Amo la terra

di Vincenzo Gennaro

 

Amo la terra, il corpo celeste, il mio pianeta azzurro.

Amo la terra, la madre terra che ci nutre tutti.

Amo la terra, il mio materiale, l’argilla con cui ci fece il creatore, amata da tutti gli artisti del mondo  per modellare e tornire le loro creazioni e le loro creature.

Amo la terra per la bellezza e la varietà dei suoi paesaggi, delle sue forme e dei suoi colori.

Amo il rumore dell’acqua  che scroscia fra i ciottoli, che sussurra quando scorre in pianura e che tuona quando precipita dalle cascate e dai dirupi.

Amo la terra fertile che produce piante, fiori, frutta e ricicla ogni cosa. Nella terra i tronchi, i rami e le foglie che muoiono nutrono i germogli che nascono.

Amo la natura ed il ciclo vitale dove tutto ha un senso ed una ragione, dove nulla si perde, dove tutto e perfetto, la vita nasce cresce e muore nell’aria, nell’acqua e nella terra ma anche sottoterra.

Amo i contadini che curano la terra, la carezzano e la baciano, puliscono i solchi per fare defluire le acque, creano argini e siepi, terrazzano come a Machu Pichu, spietrano e diserbano, piantano alberi e curano orti, potano e annaffiano i fiori, raccolgono, mietono e non buttano nulla, tutto si riusa per dare nuova vita alle cose in disuso, li amo perché hanno il tempo per pregare, per cantare, ridere e amare la terra e la creazione

Ma il mondo è cambiato e cambierà ancora di più. Noi amiamo lo spreco, il superfluo, l’usa e getta, produciamo rifiuti, solo rifiuti, troppi rifiuti, ne siamo sommersi, sprechiamo acqua, energia e viveri.

La deforestazione, i combustibili fossili cambiano il clima, la terra suda, ha la febbre, si sciolgono i ghiacciai si alza il livello dei mari sommergendo le coste. Presi da una frenesia distruttrice cerchiamo nell’universo un’altra terra dove andare quando avremo totalmente distrutto la nostra  e dovremo buttarla come un rifiuto, un limone spremuto.

Il problema non è il cambiamento, tutto cambia da sempre, è la sua accelerazione, sopravvive chi si adatta, come sempre, ma il tempo per adattarsi non c’è più, così il nuovo travolge e sconvolge il mondo.

Oggi il nuovo è ciò che deve nascere, perché appena nato diventa obsoleto, rifiuto a volte biodegradabile a volte no, per questo abbiamo perso il sorriso, non cantiamo più e abbiamo dimenticato le preghiere, non abbiamo più il tempo di ammirare la bellezza, di goderci una gioia, tutto diventa superfluo, siamo superati, scavalcati ogni giorno da una  realtà aggressiva che incombe.

 

Alla nostra sapienza serve nuova sapienza, cosi invecchiamo studiando e moriamo coscienti di non sapere ciò che serve sapere, perché anche il sapere è cambiato, non sappiamo cosa fare della nostra conoscenza  superata e obsoleta. Vincenzo Gennaro

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