“Quanto è buono il riso da Moku” di Antonio Saccà

Vorrei i cominciare, senza particolare scientificità statistica o altri metodi di rilevazione, piuttosto come osservatore partecipante, una indagine sulla presenza degli stranieri in Italia, enorme , dimostra  l'incontenibilità del fenomeno, Si creano misure avverse l'immigrazione, impossibile impedirla, non cesserà, per un ragione semplice e biforcata, la denatalità nostra, gli italiani sono tra i minimi del mondo, e l'idea che lo straniero possa venire utilizzato economicamente in maniera più utile per gli imprenditori italiani. Questi due elementi si congiungono e ci caratterizzano e sono difficilmente rimediabili, perfino voluti.

Inizierò con la presenza di coloro che vengono considerati  decisivi per le nostre società , coloro che non sono mano d’opera ma specialmente imprenditori, quindi noi importiamo imprenditori, evento notevole dagli effetti consistenti. Mi riferisco alla presenza dei cinesi in Italia. Quando  leggo o ascolto che si vuole limitare o addirittura impedire la presenza cinese in Italia mi sembra una assurdità . I cinesi sono ormai inseriti nettamente nell’economia italiana, e non soltanto italiana, nel mondo. Ostacolare i cinesi sarebbe danneggiare noi stessi. Faccio esempi osservati direttamente. Piccoli ma rivelatori. Nella zona romana dove abito, tra Piazza Bologna e via Tiburtina ,vi sono almeno sette presenze di attività cinese con una ricchezza di merce completa, trovi tutto. La Cina è diffusa nell’intero pianeta, oltre che l’alta tecnologia, per le merci di uso quotidiano, utilissime, a costi inferiori alle nostre merci.  Che la Cina produca oltre i bisogni dei cittadini o comunque con necessità di esportare, di sicuro suscita problemi di concorrenza. Ma possiamo vincere la concorrenza con i dazi o persino con le guerre, come per il petrolio ed il gas russo?Non mi pare possibile. La gente vuole consumere a minor costo e le scappatoie per evitare le sanzioni, i dazi  si moltiplicherebbero, come sta avvenendo con la Russia, e con la Cina. Tanti proclami, poi non possiamo fare meno della Cina. Non voglio affrontare i problemi degli aiuti di Stato da parte cinese, penso che i costi competitivi dipendono soprattutto dall’enorme disponibilità di mano d’opera di quel gigantesco Paese .Da tenere in conto che molte imprese occidentali producono in Cina e molte imprese che paiono occidentali in realtà sono di cinesi. Ciò rende difficilissimo porre sanzioni e dazi. Bisogna agire sulla competitività, abbattere i costi di produzione con la robotica, l’automazione

Tra le manifestazioni cinesi, una , fondamentale è quella ristorativa. I CINESI HANNO LA LORO CUCINA,può piacere o non piacere, ma è caratteristica. Io sono stato in Cina, ho provato alcune pietanze, diventando appassionatissimo di riso alla cantonese. Un risotto con piselli, pezzettini di carne,altro che non so ma così amalgamato, leggero, e saporito insieme che lo chiedo se mi reco in ristoranti cinesi. Non sempre con soddisfazione, Nella zona che dicevo, in via Olindo Malagodi, un rist. orante  non mi ha dato quei sapori graditi altrove, persino in Cina, a Canton, non ho avuto pieno gradimento.O altrove a Roma e in Italia. Ma la fortuna mi viene a trovare, un ristorante, MOKU,in via Tiburtina,vastissimo, elegate, soffuso di luci non esagerate, senza vocio, con ampio afflusso, specie di giovani, è diventato il ritrovo di una delle zone più commerciali di Roma. Lo gestiscono i coniugi Jang Ke Feng e Zhang Ning, con eleganza  e misura, i cinesi sono molto riservati, ebbene il risotto cantonese perfino migliore di quanto ho sperimentato a Canton, l’ho consumato al ristorante Moku, vi è anche un dolce credo alla panna ,saporito e delicato, è la caratteristica cinese , sapori non eccessivi ma saporiti.Credo che il costo sia moderato, se ben ricordo trenta euro e si può prendere e riporendere. Una ulteriore notazione che rivela i mutamenti planetari, il personale è orientale ma non cinese, i cinesi esercitano la loro influenza su altri popoli orientali. E’UN FENOMENO CHE APPROFONDIRO’. Ovviamente vi è personale italiano, con rilevante collaborazione. Ulteriore fortuna in via Morello, credo, un negozio  di casalinghi animato da giovani con un figlioletto di un garbo premuroso che fa piacere  acquistare

. Al dunque. Dobbiamo trovare forme di convivenza,. Se i cinesi producono a minor costo di noi cerchiamo di produrre noi a minor costo. NON VOGLIO RINUNCIARE NE’ AL RISTORANTE MOKU NE’ ALL’EMPORIO DI VIA MORELLO. Sono persone capaci, fanno prestazioni eccellenti,  convenienti. SOPRATTUTTO, NON INTENDO PAGARE DI PIU’ PER FAVORIRE CHI MI FA PAGARE DI PIU’. Ma, certo, occorre proteggere  noi ed il nostro commercio. Questo è il punto, il “tema” che vorrei decifrare. Come proteggerci senza dazi e senza guerre, sia dall’immigrazione, sia dalla concorrenza commerciale. Esistono possibilità? FONDAMENTALE E’ CERCARLE.VALE A DIRE INOLTRARSI NEL “POSSIBILE”.

 

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