“Il mio diario – 12” di Antonio Saccà
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- Category: Scritture
- Creato: 30 Ottobre 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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18/19-10.2024
Ore 23 circa del giorno 18, a letto ma non dormo. Il vicino di camera dorme senza vociare, fischiare e per il momento non grida. Me ne vorrei andare. Se quel che mi è stato affermato non ha smentite o accrescimenti stravolgenti, i farmaci li posso consumare a casa, la medicazione alla gamba niente oltre che una fascetta di garza ricoperta per aderirla. Ma penso ben altro. Ho una età consistente. La massima quantità della gente che ho conosciuto è nell’assenza eterna, taluni individui rammentati, altri davvero estinti anche nella rammemorazione. Dico specialmente scrittori, artisti, docenti ma pure amici. E nel pensare la loro sorte immagino, prefiguro la sorte mia. Se morissi a mesi, a qualche anno che ne sarebbe di quanto ho pubblicato e specialmente non pubblicato? Da giovane ebbi una Fortuna, la dico al modo antico, vissuta da pochissimi, il Saggio sulla letteratura italiana attuale, pubblicata da Alberto Moravia sulla rivista che dirigeva, Nuiovi Argomenti, ed il testo di poesie, La Conclusione, pubblicato dall’editore di poesia per eccellenza, Vallecchi, mi resero celebratissimo in gran parte del mondo, in sfera letteraria.. Ebbi familiarità con la comunicazione visiva che ingigantisce la presenza. Ed iniziarono i miei errori, mi dedicai più a tentare di vivere l’amore che del successo. A ripensare adesso, in questa camera, io non più giovane, ormai consapevole del mio prossimo e di me, scrivo e l’ho scritto e scriverò che sono stato un pazzo, distruttore della Fortuna come pochissimi. E continuo negli errori, ne suscitai che a narrare mi si storce la mente. E tuttavia. Di libri ne pubblicai fino ad oggi 63, collaborai alle riviste di massimo riguardo culturale, ai quotidiani, insegnai in tutte le gradazioni, dai Licei, all’Università, alla Terza Età, girai il mondo, e però, ecco il mio “però”, non guerreggiai per dare esposizione ad ai miei scritti, massimamente dagli strumenti di vasta comunicazione visiva. Perché questo movimento ritrattile, come una lumaca che movimenta le punta e di botto si inguscia? Cerco di capirlo, da tempo. Adesso, in queste ore solitarie, in questa camera imprigionante e muta, tento di capirmi, se fu errore mortale o invece salvezza, In ogni modo, capire. Credo, almeno adesso, notte del 18/19 ottobre 2024, di aver rifiutato di scendere in guerra con il mio prossimo e battagliare per motivi altrui che dovevo considerare. Mi preciso. Io voglio restare con me, scrivere per me, non costretto dall’esterno e considerare chi non considero. Chiarisco all’estremo che riesco. Di baruffare, per dire, con Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Elio Vittorini, Elsa Morante, e chi altro, Asor Rosa, Francesco Alberoni, ma accenno, neanche a pensarci di scarto, soltanto Alberto Moravia, Quido Piovene potevano mantenere livello e garbo . E’ così,, proprio così. Li ho conosciuti, tranne Calvino, da non poter discutere come va inteso il discutere, mettere i discussione, dialettica, piuttosto pregiudizi, affermazioni,fraselogia ripetuta, opportunismo vantaggioso, e talvolta convinta ideologia, errata.. Tranne che Alberto Moravia e Guido Piovene, dico gli scrittori, il primo in specie. proprio un uomo dialogante, che poneva in discussione ciò che diceva ascoltando l’altro, con il restante non vi era discorso, dialettica. Tanto per esemplare, Pasolini era una litania, oltre il termine “omologazione” e la critica ai consumi, annaspava, se poi, con Elsa Morante, esaltava i ragazzini del Terzo Mondo che darebbero la civiltà salvata, da sorridere. Calvino tentava di settecentizzarsi con raccontini illuministi e invenzioncine fiabesche di personaggi strabilianti, tanto per colorire l’inconsistenza e darsi fumo di narrativa indicativa di morale siociale. Nella saggistica Asor Rosa cercava una letteratura progressista che non c’era, Alberoni trasferiva Max Weber nella vita privata, dall’Innamoramento eccitante, mutativo, entusiasmante, all’Amore, istituzionalizzato, regolato, controllato, una formuletta, la vita mescola entusiasmo e razionalità senza tali divisioni. Non era il caso di entrare nella mischia anche se, intendiamoci, battaglie ne sostenni. E però poi mi ritrassi, non polemizzai, non presi in conto neanche il dirne male, un non interesse sentito, un mondo a cui non davo sguardo. Inoltre, di taluni ero amico, Pasolini veniva da noi, quando stavo con Elsa De Giorgi, o ci vedevamo al Bolognese, Alberoni venne a miei convegni romani all’Università… ma non fu una ragione di relazioni amichevoli. Non min interessavano, Si diventa, diventai “inattuale”. Non entrai nelle onde della cronaca e nel vortice della comunicazione. Fu un errore? Sto a pensarci.
