“Il mio diario – 3” di Antonio Saccà
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- Category: Scritture
- Creato: 27 Agosto 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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13-3.1988
Alzatomi alle 13, 35, incapacità di “prendere coscienza” per cui rimango a letto,al buio, fantasticherie di una stanza chiusa, una lampada e nessuno con me, calma, in questa situazione, ma, adesso che sono sveglio e vi è luce, panico e bisogno degli altri. Dovrebbe telefonare M., sul presto ha chiamato la calabra furente , chiedendomi se ho letto il suo libro. Solitudine,nel futuro di questa gionata.
Riflettevo che l’artista è di necessità amorale,o. pèiuttosto, che spesso non gli avviene di dare importanza alle situazioni della vita ma alle espressioni di queste situazioni, sicchè ogni situazione è per lui sul piano dell’altra giacchè non ha valore in sé ma come oggetto di rappresentazione. Si spiega così l’indifferenza di taluni artisti per le ambizioni comuni e per una esistenza in regola, la loro energia la dedicano ad altro e una pagina ben risolta conta più di una posizione nella società e un modo di vivere stimato e “giusto”. Pericolosissima disposizione mentale chg può sospingere al fallimento nella vita e non sempre alla meta(l’espressività), e quando pure si giungesse alla meta(l’espressività) perché così tanto contro la vita?
E’ difficile vivere, per l’artista, vecchia risaputa questione ma è così, l’artista è nel mondo con altri scopi di quelli consueti , egli si accanisce per esprimere ,ciò è non soltanto disutile ma indifferente alla vita, egli non sempre dedica le migliori energie ai fini che nella società vengono presi in considerazione, sì che l’artista quanto più è soltanto artista sbaglia (spesso) nel vivere (sociale).
Le donne della mia vita sono state , a gradi misurabili ,nemicissime delle mie aspirazioni , ambivano essere a me sovrastanti, sognavano chi sa quali scopi e non intendevano saperne dei miei.. Di solito avevano più velleità che energie adatte ai fini, e questo le rendeva maggiormente cattive contro di me.
Poiché l’artista “sublima” la vita, quale che sia la vita egli la rende sublime(esprimendola) , non gli ripugna vivere in condizioni miserrime giacchè egli poi le sublimerà , anzi:queste situazioni miserrime non esistono avendo l’artista in mente la “forma” (l’espressione) che la vita e la realtà assumeranno.
Se hai ambizioni la donna (talune donne) ti costringerà a pagarla con il disamore. Ami qualcosa più di me, oltre me allora non avrai il mio amore, ti farò soffrire,ti dovrai contentare soltanto delle tue ambizioni non già di avere, oltre le ambizioni, il mio amore, il mio amore ti costerà dolore, è questo il solo modo per rivalermi su di te, su di te che osi ambire cioè innalzarti al di sopra di me., ebbene io mi darò la meta che posso, ti negherò l’amore e ti farò patire (Così agiscono certe donne come certi uomini con le donne).
Talvolta mi chiami/disperate./ Spesso ti chiamo,/disperato./Hai para di amarmi ,ancora/
Perché temi di soffrire, ancora./(Ma) negarsi l’amore/per non soffrire d’amore/È già morire.
14-3-1988
Telefonata di mia moglie,,è nel periodo delle invettive e delle profezie malefiche, si dichiara soddisfatta e provvista d’amore,e non sa quanto invoco io pure questa situazione, mi svincolerei dalla colpa di essere il carnefice della sua felicità, l’abisso dei suoi anni passati, il precipizio dei suoi anni futuri.. Ma grida, grida, rammenta tutti i ricordi, e non mi sembra dunque né soddisfatta , né stracolma d’amore, incapacissima tuttavia di accettarmi senza umiliarmi(diminuirmi), di stimarmi senza dispiacersi(il medesimo con Elsa, mentre Enrica temeva di perdermi), io potrei (ri)accostarmi a lei e lei potrebbe tollerarmi vicino rinunciando alla mia boria, sua parola, alla mia testa, (insomma), a quell’unico possesso che ho saputo mantenere e che mi vorrebbe togliere o deprimere, lei che si vanta di tutto avere!
