Antonino Sala “Redenta ed una” (Ed. Comune di Burgio) - di Sebastiano Antonio Ponzio

Si è appena commemorato il secolo dalla solenne tumulazione del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria, al Vittoriano, evento promosso dal Parlamento del Regno d’Italia dopo la conclusione della Grande Guerra, nel corso della quale persero la vita circa 650mila militari italiani e oltre un milione rimasero feriti ed invalidi. Con l'approvazione della legge 11 agosto 1921, n.1075, il Parlamento del Regno d’Italia dispose infatti “per la sepoltura in Roma, sull’Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in guerra”, al fine di onorare i sacrifici e gli eroismi di tutta la  collettività nazionale simboleggiati nella salma di un semplice soldato, assolutamente sconosciuto, e non di un condottiero vittorioso, di un soldato che nella fornace della guerra aveva perso non solo la vita ma anche la sua identità di uomo.

All’Ignoto combattente tumulato all’Altare della Patria fu conferita contestualmente la medaglia d’oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria”

Nel quadro di queste celebrazioni, 3185 Comuni d’Italia hanno deciso di conferire la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. Più di duecento amministrazioni comunali hanno scelto inoltre di intitolare al Milite ignoto, Medaglia d’Oro al valor Militare, una via, una piazza o un altro spazio cittadino. Lo hanno fatto nell’ambito del “Progetto Milite Ignoto, Cittadino d’Italia”, promosso dal Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia in collaborazione con l’ANCI e il Consiglio Nazionale Permanente delle Associazioni d’Arma (ASSOARMA). Tra le adesioni spiccano quelle di ben 18 capoluoghi di Regione e di una novantina di capoluoghi di provincia, oltre a numerosi piccoli centri di ogni angolo del Paese.

Fra i comuni che hanno aderito all’iniziativa vi è il Comune di Burgio in Provincia di Agrigento che nel corso della storia unitaria ha pagato la sua quota di vite umane sacrificate per la Patria e che oltre a concedere la cittadinanza onoraria al milite ignoto ha inteso altresì patrocinare una pubblicazione per censire ed onorare i caduti e i dispersi della città tramandandone la memoria alle nuove generazioni. Interprete di tale lodevole iniziativa è il Prof. Ing. Antonino Sala di antica famiglia burgitana, docente negli Istituti Superiori, appassionato cultore di storia e tradizioni della sua terra nonché saggista ed autore di numerose pubblicazioni di carattere politico, filosofico e letterario. Dal 2019 ricopre l’incarico di responsabile del Baliato dei Familiari dell’Ordine Teutonico di Sicilia.

Il titolo scelto per la pubblicazione dal Prof. Sala, “Redenta ed Una” con sottotitolo “Caduti. Reduci e Decorati di Burgio”, richiama l’armistizio di Villa Giusti del 3 Novembre 1918 che pose fine alla Grande Guerra; le parole “Italia redenta ed una per valore dei suoi soldati - 3 novembre 1918” campeggiano su un fazzoletto commemorativo che venne distribuito a tutti i combattenti e da costoro conservato gelosamente a ricordo della loro partecipazione.

Nel volume l’Autore non ha limitato la sua ricerca ai soli reduci, caduti e decorati della Grande Guerra ma ha voluto, giustamente, includere tutti i combattenti originari del paese che hanno preso parte alle  varie guerre che hanno impegnato l’Italia, dalla guerra di Libia (1911) alla guerra partigiana (1943-5), del resto il Milite Ignoto simboleggia tutti i caduti, ignoti o non, di qualsiasi Forza armata sacrificatisi in tutte le guerre ed operazioni militari alle quali l’Italia ha partecipato dalla sua nascita nel 1861.

Il Prof. Sala non si limita a rievocare le vicende dei caduti e dei reduci della Grande Guerra ma con una acuta e pregevole attività di ricerca condotta presso l’Ufficio Storico dello SME ne inquadra anche dal profilo storico ed operativo l’Unità di appartenenza (Brigata, Reggimento, Divisione etc.) dando così una panoramica delle circostanze e dei luoghi nei quali il militare operò. Contestualizzare il reparto e il teatro operativo è senz’altro una apprezzabile ed originale iniziativa che impreziosisce il volume e ne stimola la lettura. Troviamo ad esempio un caduto del 141° reggimento della Brigata Catanzaro, unità prima falcidiata sull’Hermada dagli austriaci e quindi, ingiustamente accusata dal Cadorna di ammutinamento, sottoposta a decimazione. Troviamo un altro caduto appartenente al 78° Rgt. Fanteria della Brigata Toscana, Reggimento che meritò il nome di “Lupi di Toscana” per l’impeto e il valore dimostrato.

L’Autore ha inteso accomunare tutti i combattenti di Burgio prescindendo dai condizionamenti ideologici: troviamo infatti una medaglia d’argento della Guerra in Africa Orientale concessa al S.Ten. Guarisco comandante di plotone di un reggimento indigeno, vi è un militare martire infoibato a Trieste dai partigiani titini e un combattente delle formazioni partigiane, sopravvissuto alla guerra.

L’opera si conclude con una accurata, interessante e sicuramente imparziale analisi critica della controversa figura di Vittorio Emanuele III, il Re soldato; l’Italia sotto questo sovrano, che ha regnato per quasi dieci lustri, ha attraversato lunghi periodi di guerra: dalla impresa di Libia alla Grande Guerra, dalla guerra di Spagna alla guerra d’Etiopia, alla Seconda guerra mondiale. Personaggio controverso al quale la storia forse non ha reso completa giustizia e il cui nome resta purtroppo legato alle infami leggi razziali e alla “fuga” a Brindisi al momento dell’Armistizio dell’8 settembre 1943. La serena, documentata ricostruzione critica del Prof. Sala ne mette appunto in risalto le luci e le ombre di questo sovrano sgombrando il campo dai giudizi sommari e strumentali.

La fatica editoriale di Antonino Sala, unitamente alla sensibilità dell’Amministrazione Comunale di Burgio, è sicuramente una preziosa testimonianza del suo attaccamento alla storia, alle tradizioni e ai valori condivisi del suo paese natale, un riferimento per le nuove generazioni che nelle pagine del libro possono ritrovare notizie biografiche dei propri ascendenti dei quali magari si era persa la memoria, un esempio che andrebbe imitato in altre città della nostra Sicilia che contribuì alla Grande Guerra con oltre 50.000 vittime e cioè con il 10% dei mobilitati tra il 1915 e il 1918, oltre ai tanti che continuarono a morire anche dopo l'Armistizio in seguito alla ferite riportate al fronte e ai moltissimi, troppi, che sopravvissero invalidi.

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