di Giannino Balbis, Emanuela Mannino, "Erotanasie" (Ed. Macabor) - di Guglielmo Peralta

     Il tema di Erotanasie: “poema a due voci”, composto in forma epistolare da Giannino Balbis e da Emanuela Mannino, alias, Abbagli Insonni e Costanza - le anime protagoniste e na(e)rranti il loro legame d'amore mai sciolto nel 'ricercarsi' nel non-luogo della morte, nel loro vagare per sempre “sul confine / dell'essere-non-essere” - è la brama del ritorno, sempre rinnovata dalla nostalgia di ciò per cui valse per loro la 'pena' di vivere; che giustificò la loro esistenza sulla terra, ossia, il miracolo dell'amore, che, non essendo i due amanti più in vita, li chiama, li sollecita a 'compensare' o a superare, rinnegandolo, quel “desiderio di morir” che, per Leopardi, è “il primo effetto” che si avverte “Quando novellamente / nasce nel cor profondo / un amoroso affetto” (in “Amore e morte”). Forte è, infatti, il desiderio di tornare a vivere delle 'nostre' anime innamorate e strette nel vincolo della passione spirituale e corporale non estinta, in quanto ancora profonda nel ricordo e perché “la morte è un infinito atto d'amore” (Alberto Quintero Álvarez). Il connubio amore e morte è dichiarato apertamente e possentemente dai due amanti. Eros e Thánatos non sono concetti contrapposti. La dicotomia si scioglie nell'identificazione di amore e vita, perché quest'ultima è in intima unione con la morte e perciò vanno vissute insieme e “chiamate”, entrambe, amore. Giacché sono facce intercambiabili della medesima medaglia, legate l'una all'altra indissolubilmente, ed esistenti, reciprocamente, l'una in virtù dell'altra. Ogni morte è il dono di una vita. E la vita è amore. Questo concetto, già 'incarnato' nei due amanti durante la loro esistenza terrena, è qui presente in spirito e in raffigurazione, ammantato di poetica bellezza, che conferisce leggerezza a quel “limbo / del tutto-nulla eterno” dall'atmosfera dantesca, accogliente le “Fantasie d'amore e morte”, come recita il sottotitolo del poema. Il quale è arricchito dalla “presenza” di alcuni personaggi del mito, della storia, della letteratura incardinata sul sentimento tragico dell'amore, evocati dai due Protagonisti che s'identificano con loro avendo vissuto vite parallele, segnate da un comune  destino. Se il dolore è così amplificato, nello stesso tempo si stempera nel ricordo di quei personaggi, la cui tragica esistenza, vera o immaginaria, è celebrata e purificata dalla bellezza del canto dei loro poeti. È consolatoria, per Costanza, l' “illusa visione” di Hölderlin, che crede di vedere in lei Diotima e le prende “dolcemente la mano”. Questo “abbaglio” del poeta tedesco rivela, celatamente, l'identificazione di Costanza con Diotima; è una sorta di transfert che, inconsciamente, consente a Costanza di 'rivedere' in Hölderlin il suo “Abbagli Insonni”: un eteronimo, questo, o meglio, un'antonomasia, dal momento che conosciamo l'autore, che coesiste col personaggio: anima errante con le figure 'abbaglianti' del sogno, desiderosa di ritrovare la donna amata, “la strada del ritorno”.

      Gli 'abbagli' sono i ricordi, le visioni, e sono le illusioni che mai abbandonano il Personaggio facendolo sentire desto, vivo, in attesa e nella speranza di un lampo...il tempo / di un ritorno - per Grazia – all'amore”, per abbracciare, per stringere a sé la sua Costanza anche per un solo attimo, “ancora... Per una volta.” Strappati alla vita dalla morte improvvisa e privati dell'amore terreno, i due amanti lo custodiscono dentro di sé come un paradiso perduto nel regno delle ombre e dell'eternità, dove sono separati ma legati dal filo dei ricordi e dalla inestinguibile 'corrispondenza' amorosa, 'tradotta' in canto, narrata con grande afflato poetico e con armonica consonanza dagli autori di questo carteggio, nelle cui voci narranti sembrano palesarsi le dolenti 'figure' degli amanti, venire incontro al lettore in virtù del forte realismo, della rappresentazione tipica des trompe-l'oeil. Sono anime 'morte' nella finzione e consegnate all'Eterno, e tuttavia 'vive', per grazia d'amore e di poesia. E sono Personaggi che vivono un amore forte, tragico ed etereo, al tempo stesso. “Sposi di versi e di rime”, memori della loro passione terrena, della loro unione felice, agiscono, palpitano, sognano, vibrano, con “tutti gli amori” della 'fantasia' e della realtà, nella “tenzone” epistolare tra Giannino Balbis ed Emanuela Mannino. E le pagine del poema si aprono come una scena, che li accoglie e dove si rap-presentano. Ed è «qui», nel 'coro' a due voci, che si apre il “Tempo”: la possibilità dell' esserci ancora.  Perché «qui» “vivono per sempre / le vite non vissute”; accade per bellezza e per 'diletto' la loro storia d'amore e di morte. Si rinnova e s'infinita nel “soave canto” il convegno dei due amanti, perché il loro legame è estetico. E la poesia, che è vita ed è l'altra faccia dell'amore, rende fascinosa la morte, fa di questa “una Nuova Primavera”.

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