“In memoria di un uomo semplice” di Anna Maria Esposito

Voglio riproporre questa riflessione sul modo di operare di Sucato e sulla sua persona,  conosciuto attraverso il rapporto di amicizia che avevo con Francesco Carbone.  
Trovavo prodigiosa l’interconnessione fra l’intellettuale rigoroso ed umile e la semplicità spontanea dell’uomo posseduto da un raffinato spirito d’arte, in un dialogo  d’amicizia basata su valori condivisi (la cultura agreste  locale, la passione -come un dáimōn- per l’Arte).  
E ciò mentre volevo comprendere il mistero dell’arte di cui era padrone.
 
Giusto Sucato: meccanismi di fantasia
“La parola è stata data all'uomo affinché egli possa meglio nascondere il suo pensiero."  
Nei giorni che hanno preceduto la stesura della mia riflessione sull'opera di Giusto Sucato questa frase girava nella mia  mente, pensiero insistente.
Così, ho dovuto metterla nero su bianco per liberarmene, come da un'angoscia. Perché forse nessuna frase si attaglia meglio a Giusto che questa, pronunciata, si dice, da un religioso gesuita. Perché, come sa chiunque lo conosca, egli ha in odio le parole, venti mulinatori di cartacce, questi soffi troppo spesso superflui che increspano la superficie della vita.  
Non la superficie della vita, infatti, richiama il suo interesse. Egli ha bisogno di indagare il senso profondo delle cose, di scavare dentro la vita, come se vi vedesse attraverso con i raggi X.
Il pensiero è trattenuto nella sua mente, lo vedete quasi pulsare dietro lo spessore forte dell'occipite, premere verso l'esterno come da dentro un forziere. E ce ne sono, di cose, nel forziere di Giusto.  
Sappiamo come, nella storia della sua creatività, egli mai abbia ripetuto un'idea, uno stilema. Fedele al suo percorso, Giusto sente urgere un progetto e quindi, mani fatate, in legame stretto con il filo misterioso e lontano della mente, le trasforma rapidamente in ferri, lamiera, legni e pietre, oppure le schiaccia sul piano, in storie bidimensionali, racconti sulle tavole lignee pesanti, già sature di storia e di vissuto.
Perché questo è una delle corde che legano forte Giusto alla sua vita: lo spessore; il senso del passato, delle mille vite percorse, e il mistero del proiettarsi di tutto ciò che era (era!) antico, in una nuova avventura, una vera rinascita come in una reincarnazione, nella quale si fornisce di un nuovo corpo solido e forte  e nel quale la mente antica, fortificata da un rinnovato vigore, incontra il senso dell'accaduto e del passato, e nel contempo lo ricollega al senso accadente del futuro.
Il luogo nel quale egli vive, (la Misilmeri di venti anni fa, quando scrivevo) come ogni centro piccolo e medio, è ora agitato da intime e rapide trasformazioni.  
Veloci come un risucchio,  in questo vortice i passati vecchi di centinaia di anni si disperdono, le amicizie e le storie costruite in decine d'anni scompaiono come in una nebbia annullante. Rimane il vuoto angoscioso: guardando al tempo tra scorso da questa nuova prospettiva, non vi troviamo più la pausa del confronto, ma il baratro della dispersione, specchio e immagine della distruzione.
Giusto, allora, reagisce a tutto questo. Con la forza della caparbietà raccoglie i pezzi del passato, annusa il loro spirito, li assembla ascoltando le flebili voci celate, anelanti reincontri.
Gli oggetti che nascono sono mirabili "macchine" estetiche perfettamente funzionanti, nel quale ogni ingranaggio scorre in perfetto sincrono con gli altri; nelle sue tavole alfabeti arcaici si incrocicchiano, scritture e volumi perfettamente si incastrano, e acquista spessore di scultura la grafia contorta dei chiodi, mentre le pagine di libri immaginari si innalzano sul podio della campitura posteriore contrastante.  
Allo stesso modo elementi prettamente volumetrici vengono inglobati dalla superficie, che prima li assorbe e poi li lascia riemergere come se galleggiassero  o come se da un magma in lotta infine i volumi iniziali si separassero da esso ed emergessero, ancora più solidi e coagulati che prima.
Parlare di alchimia, a questo punto, sarebbe scontato.  
Giusto è prammatico e qui risiede il suo fascino.  
Solido, inattaccabile, granitico come la sua figura che pare stabilizzata nei secoli, è dotato di uno spaventoso spirito pratico.  
L'urgenza dell'arte, dramma di indecisioni e follie di percorsi per altri, in lui si concretizza in un puntuale asservimento dei materiali.
 Col pensiero crea oggetti, seguendo l'idea primigenia, senza tentennamenti, senza deroghe. L'oggetto artistico cosi deve essere, e cosi sarà, alla fine dell'azione creativa. È questa praticità uno dei pregi affascinanti che costituiscono la sua personalità. E poi, l'idea estetica! Idea armoniosa, ricca, affascinante, sintetica. Un'opera di Giusto è un'opera che reca in sé il dono dell'Arte: ammaliatrice, fonte di stupore di fronte alla perfezione del solido nucleo estetico generato. Fonte di stupore per la freschezza della ispirazione, la genialità della realizzazione, la bellezza della forma e dell'idea, e come ogni vera opera d'arte, proiettata nel tempo che continuo scorre per il genere umano.
“II... progetto era uno schema per abolire interamente tutte le parole di qualunque genere… lo raccomandavano perché è chiaro che ogni parola da noi pronunziata rappresenta in una certa misura una diminuzione dei nostri polmoni perché per corrosione li danneggia, accorciando così la nostra esistenza…
 venne quindi suggerito il seguente espediente: siccome le parole sono soltanto nomi di cose, sarebbe più conveniente per tutti portare con sé quelle cose... di cui si debba discorrere. (...) Costoro, quando si incontrano per via, mettono giù i loro carichi e conversano per un'ora insieme, poi raccolgono le loro masserizie, si aiutano a riprendere i loro fardelli, e si salutano.”  (J. Swift, I viaggi di Gulliver)  
Così anche Giusto, il quale odia le parole, ritiene che sia inutile sprecarle dato che esse sono effimere e suscettibili di inganno. Come questi scienziati della fantasia, egli getta agli uomini, nel suo percorso, il suo discorso sulla vita: non parole fatue e faticose, ma solidi oggetti che concretizzano  frasi, discorsi interi, sistemi di riflessioni, anche lui seminando il suo contributo alla crescita del pensiero umano, anche lui seminando tracce di un presente che vive ineffabilmente già nel futuro.
   
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