"De Magistro di Tommaso d'Aquino" di Anna Maria Lo Piccolo

Se consideriamo il  pensiero pedagogico, quello di San Tommaso potrebbe sembrare lontano dai nostri giorni, invero, pur  essendo stato il Santo fondamentalmente filosofo e teologo, egli ha gettato le basi per una lectio magistralis che riconosca l'opera dell'insegnante imprescindibile per la conoscenza e l' apprendimento dell' allievo. Viene affermandosi dal punto di vista dell' eteroeducazione ciò che anni più tardi insegnava Laberthonniere, cioè che" nulla abbiamo che non abbiamo ricevuto e nulla abbiamo che non abbiamo conquistato". Difatti nell' attività di insegnamento il rapporto interpersonale è foriero di sollecitazioni e di motivazioni, e  Tommaso ha riconosciuto" la tensione", dall' uomo percepita attraverso il suo intelletto, che può porre in atto la verità e il bene attraverso la volontà e la libertà. All' uomo sono dati sia l'intelletto sia la ragione che le potenze sensitive interne ed esterne e gli è stato dato l' uso della parola con cui può rendere manifesto all' altro quello che egli concepisce nella mente di modo che gli uomini "si aiutino nella conoscenza della verità e nelle altre necessità della vita".

L' educazione è da una parte autoeducazione in quanto l'intelletto è sempre in potenza e "interius lumen intellectus est principalis causa scientiae"; dall'altra, è eteroeducazione perché questo" principium interius"per agire necessita della cooperazione dell' atto magistrale e quindi il maestro aiuterebbe l' allievo a passare dalla" conoscenza in potenza" alla "conoscenza in atto", egli  potrebbe  presentare proposizioni generali ed "entrare dallo stato conoscitivo generico, via via, nel particolare, dal meno noto al noto" così come potrebbe aiutare l'allievo insegnandogli la conoscenza logica tra concetti ovverossia il senso del discorso: se è vero che occorre partire nella conoscenza, e quindi nell'apprendimento, da ciò che il bambino conosce solo e  su ciò di cui fa esperienza generale e confusa, è anche vero  che egli soddisfa  la sua aspirazione alla conoscenza, così che l'esperienza lo conduca a cogliere la " lex naturalis "dalla quale farà seguire la "lex umana".  La "lex aeterna" diversamente troverà il suo compimento  oltre la vita umana nella vita oltremondana, ovvero la felicità e la beatitudine si realizzeranno  nella contemplazione di Dio che è la virtù più alta. In ispecie nel mondo terreno è necessario per Tommaso esternare le leggi per favorire la pace, per fare il bene ed evitare il male.

Il magister  quindi non dovrà sovrapporsi al discepolo, ma stimolare la natura umana a passare dalla potenza all'atto e, pur essendo già in potenza l' intelletto padrone della scienza, dei principi primi, universali, occorrerà inverare il processo di mediazione del docere difatti il maestro favorirebbe il processo di conoscenza con esempi, oggetti, nozioni, segni concettuali per comprendere via via conoscenze più complesse. L' educazione è  per Tommaso, l'azione esercitata da chi già possiede la verità in atto su chi  possiede la verità in potenza così da significare non solo la guida del maestro, ma anche la sua preparazione alla vita.

Andando più specificamente alla lettura  del De Magistro si può rivelare  il problema di come l'uomo aspiri alla "pienezza della sua umanità e sul come "in ciò possa chiederne aiuto .

Si tratta in particolare di "entrare in un mondo fatto di profondo pensare," e   di valori. San Tommaso, in tale ambito, mostra

“l'avvicinamento all'esperire " valutandone

la  sua insostituibilita': il rapporto maestro/allievo è  per Tommaso un tema esistenziale e vitale. La dinamica del conoscere viene da egli  indagata in un contesto generazionale disegnando da un lato " la responsabilità altissima " del maestro e d'altra parte la elevatissima preparazione che tale compito comporta . Il Magister è dunque  figura di notevole  professionalità  a misura dell' entità e del potere umanizzante  della sua azione, una professionalità, quindi, "  innervata di serio vissuto , di esperienza interiore, di motivazione " che costituisce " un punto alto della convivenza umana ", della " connessione dell' uomo con il cosmo" "e soprattutto con la verità " e l' " Amore ", espresso  da Tommaso, "  per  la Verità assoluta " che , così come ritenuto nella concezione cristiana", " è la Persona". Egli riconosce poi l'amore per la verità degli esseri, per la verità dell' uomo che nel suo tendere alla verità "adererisce  al reale e al rapporto interpersonale. Con ciò"l' esserci di Dio non muta il processo né incide direttamente sull'autonomia dell' uomo "