Il (giorno) 13 veduta la bellissima donna , nel corpo ed in quanto a pelle,, Ancona, ci sono le condizioni per autentiche meraviglie. Sarà quel che sarà. Dovevo incontrare ,oggi, M., a Sinigaglia, ma è occupata, strana, mi telefona per delle ore ma ha pure indifferenza e frettolosità.
A Pesaro, Piazza del Popolo,casa di Rossini,, lo scalino dell’ingresso, a destra, è scavato dai passi dei visitatori. Ho guardato l’ambiente in giro e di fronte: Rossini da piccolo ebbe spazi e la possibilità di giungere al mare, vicinissimo.
Sono attualmente privo di donne(ero ormai separato a causa di alcuni miei atti adulterinii indegni verso mia moglie). Mia moglie ritiene che dove passo causo rovine, infelicità. In verità ho fatto soffrire ogni donna (non più di quanto ho sofferto io)..
NOTA
Il testo è fedelmente quello del Diario, con minime correzioni ortografiche, Le scritte in parentesi sono odierne.
Stefania Ferrero è il soggetto di questi brani. Ci unimmo in matrimonio, a Messina dove viveva mia madre, il 2 febbraio 1981. Era una magnifica donna, piena, alta, bruna, mani delicatissime, volto accuratamente conciso, alleggeriva la prestanza. Gli occhi scuri, lo sguardo lievemente incupito, sintomaticamente cervellotico, In effetti mutava da amorosissima in furibonda per movenze intime, per concepimenti suoi, nessun accordo con l’esterno. Erede di una fortuna , quella paterna ,dinastia di costruttori, la materna possessori dello Strega, aveva centinaia di case, decine di negozi, porzioni di alberghi. Ma era insoddisfattissima, per cause soggettive: non si sentiva ben accolta in famiglia in quanto donna, la dinastia doveva seguire con un maschio! Dimostrare di saper fare la ossessionava. Tentò con l’amministrazione dei beni, il padre la distolse, altri beni gestiti da parenti. Stefania inventò un centro culturale, Arte-Spazio, nel punto più pariolino dei Parioli, Piazza delle Muse (Largo Fregoli, 8), mostre d’arte. Io le apportai cosi, conferenze, e tutta la cultura. L’alta borghesia e intellettuali a masse. Ma la folle gelosia di Stefania, i suoi malesseri , scoprì di un disturbo causa forse delle sue elucubrazioni, l’Endometriosi, di l’antagonismo vulnerano l’amore, esistentissimo e vicendevole. Io colpe ne ebbi. Ma difficilissimo convivere. Era di una tirchieria dissennata, con intarsi di munificenza, ,amava i gatti, la natura, e stare a Saturnia, ai famosi bagni termali, spendendo ogni giorno il salario corrente di un operaio. Per me non fece alcunchè, e se poteva non fare per me ne era soddisfatta, tranne momenti in cui si rendeva consapevole che potendo sostenermi e non sostenermi era ignobile. Ma non si ravvedeva. Temeva che la sovrastassi o prendessi il volo.Di certo, non mi fece ritrarre. Passavo giornate a starle accanto, a fondo perduto. E se mancavo mi reclamava. Nei Diari e nella “Mia Vita” amplio la vicenda, tragicissima. Non sopportò la separazione, né il divorzio. Si sposò,a vanvera, dopo mesi morì, credo non naturalmente. Io non volli alcunchè dei beni, mi sentivo in colpa del suo dolore. Me ne pentirò finchè ho vita. Lei non sapeva che scopi dare ai miliardi, io sì. E al di là della mia colpa valevano gli scopi.CHI HA SCOPI CHE VALGONO HA IL DOVERE DI FARLI VALERE. UN ERRORE CHE NON MI SANO.
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