“Futuro e identità. LA SFIDA DELL’EUROTECNICA” di Mario Bozzi Sentieri
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- Category: Scritture
- Creato: 26 Giugno 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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“Futuro e identità”: ecco una bella sfida per non restare impantanati nel ricordo immaginario del beato-tempo-che-fu (il quale, poi, tanto “beato” non è stato) con il rischio di evocare, a fronte dei nuovi scenari tecnologici, impossibili scorciatoie “luddiste” (tanto sterili, quanto improduttive).
Oggi la grande sfida è il futuro, con cui bisogna imparare a misurarsi, senza perdere di vista i valori fondativi della nostra civiltà, la civiltà europea, “malato del mondo”, piegata com’è su sé stessa, sulla sua cronica stanchezza spirituale, incerta nell’immaginarsi all’altezza delle domande presenti e della sua Storia, soffocata da un errato processo d’integrazione continentale.
Nonostante tutto l’Europa non è ancora morta. “Inciampa, arranca e può fermarsi, ma ha ancora la forza di stare in piedi e di suscitare l’invidia e l’odio di tutti gli altri. E’ proprio da questa constatazione di fatto, piaccia o non piaccia, che deve muovere la Riconquista” – scrive Marco Scatarzi, in premessa a Eurotecnica. Futuro e Identità, la raccolta degli Atti del Convegno organizzato dal Centro Studi Kulturaeuropa (Roma, 16 marzo 2024).
Quella di Scatarzi e di quanti, con i loro interventi, hanno contributo a declinare il senso attualissimo di un destino europeo, è un’assunzione di responsabilità non banale, che è certamente consapevole di un’appartenenza, ma sa andare oltre la mera memoria, facendosi sfida per il futuro. E lo fa ponendo quesiti e declinando, in modo originale, le diverse, emergenti problematiche che segnano l’attuale realtà europea. A partire dalle evidenti contraddizioni tra le affermazioni di principio, che punteggiano il processo di nascita/integrazione continentale, e l’effettiva volontà di farsi “soggetto politico” (e quindi economico) realmente autonomo, in grado di realizzare una propria politica finanziaria, estera, perfino interna. Siamo ancora – in questo ambito – dentro i percorsi determinati dagli esiti della Seconda Guerra mondiale e della cosiddetta “Guerra Fredda”. Con le inevitabili ricadute – è quanto stigmatizza Francesco Ingravalle, col suo intervento dedicato a Il vulnus politico dell’Unione Europea – sulla capacità/possibilità del nostro continente di gestire autonomamente i processi tecnologici di trasformazione, a cominciare dall’Intelligenza Artificiale, subalterni alle big-tech statunitensi. A mancare – nota Ingravalle – è la politica, una politica specificamente europea, con il risultato che “in una realtà economica oligarchica come la nostra, è probabile che i principi della Carta dei diritti restino la cornice di un quadro che la contraddice”. A questo punto, che fare ? Ingravalle – senza mezzi termini – immagina la creazione di uno Stato federale europeo, fissando alcuni passaggi essenziali: la creazione di un sistema fiscale unico; lo sviluppo di un Welfare continentale; la creazione di una struttura produttiva unitaria (soprattutto, ma non soltanto, sul piano delle tecniche digitali e dell’industria farmaceutica) accanto alle iniziative private (vincolate agli interessi del subcontinente); una politica economica federale come quadro delle politiche economiche degli Stati-membri.
Mirato ad Una Cultura per l’avanguardia tecnologica è l’intervento di Carlomanno Adinolfi, il quale, malgrado la mancanza di una direzione politica europea “compatta e decisa”, evidenzia le eccellenze continentali su alcuni settori strategici, ad esempio nella ricerca delle particelle subatomiche, “un campo dove l’Europa ha pochi rivali, grazie al Cern ma non solo”. Vengono citati, in questo ambito, gli studi quantistici e particellari, i quali “hanno portato ad esempio alla realizzazione di superconduttori a temperatura ambiente che possono condurre corrente elettrica senza resistenza anche senza il bisogno del raffreddamento a bassissime temperature (cosa che comporterebbe un utilizzo di energia che porterebbe spesso in negativo il rapporto tra energia prodotta e quella consumata). Questi materiali potrebbero rivoluzionare diverse tecnologie, in primis la generazione di energia con batterie super performanti”. Offre scenari “ricostruttivi” anche Adriano Scianca (Spazio e robot: le nuove frontiere dell’Europa potenza), il quale individua due terreni di scontro, fra Europa e Occidente, in grado di chiamare in causa non solo partite strategiche fondamentali, ma anche questioni ideologiche profonde: la conquista dello spazio e l’intelligenza artificiale.
Ugualmente strategico e centrale nello scontro tra potenze è il tema della “transizione green”, affrontato, nell’intreccio tra questioni economiche, scientifiche, politiche e ideologiche, da Giampiero Joime (L’Europa e la transizione energetica: una questione di potere industriale e di autonomia strategica) il quale evidenzia i tratti di una transizione di potere e di capitali, con al centro la Cina, alla quale – afferma Joime – il sistema industriale occidentale sembra avere preferito delegare “i processi manifatturieri a valle dell’estrazione e raffinazione dei minerali, forse anche perché paradossalmente troppo poco green rispetto agli stringenti parametri ambientali della legislazione europea”.
Entrano nel dettaglio di tematiche specifiche Marco Massarini (Il Sistema Bancario e Monetario Europeo: nuove sfide digitali e controllo), Sergio Filacchioni (Biopolitica e AI), Ada Fichera (L’Intelligenza Artificiale nel giornalismo e nell’editoria), Daniel Casarin (Fare impresa nell’era dell’intelligenza artificiale), Francesco Guarente (Le politiche industriali: il ruolo della partecipazione).
Da questa fitta rete di interventi emerge una volontà non banale di coniugare grandi visioni d’assieme e specifiche competenze tecniche, evitando facili genericismi e fughe dalla realtà. In questa prospettiva, Eurotecnica. Futuro e identità rappresenta anche un “metodo di lavoro”, una “bussola” utilissima in questa complessa fase di passaggio epocale. Al centro l’Europa, finalmente consapevole delle proprie responsabilità e delle proprie, storiche potenzialità.
Come nota Giancarlo Ferrara, nella postfazione della raccolta degli Atti del Convegno, la prospettiva è quella di guardare proprio all’Europa come Zentrum, attorno al quale svolgere “un ragionamento non solo mitico e simbolico, ma anche capace di cogliere le dinamiche reali e le prospettive”, e “partendo da quel poco o tanto che già esiste, in un’ottica di ‘rettificazione’ e non di sterile e aprioristica contrapposizione”. Al fondo l’ambizione di aprire nuovi orizzonti e spazi d’intervento per chi non ha nessuna intenzione di vivere questo nostro tempo da spettatore passivo, ma da Protagonista. Una sfida che ci richiama ad una piena, consapevole assunzione di responsabilità. In gioco i nostri destini nazionali e continentali.