L’eredità delle guerre è antica e sempre uguale: odio, divisioni, memorie contrapposte, ferite personali da rimarginare, anche quando le armi tacciono e la diplomazia riafferma a parole il valore della pace. La guerra uccide la verità, riduce la ricchezza dell’umano ai ruoli di vittime e carnefici, impedisce per tempi lunghissimi la possibilità di andare oltre.
La guerra ruba la compassione, paralizza la memoria, perpetua l’odio in una sorta di zona grigia che sposta i campi di battaglia direttamente nel cuore delle persone.
Scardinare queste logiche è difficile, ma possibile, a ogni livello. Anche memorie contrapposte possono riconoscersi a vicenda.
La pace per farsi strada deve diventare anche una scelta culturale, una mentalità, un pensiero da coltivare, quasi da allenare, partendo già dalla scuola. È importante sostenere gli slanci dei bambini e dei giovani, i loro sogni di cambiamento che sono come semi da proteggere e coltivare con cura, perché possano fiorire. Abbiamo il diritto di immaginare e realizzare quello che al momento sembra impossibile, condividendo idee, visioni, possibili soluzioni, in modo molto concreto. Perché pace significa impegnarsi anche per un mondo più giusto in cui tutti possano avere una vita dignitosa, un lavoro, una casa, l’istruzione, cure accessibili.
Se cresceremo in questa cultura, allora sarà più facile fare della pace anche una scelta politica, in grado di riaffermare la forza dello Stato di Diritto.
L’Italia, l’Europa, il Pianeta sono dentro una crisi di sistema globale che attraversa tutti i continenti che governi e poteri economici non sembrano riconoscere, forse perché più attenti ai gruppi di interessi che ne traggono vantaggio, e che decidono chi potrà stare al sicuro e chi no.
Da decenni il mondo intero attraversa crisi continue di tipo finanziario, sanitario, climatico, con ripercussioni dirette sulla vita e sul futuro della popolazione mondiale e delle future generazioni.
Le diseguaglianze sociali ed economiche crescono, le malattie diventano pandemia, i diritti e le democrazie sono minacciate.
Quindi, esprimiamo la nostra contrarietà a una società che si basa sulla violenza e la sopraffazione dell’altro o dell’altra e che vede nei femminicidi l’apice di una aggressività sociale inaccettabile e per la quale dobbiamo esigere l’impegno di tutti. Le disuguaglianze sono la porta alla violenza e la violenza è portatrice di guerre e disgregazioni dei desideri positivi di convivenza.
L’aumento della retorica bellicista e il miraggio di poter risolvere i problemi del mondo con “vittorie militari” ormai impossibili e sicuramente non in grado di affrontare alla radice le motivazioni dei conflitti si pongono in antitesi con la strada che vogliamo percorrere, e che deve partire con un rilancio dei concetti, delle prospettive, delle pratiche di una vera “Pace positiva”.
Per questo sono necessari nuovi cammini di educazione alla Pace, a una vera politica della non violenza, al disarmo umanitario e climatico (che, mettendo al centro la protezione delle persone e delle comunità, sono il faro delle campagne internazionali di cui facciamo parte).
La pace si raggiunge con il dialogo continuo e fiducioso e con il coraggio delle scelte nonviolente.
Credere nella pace significa difendere anche le ragioni del perdono.
È la capacità di ridare dignità anche a chi compie il male, nella convinzione che nessuno può essere relegato all’atto peggiore che ha compiuto, perché tutti possiamo cambiare e migliorare.
Non esistono automatismi e il percorso può durare molti anni. Il primo passo è rendersi conto che l’odio, lo spirito di vendetta e il rancore sono sentimenti umanissimi che tuttavia fanno male a chi li prova, bloccano cammini, incatenano l’amore, chiudono le porte al futuro.
La condivisione umana, insieme alla giustizia, è una chiave.
È la meraviglia e l’abisso di ogni scelta, il rischio di ogni generazione, il limite della natura umana e della sua volontà di dominio. È su questo punto che ci si gioca la pace, scegliendola, vigilando, coltivando anche una dimensione interiore, etica e spirituale, una profondità che non riduca l’impegno dell’uomo a un semplice qui e ora, che sappia riconciliarlo con la chiamata ad amare e a essere amato.
Pace: (Lirica di Giovanni Teresi)
Paradiso
attaccato
al cuore
d'uomini eccelsi.
Pace:
Parentesi
amorosa
al centro
dell'essere.
Pace:
Pura filosofia
ancorata
al culto
d'idea evanescente.
Pace:
senza prezzo,
accoglie chi
ha vissuto
sempre con emozione.
Pace è amore gratuito:
dono che in natura
è non odiare,
non uccidere
gli attimi di vita.