Fabrice De Nola, in esposizione presso Elek’arte, a Palermo - di Anna Maria Bonfiglio
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 16 Luglio 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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Sono andata a vederla con una mia amica pittrice. Io sapevo cosa avrei trovato, ma lei, entrando, è rimasta senza parole.
E, mentre lei rimaneva a bocca aperta, io osservavo compiaciuta il pittore, mio coetaneo. Anzi, forse un paio d’anni più giovane. Lo vedevo, contento e sereno, sia per il bell’esito della sua esposizione, sia per la sua dote naturale di pacifica fiducia in se stesso, mentre lo affiancava, altrettanto gioiosa, la compagna, nel classico kimono giapponese. La delicatezza e compitezza di questa donna emanava una composta serenità dalla quale traspariva una vera gioia nell’avere a fianco l’artista compagno.
Da alcuni anni Fabrice racconta, attraverso tappe successive, la fascinazione e gratitudine che vive in questo rapporto. Tenerissimo vederli, compiti e lucidi.
E l’esposizione è una meraviglia. È sempre vero che una mostra deve essere vista senza pregiudizi, senza idee preconcette. Così, un mondo ti si apre davanti quando posi il tuo sguardo su queste ipotesi di vita.
Un incontro magico fra loro, e da esso è scaturita l’Arte.
Arte è quella pausa di riflessione nella quale si disvela, per brevi momenti, la realtà che ci è occlusa da sovrastrutture di banalità e confusione.
Questo brevi momenti sono un sollievo: immediati racconti che sono come bolle d’ aria mentre nuoti sotto l’acqua. Sei immerso nel tuo mondo, alzi lo sguardo e un attimo di meraviglia ti permette di rientrare nel “tutto”.
Fabrice è stato in grado di riprodurre questi momenti di Realtà.
Con una pittura esperta, concreta, magistrale. Ci apre la sua mente mostrandoci spiragli dei suoi momenti cristallizzati.
L’esposizione è meravigliosa, essenziale, curatissima; poche opere selezionate disposte con attenzione sulle pareti candide.
E lei è davanti ad una finestra a vetri, guardando altri vetri nei palazzi di fronte. E, davanti a tutto questo azzurro, è un'apparizione consolante.
La nitidezza del suo costume, dipinto con colori caldi, e che annega nell'azzurro liquido, umido e irreale dell'ambiente che la circonda, è l'incontro tra due mondi, il mondo dei suoi pensieri e quello nel quale è immersa. Quale dei due è mondi e più reale?
Diventa un incanto magico il breve tragitto dopo la pioggia.
Una figura elegante si riflette appena sulle superfici delle chiazze d’acqua. Qui è stato colto l’attimo nel quale ipotesi e realtà si sfiorano e d’incontrano. Soltanto un attimo. Ma la vita di un artista (ed anche di un critico) è fatta di questi attimi. Nel nostro cammino cerchiamo momenti di realtà. Essa occhieggia e devi sapere dove cercarla, devi saperla riconoscere. Forse è questo che sta pensando la donna con il kimono giallo che campeggia, sontuosa ed imperiale, su una parete tutta per lei:
il suo sguardo è coperto da una nuvola in oro (il colore della trascendenza) ed altre nuvole in oro celano sottintesi dettagli.
Eppure questa immagine irreale ci svela dove è nascosta la Realtà:
essa è esattamente dietro di lei; lei fa da schermo e soltanto se noi abbandoniamo i nostri pregiudizi, e avremo la pazienza di attendere umili che il passo di lei sia compiuto, potremo ammirarla nel suo nitido splendore.
Perché la Realtà sta nascosta oltre.
Non siamo in grado di scoprirla. Possiamo soltanto attendere che lei si degni di mostrarci un frammento di se stessa. Possiamo soltanto essere pazienti cercatori. Essa non si mostrerà a noi se siamo saturi di certezze, perché lei odia la nostra arroganza.
Ed è per questo che una esposizione di Fabrice de Nola deve colmarci di gratitudine: lui fa, per noi, ciò che noi non siamo in grado di fare.
Lui attende, cerca, è un poeta.
Dolce compito, il suo.
E noi ci nutriamo della sua incredibile consapevolezza di Realtà.
Palermo, 30 aprile 2025
Anna Maria Esposito per Fabrice de Nola
Kaimamiru – Elenk’Art (16 aprile – 15 giugno 2025)
Fabrice De Nola è un artista italo-belga nato a Messina nel 1964. Ha studiato pittura all’Accademis e Fotografia. Negli anni '80 e '90 ha lavorato come scenografo a Ginevra, II Cairo e Roma, utilizzando tecniche come la fotocopia e la fotografia a supporto della pittura.
A partire dal 1995 ha integrato l'uso del computer nella progettazione delle sue opere. Nel 2006 ha realizzato le prime tele a olio con codici QR dipinti, pionieristiche nel collegare l'arte tradizionale a contenuti digitali accessibili tramite dispositivi mobili.