Recuperi/4 - “Introduzione al mistero dei Gabellieri/Banchieri” di Piero Vassallo

La cucina del treno emanava struggenti aromi: aceto, lardo emiliano, ci­polla, basilico di Liguria, zenzero, timo, sedano e carota. I posti a tavola erano occupati da avventori per lo più effervescenti e ciarlieri. Un’affluenza ecce­zionale, per un giovedì sera.
Il rollio del rapido comunicava allo stomaco un vago disagio. L’accompa­gnatore autoritario di una comitiva gitante - la cadenza veneta, un bel gessato, sulla cravatta i casti colori dell’autunno, all’occhiello il distintivo calcistico del Milan - coniava freddure e porgeva ragguagli iniziatici (d'ispirazione ban­caria).
Strappò i gridolini delle matrone annunciando la storiella del mago, che commette prodigi sessuali nel bagno turco. A spese di un incauto benestante, tifoso dell'Inter. Naturalmente.
Un classico, dal repertorio dell’umorista Fanfulla. Giacca da palcoscenico e cappello floscio, l’attore d'avanspettacolo (e di rarissimi, preziosissimi film) recitava circondato da un nugolo di figuranti/ballanti attempate e arditamente seminude.
Titolo dell’aneddoto sapienziale: l’essenza della magia bancaria. Perso­naggi: un mago, un risparmiatore scettico, un andrologo di passaggio.
Incipit historia.
“Permette che mi presenti?” e il protagonista mise avanti un biglietto da visita: Dottor Mario Collina dei Pizzichi & Bocconi, guaritore e banchiere ame­ricanista. Diplomato a Dallas, laureato in gabellerie a Calcutta, iniziato in un gabinetto tantrico. Ramo diamante e folgore. Estasi e illuminazioni. Ordinato cavaliere della divinità marcionita dal reggente dell’Ordine Umano Universale.
"Nel tempo libero esercito la professione di miracolista economico ed er­meneuta dei messaggi lanciati dalle agenzie di ratti”.
"Rating", lo corresse il periclitante. "Ratti", insistette il mago. "L'aggettivo ratto significa velocità nei miracoli, ella conosce certamente il significato di espressioni quali ratto gesto, ratto pensiero, ratto affare, ratto addebito e si­mili."
“Quali miracoli?” domandò l’incauto deuteragonista, stordito dalle inu­suali parole. “Vedo che Ella inarca le sopracciglia. Forse è agnostico? Non crede nella scienza arcana? Il campo dei miracoli per lei si riduce alla religione? Ignora resistenza del miracolismo economico?”
“Veramente...”, il profano fece spallucce.
“Perché non provare?”
“Provare che cosa?”
“Il miracolo bancario”.
“Non esiti, lo compia, qui, davanti a tutti, invece di parlarne. Se n’è ca­pace”.
“Scommettiamo?”
“Perché insiste? Sospenda la chiacchiera e faccia il miracolo”.
"Insisto perché lei ha un brutto colore..."
"Che cosa c’entra il colore? Lei è un banchiere, non un medico, dopo tutto..."
"C’entra, c’entra... le banca costituiscono un sistema medicinale". Tra l’inaudito e il risparmiatore scettico, s’intavolò una snervante trattativa. Per udire la battuta finale il viaggiatore, incuriosito, si piantò in mezzo al traballante corridoio, fingendo di cercare qualcosa fra le sole carte da tasca, il tagliando della preno­tazione, ad esempio.
L’esoterico esponeva la dottrina del mae­stro acrobatico torinese Emilio Zulo della Casa editrice Fraternità Ulana.
Se non che l’essoterico, guardingo, s’impuntava su un antipatico preliminare urologico. Lo giudicava spiacevole e scon­veniente.
“Non si potrebbe evitare codesta distur­bante ispezione?”, disse proteggendo la cintura con le mani.
