La virtuosa vocazione di Pierfranco Bruni in “L’alchimia della letteratura” - di Stefania Romito

Un  libro, a dir poco, magico che attraversa quasi un intero viaggio in cui il mistero incontra il senso dell’onirico. In   “L’ALCHIMIA DELLA LETTERATURA Tra profezia e disubbidienza”, edito da Edizioni Nemapress, Pierfranco Bruni incarna il ruolo dantesco di lampadoforo tracciando un entusiasmante itinerario alla ricerca della quintessenza dell’arte letteraria. Quella pietra filosofale in grado di svelare l’immanenza dell’eccellenza umana. Una missione che manifesta la virtuosa vocazione di uno scrittore il cui “terzo occhio” lo consacra al ruolo di “illuminatore di coscienze” rivelando gli intagli più ammalianti dei grandi pensatori che hanno reso sublime la letteratura.

La luminescente fiaccola bruniana volge il suo fascio luminoso verso arditi panorami che smascherano le intriganti sfaccettature di menti umane la cui arte è destinata a oltrepassare gli orizzonti infiniti per approdare nell’eterno del tempo. Creatori della poesia del non-limite che “rende mare il deserto dell’anima” (Pierfranco Bruni).
 

Profezia, purificazione, Bellezza. Questi i valori alchemici della “maledetta” ingegnosità baudeleriana che tratteggia l’inquietudine dell’uomo moderno indagata dalla mente investigatrice dell’autore mediante un’analisi appassionata in cui l’onirico annienta qualsiasi forma ancorata alla ragione.

Una seducente malinconia solca l’arte poetica dell’Apollinaire bruniano che penetra nelle sfere magiche di un lirismo che si dissolve nella surreale dimensione di stimolanti calligrammi. Magia, alchimia, esoterismo tingono di Oriente la sensualità salvifica del talismano di Puškin destinato a preservare l’eclettismo pirandelliano dalla inesistenza.
 

Un mistero che incanta nella non-dissolvenza affinché la parola non svanisca nell’oblio. Ma la letteratura è anche rivoluzione ed eresia che riaffiorano negli echi foscoliani di una Zante bagnata dalle acque di un dolorante ulissismo. Una tormentosa angoscia esistenziale che rinviene la sua drammatica sintesi nel gorgo muto pavesiano.
Seducenti visioni poetico-letterarie scalano le vette della profezia oltrepassando la realtà della storia nella scrittura che si fa mistero tra le pieghe della disubbidienza.

Quella stessa disubbidienza incarnata dall’anima ribelle di Albert Camus che coglie nel senso dell’assurdo il dubbio di un Amore totalizzante nella certezza-verità che “Non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare”.

Come Virgilio nella Commedia dantesca, Bruni denota la prodigiosa capacità di cogliere verità invisibili che vanno oltre la realtà sensibile. Un occhio indagatore al servizio della “vera” cultura necessario per catturare l’essenza di un’arte rivelatrice di genialità creativa. Una preziosità letteraria che anche la didattica vorrà adottare per ampliare i propri orizzonti in direzione di una rinascita culturale all’insegna di una metafisica dell’anima.

Un portentoso viaggio bruniano in continuo divenire destinato a solcare una rotta innovativa e “rinnovativa” negli immortali oceani della letteratura. Bruni non racconta soltanto di letteratura. Egli stesso fa ed è letteratura. Un viaggio tra archetipi e disegni ancestrali. Come un antico sciamano traccia le nuove vie attraverso il fumo dei falò che lentamente all’alba emanano ancora nuvole. Legge tra le ombre. Lo sciamano della letteratura!

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