“Palermo saluta il Mondo con l’arte di Luigi Ghersi” di Anna Maria Esposito
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 29 Giugno 2022
- Scritto da Redazione Culturelite
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L'11 luglio del 1995 fu inaugurato il nuovo aeroporto di Palermo e da quel momento i viaggiatori che transitavano da Palermo erano accolti dalle opere dell’artista messinese Luigi Ghersi, che aveva realizzato per esso il complesso de “L'Agorà”, formato da un monumentale e arioso complesso di statue bronzee su una base di pietra lavica e uno sfondo pittorico. Le opere presenti in aeroporto stupivano con la assoluta padronanza nello spazio: in esse si dispiegavano i miti mediterranei della Grecia classica. Ghersi aveva raccolto lo stimolo che proviene dal mare vicino, un mare straordinariamente azzurro e mobile. Il complesso, adesso dismesso e smembrato, era interazione coerente di pittura, architettura, scultura, ove le parti scultore erano predominanti; ogni figura della medesima pregnanza spaziale: Perseo, il cavallo il suo guerriero, che serba in se qualche riverbero della dignità dei cavalli mariniani, la suonatrice di cembalo, e la figura, che l’artista ripeteva molto, della capra; ancora, la testa ghiacciante di Medusa.
Del complesso ci prendeva la capacità inventiva e la massa espansa dei volumi, plastici nel senso più vero del termine, non modulati ma come aggregati di massa giustapposte e possenti. Ghersi è artista che ben figurerebbe accanto ai grandi maestri del passato; con la sua forza ed energia nella composizione pittorica lo avremmo apprezzato accanto a Paolo uccello o Giulio Romano. La sua padronanza delle tecniche è impressionante: domina con estrema maestria l'acrilico, l'olio, la tempera, il collage. E ancora le tecniche quali sanguigna e carboncino sono quelle nelle quali maggiormente dispiega la sua perizia e dimostra come la fatica decennale, la pazienza certosina nello studio accademico dei grandi artisti e della figura dal vero lo abbiano condotto a risultati formali stupefacenti. Nei disegni, spesso disegni preparatori, il tratto è determinato, rapido, sicuro nella ricomposizione anatomica, mentre indugia talvolta sfumando la materia pigmentata onde trarne ombre soffuse, costruzioni di volumi dolcemente modulati. Oppure il tratto si aggroviglia, dov’è necessarie l’affermazione di un contrasto cromatico, e viene arricchito dai tratti puri e luminosi della biacca che schiariscono e rasserenano il disegno. Il pastello viene utilizzato da Ghersi come mezzo compiutamente pittorico per la creazione di volumi esatti e pure poetici, in quei particolari momenti che occorre fermare nel racconto. Ma è agli olii che lascia il compito di raccontare i momenti e le composizioni che particolarmente lo emozionano: momenti sereni, idilliaci, come quando osserva una donna che si espone, lasciandosi contemplare nella pienezza delle proprie forme, oppure quando dispiega le nature morte sui bordi di finestre, in primo piano, quale contrappunto a paesaggi urbani di tetti, finestre, balconi -i luoghi della relazione sociale- mentre l’occhio dell’artista compie un’indagine formale sui diversi aspetti coloristici di cui si rivestono quando la luce atmosferica si modifica nel variare del tempo, della stagione, o varia la condizione psicologica dell'artista. Ma più spesso tale abilità pittorica viene da lui piegata e esaminare ad esporre ciò che maggiormente è folle: i momenti dei drammi della vita di relazione quando questa relazione sia improntata alla barbarie del ‘sonno della ragione’. Esso determina azioni sociali: nascono così i Prigionieri, testimoni di momenti di angoscia e di odio verso un singolo individuo che è diventato il capo espiatorio dei mali della società.
Nella realizzazione di due grandi pitture murali nell'Aula Magna della nuova facoltà di scienze dell'università di Messina il lavoro lo assorbirà per tre anni a partire dal 1989. Utilizzerà la pittura a tempera vinilica e vi dispiegherà il gusto e la conoscenza della pittura del Rinascimento maturo: vi riecheggiano richiami ai grandi Maestri del ‘500 come Raffaello e Michelangelo, o qualcosa come un retrogusto ci riporta alle opere emblematiche del ‘400, nelle scene di battaglie o nelle positure botticelliane. In altre opere scultoree le forme, realizzate con una materia plastica vibrante e spregiudicata, si intrecciano senza mai attaccare troppo in profondità il fondo;
La perizia tecnica, la capacità compositiva, il sentimento lirico, la visione ampia senza inibizioni nel dialogare continuo con l'attività artistica del passato è ciò che contraddistingue la posizione estetica di Luigi Ghersi, come non accade invece ai tanti artisti che disconoscono tale ricerca profonda. Egli si voltava talora a guardare indietro. Questo arricchiva la sua arte, così lontana dai clamori dell’attività artistica di grido, e ancora di più ci conduce all’ammirazione per la pratica costante, seria, e l’amore per la pittura-pittura, oggi rara e perciò ancora di più assolutamente preziosa. Ghersi ci ha lasciato da poco; la sua importante testimonianza non deve essere obliata.