"Il sé del De Magistro poggia sulla  natura intensionale della forza posseduta dal soggetto e Tommaso ritiene"  ineludibile la domanda circa l' origine di tale potenziale di cui si costata l' esserci. Egli rafforza  l' autonomia del soggetto  ponendolo in situazione di libertà ."Si tratta di sapere " se e come ci si possa rapportare al suo processo senza né condizionarlo né snaturarlo ", aiutando  e  corroborando  il suo sé " in rapporto alle cose esistenti " da cui " dipendono il sé del docere e le qualità che dovrà possedere il maestro " essendo il  sapere preesistente nel soggetto in potenza non semplicemente passiva, in vero ma

attivamente connotata. Conseguenzialmente 

entrando nel rapporto tra inventio e disciplina , possiamo individuare la prima come " via che chiamiamo scoperta " , l'altra  come apprendimento .

Ciò " certifica la  causalità del soggetto circa l' acquisizione del sapere  mentre   la disciplina si attua "  quando qualcuno, dall'esterno, offre un piccolo aiuto alla ragione naturale " (a.1,c.),  precisando che alla dottrina dovrà seguire l' " esperito ".  In  tal proposito gli elementi importanti del docere  sono i " Signa " che includono " tutti gli strumenti  di  comunicazione " così che la ragione naturale dell' allievo servendosi di quei dati (dai gesti più semplici fino alla massima ricercatezza della parola)" giunge a conoscere quanto prima ignorava" (A.1,c) .

" Chi insegna " può " ritenersi causa dei concetti in chi apprende", non è però scalfita l' autonomia del soggetto. " L' uomo  ( a differenza dell' angelo , che può plasmare immagini , sollecitando l'organo corrispondente, nella nostra facoltà immaginativa ) propone " la sua opera educativa "sotto forma di segni percepibili " che attiva " il processo di deduzione delle conclusioni dai principi " (a.3,c). Ciò,va evidenziato che è compiuto interamente dal soggetto. In definitiva  considerando il  come essere del  maestro possiamo affermare che docere è un " compito delicato " che richiede " forte responsabilità " in quanto si  pone in contatto immediato con la perfettibilità umana in sé stesso e nell' altro, valoriarmente  avvertita con alta gratificazione.

Il De Magistro è un testo che "rivendica con significanza piena lo spazio per una lettura in chiave di filosofia dell' educativo".Si ritiene che si possa parlare di autonomia relazionata che ha in sé un dinamismo vitale che racchiude anche qualcosa di antinomico, se  si considera l' esito ultimo della chiarificazione del sé e del come del docere che rimanda a una valenza ontologica:" Dio è causa del conoscere umano in  excellentissimo modo". Il divino "adornò  l'anima del lume razionale e  impresse" le nozioni dei primi principi...."La questione del De Magistro prende  le mosse da questa autonomia relazionata del soggetto". "Tutte le questioni riguardanti il rapporto del maestro e il rapporto alle cose hanno  a che fare con la relazionalità e non con la dipendenza. "La presa d'atto dell' autonomia e l'efficace espressione di essere nella relazionalità costituiscono l'aspetto " fondamentale" della questione circa la figura e l' azione del maestro. Conclusivamente vanno evidenziati tre tratti essenziali:" Il  riconoscere al docere la valenza data all'allievo di " essere guardato, studiato " osservato donandogli tale opportunità  " nell' orizzonte illimitato dell' essere"; Il senso assunto da tale problematica per l'uomo; "  l'inscindibilità che esige “l'attingimento  della concretezza del docere, di riflessione rigorosa " e all' " esperire " personale .

Va sostanzialmente avvertita la connaturalita' con cui Tommaso manifesta  la sua opera con  l'acume di grande pensatore, scrittore, Magister.

Per San Tommaso il bambino  scopre con stupore, lungo la sua crescita, il  sapere, la conoscenza, fatta  di razionalità,  di sentimenti, di emozioni solcando,  come le onde solcano il mare,  la luce dei valori.  E il maestro, esempio di moralità e di cultura, nel prendersi cura di lui lo ispira nel divenire uomo, socius, persona capace di rapportarsi al mistero, di interrogarsi sul significato dell' esistenza e delle cose per ricercare risposte alle domande che l' esistere gli pone. Da ciò promana  il suo metodo, la  particolare sensibilità  e attenzione al soggetto educando, la passione che accompagnarono Tommaso durante la sua vita nel far meglio e di più l'attività di Magister tenendo in massima considerazione la dignità umana e la sua educabilita'.

 

Anna Maria Lo Piccolo

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