XXXI Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà

Rolando Certa  il primo a sinistra, Antonio Saccà il terzo da sinistra a destra
Con Elsa De Giorgi avevo viaggiato .Parigi, dove il fratello Edgardo era Addetto culturale. Ci recammo con Enrico Falqui e Gianna Manzini, credo per dare alla Manzini  manifestazione dei suoi scritti. La coppia Manzini-Falqui  aveva qualche ascendente nella ”destra”. Falqui avversava il gruppo Moravia-Pasolini, con spregio da Moravia e Pasolini che non lo consideravano . Tuttavia Falqui nella sfera della “destra” esisteva.  Si manteneva  giovane non essendolo, capelli alla Mascagni, appiattiti, un volto deciso, alto, asciutto, disposto alla polemica,  cavaliere della Manzini, di anni avanzati su Falqui. Gianna Manzini si mostrava una dama all’antica, una damina da salotto aristocratico, poche parole che pretendevano ascolto e apprezzamento. Falqui e Manzini si univano anche nella fedeltà alla prosa d’arte, con Emilio Cecchi, forse Salvatore Battaglia, jl quale  però si interessava allo sperimentalismo. Un piccolo mondo conservativo, che attingeva alla rivista  “La Ronda” ed in capo originario a Giacomo Leopardi, la cura stilistica, la “prosa d’arte”, dicevo, la cura della “pagina”, della scrittura. Vincenzo Cardarelli veniva apprezzato, in effetti fu un “leopardiano” sincero, poesie lirico-narrative e prose ingiustissimamente dimenticate. Lo stesso per Antonio Baldini. Si antepose lo sperimentalismo futurista o qualsiasi sperimentalismo. E  la confluenza di “rondisti” nel Fascismo, li condanna all’oblio. Ma a leggerli, i rondisti si fanno leggere. E risultano amanti della tornitura, della parola, dello stile. Si può degradare nel lambiccamento,  ma sovente ha espressività realizzata, non lo scrivere come tira quale che sia. Quando Vallecchi pubblicò il mio primo libro di poesie:”La Conclusione ”, 1965, Mario Luzi disse nella Nota editoriale che io  mi legavo al rondismo, lo ignoravo, in realtà, ma fui avversato appunto in quanto  ritenuto non sperimentale nel periodo di scopiazzature sperimentali(inserimento di lingue straniere, parlato, perdita di musicalità dei versi, una prosa in versi che di poesia manteneva soltanto il rigo minore in lunghezza). Nessuno che valga, tutto al macero di tanto sperimentalismo, non perché fosse sperimentalismo ma perchè presumeva di rendersi espressivo con qualche  “trovata” già in uso da Pound. Eliot…
   Di viaggi ne facemmo, Elsa ed io, anche nell’Unione Sovietica, povera, traffichina, a quel tempo, anni Settanta, negozi desolati, dissestati, gente intimorita, mal ridotta, file per acquistare cosette. Andammo in Spagna e di certo in altri paesi,  non ricordo. In Francia l’ho detto. Il fratello di Elsa, l’Addetto culturale italiano in Francia, aveva per consorte la collaboratrice di Solzenicyn, una russa, animatrice della Radio occidentale antisovietica, in Germania Occidentale. Conoscevano l’Impero Sovietico e ne proclamavano  l’orrore in modo accanito.
Quando mi trapiantai nell’abitazione di Norma, a via Nomentana, lei  gestiva una piccola merceria, vicina. Era stata consorte di un uomo,  mi diceva Norma, troppo infedele, il quale si era addirittura invaghito di una bruttissima donna magrissima , questo mi dicevano, Norma e qualche sua amica, aggiungendo che era fantasioso nell’intimità. Nate due figlie dal loro matrimonio, una la conobbi minimamente, l’altra  una bellezza da esemplare, proprio la bellezza, gran chioma diffusa semibionda, volto lineare,con   delicatezze in ogni tratto, labbra, ciglia, sopracciglia, rifinita,                                                                e movenze di aquila data l’altezza. Mi suscitò complicazioni. Era fidanzata, e si sposò,  ma voleva essere tenuta in conto da chi la impicciava.
Nel periodo in cui mi accampavo nella casa con il giardino, essendo incapace di ordine, cartonate di scritti le  posi fuori porta. Un giorno che  diluviava, la padrona di casa, passando,scorge quell’involucro, entra nel giardino, prende e  getta. Erano i miei scritti di ragazzo e giovanili. Spero che esista l’inferno. Anche soltanto per lei.
