio di Ovidio. Qui il poeta latino si interroga sulla propria condizione di esiliato, affrontando importanti questioni esistenziali. Da scrittore, Pierfranco Bruni si è trasformato in attore, calandosi nei panni del poeta latino. Una metamorfosi che mette in scena un Ovidio del tutto inedito, alla ricerca costante di quella verità che possa dare un senso alla sua condizione di esiliato. Ovidio è autore di opere straordinarie, come le Metamorfosi, gli Amores, le Heroides, Tristia, Ibis, Epistolae Ex Ponto, ma si ricorda soprattutto per le sue elegie d’amore. Quell’amore che Bruni ha saputo rappresentare in maniera sublime nelle parti del libro dedicate a Corinna. Affascinante figura femminile che diventa, metaforicamente e letterariamente, un punto centrale all’interno della ricerca dell’autore così come in quella di Ovidio. Nella sua triste condizione di esiliato, la solitudine si rivela per Ovidio preziosa guida esistenziale in un’ottica metaforica e filosofica. È proprio in questo ultimo periodo della sua vita che la comunicazione diviene in lui un viaggio metafisico attraverso quei simboli e miti che il tempo ha reso modelli culturali imprescindibili, veri e propri archetipi esistenziali.
Un libro per approfondire la conoscenza di Ovidio, ma soprattutto per cogliere in lui aspetti del tutto inediti nell’ambito di una dimensione antropologia.