PHILIP ROTH, LO SCRITTORE SENZA NOBEL

Il primo libro che ho letto di Philip Roth è stato Lamento di Portnoy. Mi piacque molto. In seguito ho continuato ad informarmi sull’uscita dei suoi romanzi, ho letto con attenzione tutte le recensioni e seguito le polemiche riguardo a quello che è considerato il suo capolavoro, Pastorale americana, ma non ho più comprato altri suoi libri. Fino al 2012, quando ho saputo della pubblicazione di Nemesi. Mi ha spinto a leggerlo l’argomento che trattava, l’epidemia di polio che colpì l’America nel 1944. Roth racconta la storia di un giovane animatore di un campo giochi molto legato ai suoi ragazzi ma che la paura di essere contagiato dal virus porta ad abbandonarli. Per ironia del caso, proprio quando si allontana dal luogo “infestato” scopre di essere già stato infettato. Da quel momento decide di negarsi ogni possibilità di vita “normale”, perseguitato dalla convinzione che la sua sorte sia stata voluta da una nemesi divina. Un’ultima prova della forza narrativa di Roth, che, alla soglia degli ottant’anni, annunciò che avrebbe smesso di scrivere.

Nemesi porta in superficie un dramma personale e sociale di portata universale partendo da un anonimo quartiere ebraico dove il giovane Eugene Cantor svolge la sua attività di istruttore atletico di un gruppo di ragazzini del luogo. Riformato a causa di un difetto alla vista non può andare al fronte, ma con dedizione e responsabilità cura i “suoi” giovani atleti e, inconsapevolmente, si prepara a combattere una guerra altrettanto pericolosa e ingiusta, quella contro una letale epidemia di poliomielite che fa strage fra i suoi amati allievi. Prendendo a cuore e aiutando come può i malati, si adopera per cercare di circoscrivere il contagio e accompagna i ragazzi al campeggio estivo. Là si rende conto di essere stato lui stesso contagiato e, inconsapevolmente, di essere a sua volta causa di altri contagi. Dolore e rabbia generano in lui una reazione autopunitiva che lo reclude alla vita, rinunciando per sempre ad ogni consolazione di carattere affettivo e sentimentale. Nemesi è  l’incarnazione di uno dei temi cardini della poetica di Roth, il nodo cruciale dell’impossibile lotta dell’uomo contro il destino.

Philip Roth nasce a Newark, nel New Jersey, nel 1933. Il suo esordio letterario è stato Addio, Columbus, seguito da una serie lunghissima di notissimi libri. Gli sono stati assegnati vari premi e riconoscimenti, tranne il Nobel, sebbene ogni anno fosse annunciata la sua candidatura. Il 10 novembre del 2012, in un’intervista resa alla rivista francese Les Inrockuptibles, annuncia il suo addio alla letteratura dichiarando: “Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla e non voglio nemmeno parlarne”. Muore il 22 maggio del 2018, avendo precedentemente dato istruzioni di distruggere, dopo la sua morte, l’archivio personale.

Anna Maria Bonfiglio

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