di Aldo La Fata
La ricorrenza del centenario della nascita di Silvano Panunzio (16 maggio 1918 – 16 maggio 2018), a otto anni dalla scomparsa (10 giugno 2010), ci offre l’occasione per tornare a parlare di questo straordinario ma trascurato pensatore e filosofo cristiano. La casa editrice Simmetria, facendo suo il progetto di ripubblicarne le opere maggiori, ha inteso non solo rendergli un doveroso omaggio, ma si è altresì impegnata a farne conoscere il pensiero e il messaggio. Così nel 2014 sono usciti a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, i due volumi di “Contemplazione e Simbolo” e nel 2017 l’introvabile “Metafisica del Vangelo eterno”, che si collocano rispettivamente all’inizio e alla fine del percorso intellettuale di Panunzio e che per ciò stesso ne rappresentano il punto di partenza e l’approdo.
Oltre al presente volume di testimonianze, fortemente voluto da chi scrive e dagli ultimi amici viventi di Panunzio (in particolare qui ricordo Primo Siena, Giovanni d’Aloe, Rodolfo Gordini e Roberto Russano), Simmetria ha in programma almeno altre due importanti pubblicazioni che speriamo possano vedere la luce presto. Intanto, la ristampa di “Cielo e Terra, poesia, simbolismo, sapienza nel Poema Sacro”, libro di cui a oggi esiste solo un’edizione privata del 2009, e in successione, una biografia attualmente in elaborazione che comprenderà una ricca selezione di sue lettere.
Autore schivo e refrattario alla mondanità, Silvano Panunzio ha consacrato tutta la sua vita allo studio e alla ricerca spirituale cercando di dimostrare l’esistenza di una gnosi e di un esoterismo cristiano. In questo senso egli si colloca a pieno titolo all’interno di quel filone aureo di pensiero sapienziale denominato “perennialista” o “tradizionale”, collegato soprattutto all’opera e al messaggio del metafisico francese René Guénon, pur se declinato in senso cattolico. Su questo versante nel secolo scorso in Italia si potevano fare solo tre nomi: Silvano Panunzio, Attilio Mordini e Paolo Virio. Tre stelle che hanno brillato ciascuna a suo modo e nei rispettivi posti di guardia, lasciando in eredità un patrimonio di insegnamenti, idee e idealità diverse ma dall’orientamento spirituale fondamentalmente concorde.
Panunzio è partito dal Vangelo per poi approdare alla metafisica orientale e in particolare al Vedanta alla cui elevata e spirituale scuola si è lungamente formato. Sua la formula Vangelo-Vedanta (V.V.). Per lui non si trattò solo di trovare un punto di sintesi sul piano teorico fra le due scuole di alta sapienza, ma soprattutto di indicare la via per una loro possibile integrazione sul piano ultimo dell’esperienza spirituale.
Tuttavia, è opportuno ricordare che Panunzio è stato anche alquanto critico nei confronti della concettualità rigorosa e raffinata di uno
Śaṅkara (spesso equiparato all’altro gigante della prospettiva metafisica, il principale espositore e sistematizzatore del
Buddhismo del Grande Veicolo Nāgārjuna), ritenendola eccessivamente estremistica e quindi incompatibile con l’equilibrio della visione cristiana. Gli ha pertanto preferito la teoresi, comunque impregnata di gnosi, di un Rāmānuja, per molti aspetti più compatibile con la mistica cristiana.
[1]
Questa sintesi Vangelo-Vedanta non deve però far pensare a una forma di improbabile sincretismo religioso che Panunzio ha sempre avversato sia nella teoria che nei fatti. Piuttosto nel suo caso è la comparazione simbolica e spirituale che viene proposta. Un approccio il suo che non era né strettamente teologico, né strettamente filosofico, ma metafisico, analogico, simbolico, contemplativo e conoscitivo in senso pieno. Questo esercizio di continuo confronto con il punto di vista più alto della tradizione hindù era per lui una forma di ascesi intellettuale, al pari della “dialettica platonica” (vera arte maieutica) il cui vero scopo era appunto il raggiungimento della verità.
