Tommaso Romano, "La casa dell'Ammiraglio" (CulturelitEdizioni) - di Veronica Garito

 
"La casa dell’ammiraglio" è un romanzo fortemente autobiografico e ricco di metafore. L’ammiraglio stesso è simbolo dell’Autore, grande spirito guida per la cultura in Sicilia e vi è  persino un riferimento all'ubicazione della sua dimora.
 
La vita scorre dolcemente e con naturale lentezza presso la casa-anima dell’ammiraglio, un luogo che il padrone di casa, grande collezionista di opere d’arte, ha cercato di costruire a sua immagine e somiglianza, ricercando perfezione e armonia. Una “soft zone”, contrapposta  al caos del mondo esterno, la grande torre di Babele che è il mondo contemporaneo.
 
Unica alternativa alla casa-anima è la vecchia e rassicurante tenuta di famiglia in campagna, in cui il profumo del padre, i rumori della natura - in particolare il cinguettio degli uccelli, messaggeri del cielo, riescono ad infondergli un grande senso di pace e tranquillità.
Il resto del mondo rappresenta mediocrità e perdizione.
 
Tutto scorre nella normalità nella casa-anima, fin quando la statua prediletta dell’ammiraglio inizia a parlare: Cometa, scultura amata, raffigura una bambina intenta alla lettura, chiaro riferimento a un’anima umile e bambina ed alla sua voglia eterna di conoscenza.
A poco a poco anche le altre opere d’arte iniziano a parlare all’ammiraglio, e il protagonista, persona assai critica e razionale, dopo un confronto con intellettuali ed ecclesiastici, si deve rassegnare all’idea che quello che sta vivendo non è frutto di visione, né di follia.
Quegli apparenti farneticanti dialoghi  diventano così squarci lucidi di verità. Forse perché la Verità non sta mai in mezzo, in situazioni accomodanti, e l’uomo riesce a comprendere la realtà e ad essere veramente se stesso solamente in situazioni estreme.
Da questi colloqui emerge una realtà capovolta che vede gli uomini come oggetti, burattini mossi dal pensiero dominante, e le opere d’arte contrapposte come messaggeri di luce.
Forse sono Angeli quelli che parlano attraverso le opere d’arte; ad ogni modo ancora una volta alla bellezza viene affidato il compito di salvare il mondo.
 
Oltre le teorie filosofiche sull’essere vengono affrontate tematiche riguardanti l’attualità,
e dal rifugio emerge una critica serrata alla società contemporanea.
In primis “La dama delle ninfee”, che incarna l’amore ideale, mette in discussione il ruolo femminile nella società odierna occidentale, dalla maternità sacrificata in nome delle esigenze economiche e di mercato alla famiglia che va a rotoli, anche la donna illusoriamente, in nome della sua emancipazione, diventa parte della frenesia produttiva.
Poi è la volta della statuina “coppia a cavallo” proveniente dall’Inghilterra, con la quale il cavaliere Carlo, rivolgendosi all’Ammiraglio, mette in risalto l’eccezionale metodo d’integrazione britannico, nonostante gli inglesi siano conservatori e legati alle proprie radici, definendo a buona ragione “ indiscriminato miscuglio “ la società globale, che vuole annullare tutte le differenze con un falso buonismo che genera violenza.
 
A parlare non sono solamente opere d’arte, ma anche oggetti d’artigianato appartenenti a epoche storiche passate, a luoghi remoti del pianeta, che hanno in comune la loro unicità: oggetti contro il meccanismo dello spreco ed il consumismo contemporaneo.
Oggetti che testimoniano il passato, che
rappresentano le radici del pensiero. Oggetti che lasciano una traccia dell’esistenza nel tempo, che ricorderanno la bellezza al futuro. In questo senso un oggetto si riveste d’Assoluto.
In definitiva per l’Autore gli oggetti hanno una loro verità se portatori di valori.
Sulla scia del grande capolavoro di Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, le tele riflettono l’anima.
L’anima può essere scolpita in una statua, ed è questo grande atto creativo che conferisce potere agli oggetti; a tal proposito le opere d’arte rientrano nel mistero del creato proprio per il loro essere “creature”.
Tutte le opere d’arte della Casa dell’Ammiraglio hanno una caratteristica in comune che si chiama Amore, linguaggio universale dell’essere umano, e nel loro muto canto orchestrano una dolce sinfonia corale. Opere diversissime tra loro convivono in armonia, senza pesantezza c confusione e sopraffazione alcuna.
E il loro dolce respiro è diretto dallo spirito dell’ammiraglio che aleggerà sempre sulle cose della sua casa-anima, un perfetto microcosmo; anzi sarà proprio la sua casa-anima a conferirgli l’eternità.
Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.