“Palmyra, verso la rinascita. Il sito archeologico riaprirà nel 2019” di Giuseppe Massari

Risorgerà dalle sue ceneri e sarà riaperta ai visitatori l’antica città di Palmyra in Siria, tra il 2015 e il 2016 gravemente danneggiata dagli attacchi delle milizie dell’ISIS e oggi pronta a ricevere importanti interventi di restauro. A dare la notizia dell’apertura del sito archeologico, prevista per l’estate 2019, è il governatore della provincia di Homs Talal Barazi, sottolineando il contributo cruciale dell’Unesco, della Russia, della Polonia e dell’Italia nel riparare ai danni inferti dai terroristi alla città antica tra il 2015 e il 2017.  Chiamata Sposa del Deserto per essere stata, nell’antichità, una città di sosta per tutti i viaggiatori e i mercanti che attraversavano le regioni desertiche della Siria, Palmyra è un crocevia di civiltà che ha assistito, nei secoli, al passaggio e alla stratificazione delle culture greca, romana, persiana e islamica. Dichiarata nel 1980 Patrimonio dell’Umanità Unesco, nel 2013 l’antica città, in seguito allo scoppio della guerra civile siriana del 2011 e all’ascesa dell’ISIS, viene aggiunta all’elenco dei siti del patrimonio mondiale in pericolo. Nel maggio del 2015 l’ISIS occupa Palmyra, di cui distrugge le sue perle più preziose: il Tempio di Bel, il Tempio di Baalshamin, l’Arco di Trionfo e le colonne nella Valle delle Tombe. Risale allo stesso periodo, inoltre, la decapitazione da parte dell’ISIS di Khaled al-Asaad, archeologo responsabile del sito archeologico di Palmyra. Dopo essere stato espulso dall’esercito del governo guidato da Assad, il gruppo terroristico occupa nuovamente Palmyra nel marzo del 2016, per poi perderla nuovamente nel dicembre dello stesso anno. La Siria si riappropria così della sua città, oramai sventrata, offesa, in attesa di riscatto: nel gennaio 2017, la direttrice generale dell’UNESCO Irina Bokova ha descritto la distruzione del Tetrapylon e della facciata del Teatro romano di Palmyra come un “crimine di guerra” e un “colpo contro il patrimonio culturale”. Dopo la riconquista dell’area da parte dell’esercito siriano nel 2017, sono iniziate le operazioni di recupero: se lo scorso anno il pubblico italiano ha seguito con passione l’innovativo intervento portato a termine dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma sui due altorilievi noti come Busti di Palmira, con il progetto “Emergency Safeguarding” l’Unesco ha condotto un fondamentale intervento sul Portico del Tempio di Bel.  Nel frattempo a Damasco gli esperti del Museo Puškin di Mosca sono impegnati nel restauro di statue e sculture provenienti dal sito archeologico, molte delle quali si presentavano in mille pezzi. E mentre nel Museo Nazionale della capitale siriana il celebre Leone di Al-lāt, del peso di 15 tonnellate e dell’età di 2000 anni, splende di nuovo della sua antica bellezza, un nuovo programma di interventi è pronto per rendere completa la rinascita, rendendo sempre più realistico il ritorno dei visitatori tra i tesori di uno dei più importanti siti archeologici del Medio Oriente. 

 

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