Con Norma viaggiammo scarsamente, la portai in Sicilia, avevo da presentare miei libri, Palermo, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Sciacca. Che affetto, che amicizia, che slancio! Il mio Saggio su Nuovi Argomenti, il volume di poesie, la collaborazione a giornali determinanti, a quel tempo, L’Unità. Paese Sera, la rivista Opera Aperta mi davano notorietà, anche i mezzi di diffusione visualisti, e poi “venivo dal Continente”, ero il siciliano che sta al Nord, diciamo. Uno dei locali si chiamava Rolando Certa, a Mazara del Vallo, idimenticato: spontaneo, devoto alla cultura, al di sopra di competitività negatrice. Un altro galantuomo di nome Nat Scammacca, Gianni Diecidue, Salvatore Giubilato, non mi risorgono i nomi di altri, scrivo a memoria, li riferirò, concepivano riviste, incontri dei popoli mediterranei,  animazione onesta, appassionata, collaborai ampiamente, chissà , qualcuno avrà salvato la rivista Impegno 70. Nell’immagine Rolando Certa è il primo a sinistra, io il terzo da sinistra a destra. . Norma venne con me , e sbalordì a vedere come ero accolto. Ignorava chi io fossi, estranea al mio mondo,  sarà stato per tale ragione che ne fui tratto, nessuna invadenza, e poi ,il corpo,almeno per un certo periodo, e starmene tranquillo, appartato. Norma, piena, faccendiera nella domesticità, senza mente culturale, piacque a mia madre ed a mia sorella Anna. E tuttavia questa apparenza di semplicità domestica manteneva qualche segreto, aveva relazione  con un carabiniere coniugato  che stava  in un luogo non distante da Roma, la consorte in Calabria, costui di  Norma si giovava quando stava Roma ,e quale donna. Per cause non conosciute  ebbero contrasti, forse Norma chiedeva l’unione, o non si riteneva aiutata. Nel tempo in cui stavo con lei senza abitare da lei, Norma manteneva il rapporto con quest’uomo, il quale addirittura mi chiamò e mi sconsigliò di avere contatto  o qualcosa del genere con Norma e allorchè partimmo per la Sicilia giunse alla stazione e intimò a Norma di non  avere intimità con me, compresi da un loro dialoghetto, e Norma assentì’, e così fu, restammo insieme , divisi,,  per tutto il viaggio.Ed io ad accettare! Poi credo che quel signore tornò in Calabria. O chi sa dove.
Un pomeriggio che Norma andava come sempre nel suo negozietto, la figlia, ormai sposata, rimase nell’abitazione, mi si avvicina, si scopre, io ebbi stupore,   si coprì agitata, uscì, si recò dalla madre, disse che io avevo tentato ciò che non era accaduto, e che dovevo andarmene. 
Il passaggio dalla Sinistra a Destra fu meno sconvolgente di quanto si reputa, almeno nel mio caso. Mai di un Partito, convinzioni ma non Partito. Che una maggioranza mi obblighi il pensiero non lo giudico accettabile. In concreto, motivi esistenzialistici, soprattutto, mi spinsero. L’uomo non è un intreccio di relazioni sociali come sostiene Karl Marx, l’uomo è un Io cosciente. Né il tratto essenziale dell’uomo è  il lavoro produttivo mediante strumenti, come ritiene  Marx. E  la coscienza e l’autocoscienza a definirlo uomo. Né l’uomo si può placare nella constatazione che esiste  ciò che esiste. Sarà pur vero che ignoriamo e ignoreremo come mai esiste ciò che esiste ma l’ansia dell’inconoscibile non è sopprimibile, per me. E la morte è tragicissima non una caratteristica della specie da accettare, come sostiene Marx. No. E’ la tragedia dell’individuo, che ciascuno può considerare accettabile ma può considerare mostruosamente dolosa. Al dunque vi è un uomo esistenziale che il marxismo, come l’Idealismo risolvono nella Storia, ignorando che l’uomo è nella Storia ma soprattutto nella Natura, e la Natura è metafisica giacchè ne ignoriamo il fondamento. Ma vi era un aspetto del marxismo che ritrovai a Destra, la incertezza di considerare il capitalismo la soluzione  finale dei sistemi economici. Lo stiamo vivendo, ad un certo livello di sviluppo tecnologico l’occupazione crollerà e la concorrenza diverrà una guerra. A Destra, non sempre con la dovuta competenza, in ogni caso vissi preoccupazione e indagini. Come avevo  vissuto a Sinistra. La Destra Sociale era investigativa. Ripeto, non sempre con sufficiente comprensione. Mi trovai al mio posto.
Lasciai Norma che fu costretta a lasciarmi non volendomi lasciare.
Era una mia studentessa, ma non era una mia studentessa, veniva  da un quadro di Raffaello, la Madonna della Seggiola. Vi sono donne che si fanno guardare inginocchiandoci. Per culto della bellezza, ultima Dea superstite. Era una mia studentessa. 1980.Fu come salire una vetta, ad ogni passo un panorama e salendo scopri  ancora e lo scoprire sempre più bello, e quando giungi alla cima e scopri tutto rimani immobilizzato e comprendi il grido di Faust:Fèrmati attimo, sei bello! Così è, la bellezza ferma lo sguardo. Una mia studentessa. 1980.
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