Guglielmo Peralta recensisce "In Natura Symbolum et Rosa" di Tommaso Romano (Ed. Thule)

Nel roseto dell’Arte crescono insieme
la poesia della rosa e la rosa della poesia
(G. P.)
 
 
 
Sfogliare questo libro è come entrare in un giardino, o meglio, in un immenso orto botanico, dove piante e fiori, in grande varietà, con-vivono con i loro simboli, immersi nella “dimensione cosmica, che è la risultante di infinite connessioni con il Tutto a cui apparteniamo, il quale ha la sua imitazione e rammemorazione nel mosaicosmo, che, nella visione di Tommaso Romano (suo è il neologismo) è la “dimensione musiva rappresentazione del concerto degli spiriti nessuno escluso” che con la loro vita, con le loro azioni e opere realizzano l’infinita composizione, frutto del matrimonio del cielo e della terra, dello sposalizio corale di tutti gli individui, ciascuno dei quali è un frammento, una tessera necessaria “mai avulsa dal contesto e, quindi, né dalla vita reale né dalla vita di relazione”.
La natura si presta alla grande rappresentazione simbolica perché essa stessa è una foresta di simboli generata dal “mitico” albero della conoscenza nel giardino dell’Eden. E la letteratura, ovvero, la scrittura è il locus amoenus che pullula di simboli: le nuove “delizie” da gustare, di cui prendere “consapevolezza” nel cammino del linguaggio e verso il linguaggio, quello della poesia, che solo può rendere deiscente il frutto della natura per la nostra conoscenza che “declina verso una ricerca di perfezionamento”. Simbolo di perfezione è la rosa, espressione, a sua volta, della perfezione e della bellezza della natura e del creato. E questo libro che Tommaso Romano le ha dedicato è il suo più grande elogio. Fra tutte le rose che vi sono elencate e raffigurate spicca, invisibile, la ‘bibliorosa’: quella descritta, celebrata, cantata, illustrata, raccontata, interpretata, coltivata nello sterminato giardino delle arti, della poesia, della letteratura nelle varie epoche della loro storia. Della rosa vive questo libro, ed esso è quasi un polmone, un organismo che ne accoglie la geometria, “il lusso, lo sfarzo, la vanità e la bellezza assoluta delle forme”; ne respira il profumo, i colori e si fa terreno fertile delle sue allegorie e fioriture simboliche, nonché vivaio per i florilegi che compongono il vasto “aforismario”, che della natura e delle rose mostra le essenze visibili e lascia immaginare le invisibili. Bellissima, variegata, dunque, è questa regina dei fiori che  “annovera”, tra i suoi cultori, poeti, filosofi, narratori, pedagogisti, musicisti, pittori, papi, cantanti, santi: una “rosa” di nomi prestigiosi, uniti nel nome della bellezza e dell’“Arte viva nel rapporto uomo-natura-paesaggio-fiori. Uno sguardo d’insieme”. 
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