“Non solo mondiali di calcio. L’altra faccia del Qatar” di Domenico Bonvegna
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- Creato: 12 Dicembre 2022
- Scritto da Redazione Culturelite
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Secondo alcune fonti giornalistiche la costruzione degli stadi nel piccolo stato qatariota è costata la morte di circa 6.500 operai, tutti provenienti dai Paesi vicini. Gli organizzatori del Mondiale insieme alla Fifa e naturalmente l’Emirato, cercano di minimizzare lo scandalo, aiutati per la verità anche dal mainstream giornalistico sportivo che si adegua al verbo dei ricchi organizzatori. Sicuramente non vedremo nessuna squadra inginocchiarsi in segno di solidarietà per questa strage di operai. Ma c’è un altro tema che dovrebbe allarmare l’opinione pubblica mondiale ed è l’inchiesta che hanno condotto due reporter, giornalisti francesi, Christian Chesnot e Georges Malbrunot. il primo di France Inter, il secondo di Le Figaro, entrambi per molti anni sono stati corrispondenti dal Medio Oriente. Dall’inchiesta è nato un libro, “Qatar Papers. Il Libro Nero dell’Islam”. Sottotitolo: “Tutti i documenti sui finanziamenti dell’Emirato in Italia e in Europa”. Il testo pubblicato da Rizzoli, per Mondadori Libri (2019).
Il Qatar, un Paese appena più grande della Corsica, che si fa fatica a conoscere l’ubicazione geografica, abitato da sole duecentomila anime, “quale interesse può avere - si chiedono i giornalisti - nel riconvertire delle chiese siciliane in moschee? Per quale motivo sovvenziona un liceo nella banlieue di Lione con il benestare delle autorità locali? E quale Islam si propaga in questo modo? E’ compatibile con il nostro sistema repubblicano? Dobbiamo insospettirci?”.
Il testo di Chesnot e Malbrunot, ruota intorno all’organizzazione non governativa (ONG), “Qatar Charity”, fondata a Doha nel 1992. Nasce con lo scopo di assistere e migliorare le condizioni di vita dei soggetti più bisognosi, un compito che soprattutto svolge tra le comunità islamiche presenti in Europa.
A prima vista possiamo considerarla come le altre organizzazioni umanitarie, come “Medici senza frontiere”, “Care International”. All’interno dell’associazione i giornalisti hanno scoperto che esiste un documento (Al-Ghaith), dove si ambisce a diventare, “il primo motore della diffusione della cultura islamica in Europa e nel mondo”. Dall’opuscolo emerge una precisa strategia, una missione, che deve essere sviluppata in tutto l'Occidente con programmi e progetti culturali, educativi di matrice islamica, con i migliori mezzi e strumenti possibili. Naturalmente Chesnot e Malbrunot, fanno nomi e cognomi, di tutti gli operatori protagonisti di questo lavoro missionario islamico in Europa.
Altro fattore inquietante è che gli autori di questo importante documento, sono convinti che l’ispirazione di tutto questo progetto di Qatar Charity sono i Fratelli musulmani che si ispirano all’ideologo, Hassan Al-Banna, che fu anche teorico del Jihad e poi dello sceicco egiziano Yusuf Al-Qaradawi, il patriarca degli integralisti islamici.
La Qatar Charity destina fondi abbastanza cospicui per costruire moschee, scuole, centri culturali e altri beni immobili. Il testo pubblicato dalla Rizzoli è un’indagine esclusiva che dall’Europa arriva all’Italia. I due esperti di geopolitica mediorientale hanno seguito le ramificazioni finanziarie di Qatar Charity nel nostro continente, analizzando un’imponente mole di documenti riservati, comunicazioni interne, ricevute di versamenti, peraltro riprodotti nel libro, che tutti possono consultare.
Da tutto questo lavoro giornalistico emerge che la Ong qatariota serve da supporto capillare ai vari movimenti islamisti e in particolare alle associazioni vicine ai Fratelli musulmani. In particolare tra i più attivi risulta il direttore di Qatar Charity Britannica, Ayyoub Abouliaqin. Emerge tra l’altro che tra i finanziatori non ci sono solo singoli fedeli musulmani, ma anche persone molto vicine all’emiro.