Non mi vince il sonno, tutt’altro, la mia coscienza vuole fare i conti con se stessa. Notte tra il 18/19 ottobre. Il mio vicino dorme in un silenzio mortuario, ma di certo griderà al primo urinamento, o defecazione. Fu un errore ritrarmi e non fare guerra con Tizio e Sempronio, immettersi nelle vicende del momento, gridare su questo e quest’altro?In specie, non cercare di farmi “vedere”? Considero. Certissimamente la comunicazione odierna milluplica la rilevanza. Un insetto diventa un gorilla. Ecco il punto nefasto, stravolgente, rovinativo. NON SI LAVORA SULLA PAGINA MA SULLA FONTE DI COMUNICAZIONE! Una scemenzuola che circola nella comunicazione diffusa rileva massimamente in paragone di un bel testo quasi incognito. ECCO L’ALTERAZIONE QUALITATIVA VELENIFERA. Le persone non leggono, non ascoltano, non vedono l’opera ma la propagazione dell’opera, se sta nella sfera della grande comunicazione, vale, altrimenti puoi dare un capo d’opera è gettare pietre nei pantani. Mi attorciglio in questi ragionamenti , e mi accuso di scarsa volontà esibitiva. Potrei rimanere i casa settimane, sminuzzare versi, rifinirli, indifferentissimo al risultato esterno. Errore? Meglio strombettare, rissare, attaccare, inconacrirsi, prendere posizione minutamente, stabilizzarsi in un video, e soprattutto: APPARTENERE A QUALCLCHE MEMBRATURA, POLITICA, RELIGIOSA, CORSORTILE? Considero. Sono stato di sinistra ma sono stato IO, non ero di sinistra ero IO. Il medesimo quando la negai. Osservatre una regola esterna a me non lo farei , non l’ho fatto, non lo farà. NON SONO UN CREDENTE SONO UN SINGOLO INDIVIDUO ME STESSO SENZIENTE E FEDELE A QUEL CHE SENTO COME SORTO DA ME CONVINCENTEMENTE. Il che mantenni quando mi spostai dalla sinistra. E mi spostati dalla sinistra perché dal proletariato non sorgeva civiltà modificatrice, anzi: borghesia e proletariato festeggiavano i consumi, niente da obiettare, ma la civiltà non era in vista. ADEGUAMENTO DELLA COMUNUICAZIONE AL GRADIMENTO DEL MAGGIOR NUMERO! Quindi, se stai nella comunicazione per le masse, ti degradi,.
E’ così, o commisi il massimo storcimento e ciò che ho compiuto, non vedrà luce esterna di vasta presa agli occhi del “pubblico”? Si paga lo stare soli o risarcisce per sentita qualità, propria?
Quasi alba. Silenzio fermo, implacabile. Io con me stesso. Che devo fare? Quando uscirò mi intanerò a cercare di chiudere il molto, moltissimo impublicato, Diari, un romanzo di migliaia di fogli, poesie, radunare saggi, articoli, provvedere al futuro quando non sarò presente? Ed è possibile riuscire o troppo ho scritto e se non provvedo io chi provvederà, e se anche provvedo che Fortuna avranno le mie parole? PAROLE? In fondo ho vissuto per scrivere. No, ho anche cercato di vivere.
MI sveglio. Luci sfolgoranti. Prelievo di sangue, pressione, ossigenazione. L’infermiera è una romanina, me lo dichira festosa, allegra, giovanissima. GIOVANISSIMA. Anch’io sono stato giovane.
Mattino del 19 ottobre, prelievo del sangue, mi stanno togliendo sangue presso che ogni giorno. Al modo quasi invisibile entra la dottoressa Anna Maria Osso, le chiedo quando potrò andare via. Mi risponde che l’emocromo è basso, molto basso, dovrò restare,. E’ un colpo inatteso. Iniezioni, altre pillole, le gambe a posto, quasi, il sangue difetta. Non me lo aspettavo. Sono deluso del mio sangue. Me ne traggono esageratamente?
Mentre sono ricoperto di tali vicende chiamate, e chi vuole darmi a provare l’udito, chi di avere telefonia a costi innocui, chi esige scadenze di pagamenti, chi offre montascale…Spero che vi sia chi promette e mantiene la salute.
Pranzo, pastina imbrodolata, fagiolini, carne saporita. Chi sa quanti nel mondo stanno nelle mie condizioni, o persino hanno appreso che il tempo della vita è al termine o ne perdono coscienza. In fondo questa la sbalorditiva situazione nostra, lottiamo per vivere sapendo di morire.
Torna la dottoressa. C’è da controllare. LUNEDI’ GASTROSCOPIA.