“L’anima dell’uomo in grafia o bit” di Carmelo Fucarino

Se non ci fosse stato… Se non si fosse inventato… Questo è il tema, risolto nel progetto cronologico di questa ricerca di Gino Pantaleone, a cominciare dai graffiti sbiaditi dai milioni di anni, quando l’HOMO SAPIENS volle graphèin, “disegnare”, che per la lingua greca è lo stesso che “scrivere”. Certo l’oggetto della commozione era in casa, nelle linee misteriose della grotta dell’Addaura, che ci ricordano un’esistenza lontanissima e un uomo o una donna fra quelle rocce sul mare che “disegnarono”, cioè “scrissero”, lì la loro esistenza, quell’attimo preciso in cui mossero le dita e loro e il loro manufatto diventarono eternità. Gino Pantaleone lo pone come emblema e nella sua forma originaria lo manifesta in pieno titolo come Lĭbĕr. Un primitivo monosillabo, lib-, si è espanso semanticamente per esprimere un intero universo di semata, che comunque ruota intorno alla libertà del pensare e del sentire e al “godimento”.

Perciò Gino lo presenta in rosso Lĭbĕr e ne spiega nel sottotitolo la traiettoria, “Storia della scrittura, biblioclastie, letture resistenti”, e ad abundantiam, scelta non volontaria o obbligatoria, semplicemente casuale, ma tuttavia strabiliante l’edizione trae origine proprio “Ex Libris” (Palermo, 2020).

Basta un epigrafico schema della straordinaria semantica da Lib, libet o lubet, libertas, libente e dalle due soluzioni fonetiche in cui la disitinzione era semplicemente prosodica, la scelta di una sillaba breve o una lunga: A- Lībĕr, libero, indipendente, immune, schietto, spregiudicato, sfrenato, ma anche libidine e libare; B- Lībĕri, figli; Lībĕr-a, dei, Libero dio dei frutti - Libera/ Cerere, ma anche Proserpina; infine corteccia viva di albero e da essa il libro, anche come scritto e manoscritto, come parte di un libro, come libri sacri, e decreto legislativo.

Catullo iniziò la sua raccolta di liriche con il celebre, «Cui dono lepidum novum libellum», senza altra specificazione di genere letterario. In esso al “libricino” attribuiva la qualità della lepidezza e della novità. Semplicemente liber, a differenza dei consueti Carmina, abitualmente usato da altre raccolte poetiche del tempo.

La ricerca di Gino verte sull’intrigato sviluppo nei secoli e sulla storia di questo strumento di comunicazione del pensiero, che si esprime oralmente attraverso il suono di ugola e lingua e labbra e naso, perciò in greco glossa, cioè “lingua”. Essa segue lo straordinario iter attraverso l’invenzione della trascrizione dei fonemi in graphemata e l’uso progressivo e topografico dei materiali diversissimi, dalla semplice roccia parietale, ai mattoni, al papiro, alla pelle della pergamena, alla carta e i suoi adeguamenti fino alla rivoluzione di Johannes Gutenberg e alla stampa.

Era pertanto necessaria ed imprescindibile questa sintesi offerta da Gino, in un momento in cui dopo il libro, prima volumen di papiro avvolto intero e poi in fogli di pergamena in pelle, divennero nell’era moderna fogli di cellulosa, dal semplice formato in folio, in quarto e in ottavo, fino in-dodicesimo. Materiali e segni accompagnarono il progressivo sviluppo dei due momenti di trasmissione del pensiero che diveniva sempre più complesso da semplice comunicazione di atti ad enunciazioni di emozioni, da semplici suoni a scrittura dei fonemi attraverso segni e infine stampa.

Quello che è venuto dopo, dal punto di vista tecnico della stampa e dall’uso indiscriminato e popolare della macchina da scrivere ha completamente trasformato la trasmissione del pensiero, secondo momento storico e chiusura di un’epoca, dopo la democratizzazione e diffusione del libro che seguì nella immanne serie di secoli a quella ateniese dei tempi di Pericle e alle eccezionali biblioteche di Alessandria e Antiochia. Questa facilità e semplicità meccanica di trascrivere i caratteri ha illuminato gli editori con le loro edizioni economiche, gli Oscar Mondadori e non solo, ha reso fruibile a tutti, anche ai poveri, la CULTURA nella sua poliedricità e complessità. Se non potevi comprare il libro, potevi possederlo in prestito e farne tua la materia.

