Filippo Juvarra, C. Roggero e C. Devoti (a cura di), “Regista di corti e capitali. Dalla Sicilia al Piemonte all'Europa”. Ediz. Illustrata di F. Porticelli - di Giuseppe Massari

Una mostra, inaugurata nei giorni scorsi e che sarà visitabile fino al 31 maggio di quest’anno, e un catalogo. Una ricerca attenta e minuziosa su un personaggio non, ancora, sufficientemente scoperto, studiato e compreso. L’esposizione sarà anche l’occasione per tre eventi simbolici. Il primo è l’emissione di un Annullo Postale Speciale dedicato a Filippo Juvarra nel mese più accreditato per la sua nascita. L’annullo e varie cartoline commemorative saranno disponibili nel bookshop della mostra per tutto il periodo dell’esposizione. Il secondo sarà l’intitolazione a Filippo Juvarra della sala mostre che, realizzata e migliorata nel tempo, si affianca all’auditorium Vivaldi, dando così legittimo risalto alle due personalità di cui la Biblioteca Nazionale custodisce importanti documenti autografi. Il terzo è la possibilità di visitare, a fianco della mostra, l’antico laboratorio di restauro del libro della Biblioteca Nazionale, il primo in Italia in una biblioteca pubblica statale, allestito a seguito dell’incendio del 1904. Dalla mostra al catalogo. Il volume porta all'attenzione del pubblico, da quello più vasto agli specialisti, l'eccezionalità del Corpus Juvarrianum, presentandolo nella sua compiutezza offerto con aggiornamenti critici. Il volume dedicato  al grande architetto messinese illustra gli album di disegni del Corpus Juvarrianum conservati dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, uno studio che ha richiesto un lungo e laborioso lavoro di revisione delle schede cartacee che lo accompagnavano, tutte aggiornate e riverificate sui disegni originali da docenti della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Il grande architetto Filippo Juvarra (Messina 1678 – Madrid 1736) era una personalità poliedrica, non a caso negli anni in cui operò a Roma come architetto e scenografo furono determinanti per lo sviluppo del gusto operistico italiano ed europeo. Tra il 1709 e il 1714 nel Teatro Ottoboni alla Cancelleria (da lui stesso progettato), nel

teatrino di Maria Casimira di Polonia e nel Teatro Capranica il messinese allestì undici drammi

per musica di cui sopravvivono molti materiali (libretti, partiture, documenti manoscritti), oltre a

numerosi disegni e “pensieri” abbozzati dall’artista per mutazioni sceniche che evidenziano la ricerca di precise relazioni con la musica e le situazioni drammatiche.Nei successivi anni torinesi la creatività di Juvarra si riversò sui progetti di trasformazione architettonica della neocapitale del regno. Ciò non gli impedì, specie per le nozze del futuro Carlo Emanuele III con Anna Cristina di Sulzbach(1722), di rinnovare il proprio impegno sul versante scenografico, con esiti che alcune

preziose testimonianze permettono ancora ogg di apprezzare. Un uomo profondamente europeo, vissuto due secoli prima che nascesse l’Europa come entità politica ed economica. Torino, città nella quale ebbe un ruolo di primo piano per quasi 20 anni e che fu profondamente segnata dalla matita del genio messinese, conserva la più grande collezione al mondo di opere juvarriane, una sterminata raccolta di disegni, bozzetti, note, ad opera del maestro e dei suoi collaboratori. Il legame tra la Torino dei Savoia e Filippo Juvarra è evidente non solo per i tanti capolavori che il grande architetto ha firmato in città, dalla Basilica di Superga alla Palazzina di Stupinigi, alla facciata di Palazzo Madama, ma, anche, perché la più grande raccolta al mondo di carte di Juvarra sia conservata in città non è casuale e per Torino costituisce un patrimonio inestimabile. Il Corpus juvarrianum è costituito da 18 album rilegati, 17 dei quali organizzati dopo la morte dell’artista riunendo in modo organico le sue carte. Si trovano schizzi, disegni, bozzetti, in gran parte realizzati a china su carta, qualche acquerello, uno scritto autografo di Juvarra che contiene istruzioni dettagliate su come dovessero essere organizzati i lavori, su quali materiali usare e come. Tra le carte c’è anche materiale realizzato dai collaboratori, a testimonianza di come l’architetto avesse costruito attorno a sé un atelier molto attivo. I primi 17 album giunsero in città già tra il 1762 e il 1763, meno di 30 anni dopo la morte dell’architetto, avvenuta a Madrid il 31 gennaio del 1736. A preservarli nell’area piemontese furono due dei principali collaboratori di Juvarra, Giambattista Sacchetti e Ignazio Agliaudi Baroni di Tavigliano, mentre vennero acquistati sul mercato antiquario da Giuseppe Pasini, al tempo bibliotecario presso la biblioteca universitaria, segno che già al tempo era chiaro ai più il valore della raccolta. L’ultimo volume, donato alla biblioteca nel 1857 dalla damigella Chiara Fea, che lo aveva ricevuto come eredità, è conosciuto come «Pensieri diversi» ed è l’unico ad essere stato organizzato personalmente dallo stesso Juvarra. Il corposo volume illustrativo, già disponibile presso il Centro Studi Piemontesi, sarà anche acquistabile nel bookshop insieme ai principali cataloghi delle passate mostre: il ricavato concorrerà, in occasione dei 700 anni trascorsi dalla morte di Dante,  al restauro del manoscritto cartaceo, Dante Alighieri, Inferno, sec. XVI (Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, segnatura ms. L.III.17) così da unire insieme due grandi protagonisti dell’arte e della cultura italiana nel mondo. Per concludere, forse, è necessario darci una ragione per comprendere il titolo sia della mostra che della pubblicazione. Sinteticamente. Nel Medioevo i Savoia, europei per eccellenza, avevano domini ampi nelle attuali Italia, Francia, Svizzera e autorità in diversi altri paesi. In Inghilterra erano potenti già nel Duecento, quando, dichiara lo storico britannico David Carpenter, i loro “tentacoli si estendevano su tutti i troni d’Europa”. La dinastia, resa forte sin dall’XI sec. pure dalle alleanze matrimoniali con i maggiori sovrani e con gli imperatori d’Occidente e d’Oriente, ebbe legami, ben prima del Risorgimento, con l’Italia intera. L’unione politica settecentesca col Regno di Sicilia fu, secondo alcuni, un preavviso della futura unità della penisola. Filippo Juvarra è particolarmente celebre tra quanti in quel tempo unirono i propri destini al Piemonte, ma anche numerosi altri Siciliani vi ebbero allora ruoli importanti, generando quei durevoli legami che nel 1848 contribuirono all’appassionata offerta a Ferdinando di Savoia di divenire Re di Sicilia. L’unità d’Italia, esito di un processo più lungo e coerente di quanto in genere si ammetta, era alle porte.

 

 

 

 

 

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