Naturalmente i giornalisti francesi sono consapevoli che tra i cinque pilastri dell’Islam c’è la carità, (zakat), l’obbligo del fedele di “purificare” le proprie ricchezze destinando una quota ai bisognosi. Comunque sia i due giornalisti ci tengono a precisare che questa loro inchiesta non intende gettare una luce fosca sulla religione islamica o demonizzare il Qatar per partito preso. Anzi ammirano i progressi compiuti da questo piccolo Paese della penisola araba.
L’inchiesta è iniziata nel 2018, i giornalisti sono incuriositi da una cartina in arabo dove si riassume i progetti finanziati dall’ONG qatariota in tutto il mondo: ben 8148 moschee e 490 centri di memorizzazione del Corano, di cui 138 tra moschee e centri islamici nella sola Europa. Dati impressionanti che avvalorano le informazioni contenute nei documenti affidatici, e che mostrano come Qatar Charity sia impegnata in un’attiva campagna di proselitismo religioso su scala planetaria. Si inizia a guardare quello che accade in Francia, dove sta cambiando non solo la topografia delle città, con le costruzioni di edifici religiosi islamici, ma anche le caratteristiche culturali e sociali del Paese.
Gli autori dell’inchiesta si soffermano sulla moschea-cattedrale di Mulhouse, la realizzazione del progetto è diventata altamente simbolica per la comunità musulmana. Più che di una moschea, si tratta di un vero e proprio centro di vita sociale gestito dall’associazione dei musulmani d’Alsazia (AMAL), vicina ai Fratelli musulmani. Tuttavia, scrivono i giornalisti francesi, “il Paese europeo più interessato dagli investimenti religiosi di Doha è l’Italia, con ben 47 progetti (cui Qatar Charity, fino al 2014, ha destinato quasi 23 milioni di euro); seguono poi Francia (22 progetti), Spagna e Gran Bretagna (11)...”
Interessante la questione della costruzione del Liceo Averroes di Lilla, nel Nord della Francia, il primo istituto musulmano che vanti un contratto d’associazione con lo Stato francese. In questo istituto, riconoscono i dirigenti musulmani, di voler formare un'élite che possa in seguito costituire la classe dirigente della comunità musulmana. “Sogno un ospedale Averroes, sogno un’università Averroes”, dice un imam, alludendo a una società parallella che avrebbe seguito i principi dell’islam politico promosso dai dirigenti della scuola.
Bisognerebbe soffermarsi anche sulla particolare “moschea dei martiri” di Poitiers, che non è un centro qualsiasi, significa molto per noi cristiani europei, dove Carlo Martello nel 732, fermò gli eserciti islamisti, naturalmente anche per i musulmani. I dirigenti musulmani cercano di minimizzare su che cosa rappresenta il luogo, per ora che sono in minoranza. A questo proposito i giornalisti francesi sottolineano come spesso questi dirigenti islamisti aggiustano il discorso a seconda del pubblico è una loro costante. Spesso appaiono ambigui nel loro linguaggio e quindi nei loro intenti, soprattutto quando negano di ricevere denaro da Doha.
Ci sarebbero altri temi da segnalare, ben descritto nel libro dai giornalisti francesi. Nei misteriosi investimenti immobiliari traspare sempre questa voglia di acquistare terreni per edificare luoghi di culto, mi sembra quasi una vera e propria ossessione dei dirigenti musulmani. Concludo citando un testo un pò datato ma che può essere ritenuto ancora attuale. Un testo breve di quattordici pagine dattiloscritte in arabo, col titolo: “Verso una strategia mondiale per una politica islamica”, una sorta di manifesto della conquista politica e religiosa dell’Occidente attuata con l’infiltrazione nelle strutture pubbliche, la propaganda, gli investimenti economici, la creazione di associazioni ecc. L’autore di questo documento è Youssef Nada, accusato di essere il banchiere di Al-Qaida, poi scagionato. E’ ancora attuale questo testo del 1982? Per Sylvain Besson va preso sul serio.