Sono le perenni questioni affrontate al più alto livello dai grandi interpreti dei Veda che affascinano e interessano Panunzio: chi sono io?, qual è la natura dell’Assoluto (Brahman per gli hindù)?, qual è la relazione tra la molteplicità degli individui e questo Assoluto?, cosa accade dopo la morte? Sono le domande fondamentali che, anche se diversamente formulate, si sono posti tutti i grandi saggi e sapienti della terra e che per questo hanno un valore e un significato universale. Panunzio invita i suoi lettori a porsi le medesime domande con lo stesso grado di intensità con cui se le posero i vedantini, ma cercando di trovare le risposte nell’ispirata e divina sapienza escatologica e ultimativa dei Vangeli. La fine del mondo e il fine dell’uomo diventano in Panunzio momenti inseparabili e fondamentale diventa per lui il tema della vigilanza e dell’attesa del Regno. L’orientamento spirituale dell’uomo non può essere separato dal destino spirituale dell’umano consorzio. È il passaggio dalla metafisica alla metapolitica, dalla spiritualità all’impegno civile e all’interesse per il bene comune. Evitando così il rischio dell’estraniamento e della fuga dal mondo.
Accostarsi all’opera di Silvano Panunzio significa allora cercare di capire che non è solo con uno spiritualista o con un esoterista che abbiamo a che fare, ma con un evangelico sapiente cristiano, con un “cittadino della città superna Ierusalem” (S. Agostino) che attinse agli aspetti più profondi delle tradizioni immemoriali, senza limitazioni di spazio e di tempo: dall’antico Egitto al mondo classico; dal giudaismo cabalistico e chassidico all’islamismo sufico e iranico; dal parsismo alle tradizioni dell’estremo oriente (taoismo e confucianesimo); dal buddhismo allo zen alle tradizioni nordiche e celtico-cristiane. Non per semplice sete di sapere, ma in primo luogo per elevare il suo spirito e quello dei suoi lettori alla sublimità di quell’unica realtà, esistenza e verità che chiamiamo Dio.
Le testimonianze che seguono oltre a rendere finalmente giustizia a un autore rifiutato e dimenticato dalla cultura ufficiale, tracciano pure in una pluralità di angolazioni non solo tematiche, ma anche intime, amicali e affettive, una sicura via per introdurne il pensiero e l’opera.
Sommario
Presentazione
FRANCA ALAIMO
SILVANO PANUNZIO: AMICO DOLCISSIMO E MAESTRO INCOMPARABILE
SILVIO ANELLI
IL PROBLEMA DEL MALE NELL’OPERA DI SILVANO PANUNZIO
PIETRO CHESSA
CAMMINO DI VITA E TRADIZIONE NELL’OPERA DI SILVANO PANUNZIO
ANTONELLO COLIMBERTI
SILVANO PANUNZIO “INTERMEDIARIO ECUMENICO”
FRANCESCO COMANDINI
LO SPIRITO DEL MONACHESIMO IN SILVANO PANUNZIO
GIOVANNI D’ALOE
IL LIBRO ULTIMO DI SILVANO PANUNZIO
GIOVANNI FACCHINI
SILVANO PANUNZIO E LA METAFISICA DEL NAZIONAL-SINDACALISMO
CARLO GAMBESCIA
I CONCETTI DI METAPOLITICA, POLITICA, CRIPTOPOLITCA NEL PENSIERO DI SILVANO PANUNZIO. UNA RICOGNIZIONE SOCIOLOGICA
RODOLFO GORDINI
NOTE A MARGINE
ALDO LA FATA
IL GESU’ SCONOSCIUTO DEL CRISTIANESIMO NELL’OPERA DI SILVANO PANUNZIO
CLAUDIO LANZI
DUE PAROLE CON PANUNZIO
GIUSEPPE MADDALENA
LA CENTRALITÀ DI CRISTO NELL’OPERA DI SILVANO PANUNZIO
ALBERTO PINGITORE
L’ESOTERISMO CRISTIANO DI SILVANO PANUNZIO
GIUSEPPE PROVENZANO
I MISTERI DEL REGNO
ROBERTO RUSSANO
RILEGGENDO “LA CONSERVAZIONE RIVOLUZIONARIA” DI SILVANO PANUNZIO
GIANCARLO ROGGERO
INCONTRO CON PADRE GIACINTO ARTURO SCALTRITI
TOMMASO ROMANO
NEL RICORDO DI SILVANO PANUNZIO
PRIMO SIENA
SILVANO: FIGLIO DEL TUONO, TESTIMONE DEL REGNO
Bibliografia essenziale di Silvano Panunzio
Indice dei Nomi
[1] In India la metafisica di Rāmānuja, tecnicamente definita “monismo differenziato”, venne adottata nel Novecento da un Aurobindo, mentre in Occidente era molto apprezzata da un Lanza del Vasto.