Guglielmo Peralta, "Il paradiso e la scrittura" (Il Convivio ed.) - di Gery Scalzo

Mi piace iniziare a parlare  dell’ultimo libro di Gugliemo Peralta con l’ultima frase che leggo nel primo capitolo :“Nel grande teatro del mondo, dove l’essere si rappresenta, Il sipario resta aperto, perché lo spettacolo della vita sempre ricomincia. ”Il fantasma dell’io appare sul palco della memoria e l’essere e il non essere si annullano con la presenza certa del  protagonista “colui che tutto move” e “con l’amore move il sole e le altre stelle”, Questo concetto che travolge i limiti del tempo e dello spazio  apre l’universo della visione poetica di Guglielmo Peralta che spesso si interroga sul mistero della creazione. Da  artista, riesce ad aprire  il varco con la   chiave dell’amore, e accedere al crogiolo universale delle idee e “rubare” lembi di materia intelligente all’universo per cercare di decodificarne il mistero . Non a caso,  questo bisogno  è sempre stato il sogno di ogni artista, scienziato, filosofo, inventore, forse per capire il miracolo della sua  presenza nel mondo ed il perché.

 La materia intelligente contiene comunque già il seme della  particella divina destinata all’uomo, ora, sta al libero arbitrio separare il bene dal  male  mentre  gli  opposti  vivono la catarsi. Il bene si manifesta con la  scrittura-parola che apre, al paradiso della creazione, l’immagine, l’invenzione, l’equazione quantica, la  poesia ” soale”.

Il male costruisce il suo totem ed affonda le sue radici nei cuori di pietra  mentre l’animale uomo, ebro del suo totem, non controllando più i suoi istinti, accecato dalla sua naturale ferocia, sordo e cieco, continua a produrre guerre, povertà, ed ignoranza. Ma sull’arroganza, sul  totem, si erge la cattedrale della bellezza e nel suo giardino l’uomo visionario, l’artista,  ha piantato  i semi dell’amore, tirandoli fuori dall’oblio del sogno, per una nuova “piantagione”. L’amore  farà sbocciare le diverse essenze, i  fiori-parole del paradiso mentre le radici continueranno a crescere all’interno dei nostri sogni, nell’impalpabile “sognagione” della nostra identità rubata ai frattali dei ricordi gioiosi. Il nuovo  fiore si donerà  all’uomo nei molteplici petali: la bellezza,  la parola, il suono, il segno, l’equazione toroidale del quanto, il tutto. Ed è  in questa parabola che  l’uomo circolare  partecipa alla creazione . Auspichiamo  che la  bellezza possa fagocitare il mondo per  raggiungere l’equilibrio  interiore, non tutti  hanno la sensibilità di acquisire il dono, ed il ”paradiso” resta confinato tra pochi eletti. Il poeta soffre e vaga nella sua solitudine ma un nuovo sogno compensa lo  sconforto con una nuova visione.

Nel sogno ad occhi aperti, Guglielmo Peralta, dalle percezioni, dalle vibrazioni  emanate dalla realtà, dai silenzi dell’immaginario grazie al dono della ricezione in cui il suo spirito è immerso, trarrà  le indicazioni che porterà  sulla ”scena dell’iride” dove la  realtà, diario visivo delle proprie emozioni, si declina  attraverso la luce della scrittura  mentre la sua eco, la parola va alla ricerca dell’eden perduto e del ”varco”. A dire il vero l’artista ha sempre avuto la possibilità di poter accedere al varco, quasi in maniera automatica, partecipe di quella luce che avvolge tutte le cose dell’ universo, immerso e naufrago consapevole, in una sorta di aurea comunicante con la bellezza interiore ed esteriore,  nella quale è unico, pur restando parte del tutto. Nella  scrittura “soale” di Peralta, la  sinestesia trova la comunione con le sonorità prodotte dai versi  innamorati e  la dolce musica accompagna l’autore verso il paradiso della scrittura dove alberga la bellezza interiore, l’amore, la giustizia, la fratellanza, l’odio per la guerra. Peralta dona al fruitore attento il suo paradiso ed auspica una pandemia della bellezza “che possa salvare il mondo”.  Ultimo don Chisciotte, attraverso la  scrittura, Peralta  rinnova il verbo ed auspica il canto che precede una nuova alba dove il nuovo giorno potrà  far germogliare il seme della bellezza e dell’ amore. La frequenza  della gioia prodotta creerà la risonanza corrispondente verso nuove scoperte e nuovi paradisi emozionali. Ancora una volta Guglielmo Peralta con il suo canto d’amore ci dà le indicazioni e la strada per  distruggere i mulini dell’indifferenza e della cecità e per far parte del paradiso della scrittura che si traduce nei vari linguaggi, diventando  parola, grido di salvezza per un’umanità lacerata e  per certi versi votata alla distruzione della propria coscienza.

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