Tuttavia ancor più necessario era questo volgersi indietro e tornare ab ovo, non solo per spiegarci l’avvincente historia, “ricerca” della mente umana, ma anche per meglio valutare il miracolo, la sconvolgente magia dei nostri tempi. Questa analisi tra encomi del libro e biblioclastie è servita a dichiarare e certificare la sacralità del LIBRO per la sua divina qualità di trasmettere e preservare la libertà, proprio quella LIBERTAS (mi ricorda un partito che forse l’ha tradita e l’uso sfacciato, falso e ingannevole che ne fanno certi titoli di quotidiani odierni), che ne rivela la finalità e pertanto la sua pericolosità per gli imbastitori di verità, più pericoloso della bomba atomica.

Quanto più era necessaria questa escursione nell’evoluzione del libro in tempi in cui questo strumento cartaceo è irrimediabilmente insidiato dai bit.

Il libro e le biblioteche cartacee in questi mesi dalla via dei Librai alla Marina dei Libri vengono divinizzati in questi mesi a Palermo (https://www.fijet.it/index.php?s=NEWS/230426-Al-Ksr), ma forse se ne innalza il loro potere da chi più ne teme la fine, i cultori di quel profumo dell’anima, la “carta”, e i librai titolari della loro creazione e vendita.

Incombe e sgomenta i profani e i non addetti il CLOUD. Le celeberrime grandiose biblioteche greche sono un’inezia, un granello di sabbia nel Sahel davanti ai processi del “cloud computing”, cioè quell’insieme di risorse informatiche, la “nuvola” di cui tutti ormai parlano e sanno. Sono le risorse come archivi, programmi, applicazioni e servizi, fruibili direttamente online. Il mio sistema email mi offre la conservazione in eterno nella sua “nuvola” di tutte le mie corrispondenze, proprio tutte, anche le più inutili conferme di ricezione. Così Chrome di Google con i suoi Docs sarà la riserva di milioni di miliardi di documenti, una biblioteca incommensurabile, del vero e del falso e del falsificabile per la forza del Potere.

Come la moneta cartacea e non è ormai alla sua estinzione e tutte le banche ne preannunziano la completa scomparsa, materiale di reliquie che avranno eccelso valore numismatico, così ogni pensiero sarà una sequenza di bit e avanza imperterrita e promette magie l’intelligenza artificiale. Basta seguirne i passi da gigante, dalla ormai archeologia Wikipedia, all’infinito Google per giungere alla robotica del pensiero, a partire da narratologia per seguire con il metaverso, alla crossmedialità, alla transmedialità alla fruizione espansa fino all’Alleluia dagli elettronici conclamata dell’AI (Artificial Intelligence) con un terribile ROBOT di miliardi di terabyte dai cento volti. Le prove tecniche del pensiero dominante sono passate dalle miliardarie Google e dalla più limitata Wikipedia, da Linkedin alle prove iniziali di ChatGPT, della quale, partendo dalla profezia di Jorge Luis Borges, sul New York Times (March 8, 2023, Noam Chomsky, Ian Roberts, and Jeffrey Watumull, in “The False Promise of ChatGPT,”) si scrive: «As the relevant technology now stands, Chomsky sees the use of ChatGPT as “basically high-tech plagiarism” and “a way of avoiding learning.” He likens its rise to that of the smartphone: many students “sit there having a chat with somebody on their iPhone. One way to deal with that is to ban iPhones; another way to do it is to make the class interesting». Questo un semplice giochetto istruttivo di come il dio ALGORITMO può formare il pensiero unico. Vi saranno in futuro libertà e democrazia? Se l’etica verrà imposta per legge dai regimi al potere, da ONU ed EU, certamente dalla Finanza dominante? Se si legifera anche sul vino e sulla lingua da usare? Ma su altro più pericoloso. Nella notte del 22 aprile 2022 è stato approvato il Digital Services Act, accordo “storico”, secondo Ursula von der Leyen (today’sagreement on DSA is historic): «nell’Unione Europea quello che è illegale offline sarà effettivamente illegale anche online». Sta a vedere chi sarà a stabilirlo e legiferarlo come oggi.

Ecco perciò gloria al libro, quello posto dagli Ebrei  e dai cristiani sull’altare, la Bibbia per eccellenza, ai tanti bruciati anche dal fanatico cristiano Gerolamo Savonarola.

Questo un po’ di tanto altro che avrei voluto aggiungere e non ho detto per la tirannia del tempo e per non abusare della pazienza degli ascoltatori nella conversazione del 22 aprile al Museo Riso alle 18.

 

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