“No, è per la sua salute”, rispose il mago della finanza. “La salute?”, domandò la vit­tima, gettandosi nel vicolo cieco. “In una pagina illuminante di Aperçus sur l’initiation, il sommo matematico René Guénon ha decretato l’indispensabilità della di­scesa: visita inferiora terrae retificandoque invenies occultum lapidem. Vitriol”.
Illuminante? Mah! A ogni modo l’esame a dito era necessario per il bene (la salute) dell’incredulo. L’alta magia e il grande gioco (le grand jeu) hanno leggi inflessibili. Codificate dai Carli di Lubecca. Era questione di pochi attimi, ad ogni modo. Un fastidio trascurabilissimo.
“Per via della connessione prodigiosa”, soggiunse il mago, con tono mi­sterioso.
“Quale connessione?” “Non posso svelare il mistero del tantra bancario, se non scommette”, sorrise il sedicente mago.
Per piegare la resistenza dello scettico il mago moltiplicò la sua posta più volte senza incrementare quella dello sfidato. Infine l’incauto cedette alla somma elevata. Carta frusciante. Una cifra ingente, a portata di mano. L’alta posta, dopo tutto, valeva la candela, cioè il dito medio: “Ecco la mia posta. Aggiunga la sua e vediamo il millantato prodigio”. Su proposta del mago nominarono il giudice di gara, un andrologo napole­tano di passaggio, al quale fu consegnato un fischietto regolare dal trillo ju­ventino.
(Il barzellettiere, per farla breve, tacque l’inganno, ma l’andrologo, che peraltro abusava del titolo, faceva coppia fissa con il falso mago).
Si giunse infine al promesso miracolo. Il mago, infilò il dito medio in un guanto di gomma e con un subdolo sorriso sulle labbra, iniziò l’esplorazione.
“Dica trentatre!”, intimò.
“Perché ventitré?”
“Trattasi di numero esoterico”.
"Numero miracoloso", precisò Vandrologo.
"Numero della salute e della prosperità, a ben vedere".
“Aih!”
Il profano lamentò un silurante fastidio e rimase sorpreso quando l’arbitro, dopo aver fischiato tre volte, alzò le braccia del vincitore.
“Miracolo, vedano la magica connessione”. Scrosciò l’applauso.
"Complimenti, lei è guarito!".
Il mago gongolava. La connessione, altrimenti detta congiungimento o pe­netrazione iniziatica, era sotto gli occhi dei bagnanti turchi. Il profano era stu­pefatto, ma non ancora domo.
“Di quale miracolo parla?”, protestava irrigidendosi.
“Guardi le mani, guardi le mie mani”, consigliò il mago giubilando e scuo­tendo le mani.
“La magia economica è strutturalmente imprevedibile”, gli fece notare il falso andrologo, mentre consegnava al gongolante vincitore la somma messa in gioco dal risparmiatore.
“Nella banca la magia si capovolge in sodomia”, commentò una viaggia­trice.
"Il dito batte dove la banca vuole", osservò un'altra. Dito...
Nella rievocazione degli incantesimi finanziari è d’obbligo citare due ap­propriate parole - ilare connubio - che si leggono nel raffinato commento di Giorgio Quagliotti alla poesia di Annarosa Fallucci.
“Durum sex sed sex”, glossò infine il narratore elegante. Mimando la danza del ventre, teneva le braccia alzate e muoveva a ventola le mani. Il pro­fano coglie solo gli aspetti volgari della scienza prestidigitatoria.
“Ih! Uh!” ridevano sguaiatamente le altre viaggiatrici sognando incande­scenti ma improbabili ispezioni.
Non capivano che la penetrazione bancaria scende a profondità scono­sciute nella terra del crepuscolo.
Altro che ridarella. Come insegna uno squisito esploratore, in un libro dalla copertina color pastello, opportunamente citato dall’andrologo, il corpo dei penetrati è il luogo di un sapere terribile, che dà la chiaroveggenza.
Meglio l’oscurità, disse fra sé e sé il viaggiatore.
 
 
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