Maria Concetta Ucciardi, "Il crepuscolo dell'alba" (Ed. Thule)

di Maria Elena Mignosi Picone
 
 
Il crepuscolo e` uno dei momenti piu` suggestivi della giornata; e` quel momento quando c’e` la luce, ma il sole, o non e’ ancora sorto o non e` tramontato. Del crepuscolo si sente tutto il fascino soprattutto quando si e’ immersi nella natura, o di fronte al mare o nella campagna. E’ una luce senza  la sua fonte, e nel caso dell’alba (“Crepuscolo dell’alba” e’ il titolo scelto da Maria Concetta Ucciardi  per la sua silloge di poesie) assume pregnante il senso dell’annunzio: e’ foriero di novita’, e’ messaggero di bellezza. E quale puo` essere la bellezza in questo mondo che si dibatte tra gioia e dolore, tra amore e odio, tra guerra e pace?
La bellezza, risponde Maria Concetta Ucciardi, e’ l’armonia.
Armonia che in se’ ella sperimenta, tra due elementi che spesso la invadono: il brio e la malinconia.
Sensibile e profonda, ella, giovinetta ancora, ha conosciuto il dolore nella morte della mamma, ma ha anche abbracciato la felicita’ nel marito e nei figli.
Brio e malinconia si affacciano di frequente nel suo animo. Ma non solo per il proprio dolore ma anche per quello degli altri per i quali ella soffre nel profondo del suo animo essendo fortemente empatica, e tutto cio’ spegne il suo brio che invoca allora non l’abbandoni:  “Oh, brillante, / e luminoso brio”, e si rammarica quasi della sua eccessiva sensibilita’: “Perche`? / Perche` non navigo / nel mondo dell’incoscienza?/ A volte, della troppa sensibilita` / farei senza”.
E allora pensa alla sua infanzia spensierata (“Ho vissuto l’infanzia spensierata / perche’ l’innocenza / in me albergava”). Ma ad un certo momento “Donna, non piu’ bambina…in un mondo sconosciuto mi son trovata / il linguaggio dell’ipocrisia/ ho conosciuto”. Pero` la nostra poetessa ha sempre dimostrato fermezza e vigore morale: “La voce dell’odio mai ascoltata / a compromessi mai prestata / con saggezza / ho percorso il viale dell’onesta`”.
Delicata e forte nel contempo, Maria Concetta Ucciardi, in questa sua opera poetica, ci offre da un lato, un numero piuttosto rilevante di poesie nelle quali esprime la sua compassione per gli sventurati (una madre abbandonata nell’ospizio dove attende invano, il mendicante che muore di inedia tra l’ indifferenza della gente..), poesie molto toccanti e struggenti; ce ne offre altre sulla guerra e il terrorismo: “Ancora sento / cio` che non vorrei sentire / vedo cio` che non vorrei vedere” e confida: “…sento addosso / il peso del dolore/ che strazia i cuori di chi piange”; d’altro lato ci offre altre poesie nelle quali  parla della sua vita (i suoi affetti familiari,  il marito, i figli) poesie ricche di amore: “Mi hai insegnato / cos’e’ l’amore…adesso  sono forte / e di Marte vestita / ma se non avessi te /al fianco mio / sarei come una sfogliata / rosa imbrunita”.  Con autorita’ e saggezza materna da`  inoltre consigli preziosi: “Non si puo’ fermare il male / non lasciare che ti contamini, / schivalo” e ancora: “Sei libero, libero di correre per una strada buia” e afferma: “…e` dentro la tua anima la luce / che illumina la via”. La luce e` la coscienza.
Ora c’e` da osservare come Maria Concetta Ucciardi metta in rilievo un elemento spesso traacurato, appunto la coscienza. Tanti poeti, nel ricercare il rimedio al male nel mondo, alla malvagita’ umana, lo additano nell’amore. Ed e’ vero. Ma ella va piu` in profondita’ risalendo all’origine da cui scaturisce l’amore, e cioe’ appunto  la coscienza, che consente il  discernimento tra bene e male e ci fa propendere al bene che e` l’amore. “ Come acqua fresca / che sgorga/ da una fonte lontana, / sprizza fuori  la coscienza”.  E’ infatti dalla coscienza che puo’ sgorgare il bene, l’amore, che puo’ cambiare il mondo.
E’ la coscienza che possiamo intendere come il crepuscolo dell’alba, alba che sara` il riaffiorare e il dispiegarsi dell’amore.
E’ nella coscienza percio’ che ci sembra di ravvisare il nucleo dell’opera.
Coscienza che evidentemente deve essere limpida, cristallina non offuscata, altrimenti non sarebbe in grado di scegliere il bene. Scrive infatti: “L’alba sara’ ristoro / per chi / con l’animo sereno / ha raccolto il nettare / che la notte ha seminato. / Sara’ gelida / e senza protezione / il giorno di chi / ha seminato morte / dolore.”
Ecco allora Maria Concetta Ucciardi volge l’attenzione verso degli elementi che contribuiscono a rendere buona la coscienza,  a formarla improntandola alla rettitudine. Sono elementi in cui brilla la bellezza, perche’ e’ la bellezza che genera bonta’ elevando e sublimando l’animo.
Il primo di questi elementi e’ la natura: “Guardo intorno a me / la natura /…ed e’ magia. / Sento / il fruscio del mare / che  come una voce amica / nell’inconscio /riesce a penetrare”. Ecco l’effetto sulla interiorita’.
Ancora, la musica: “La musica travolge / e mi distende. / Pace / avvolge l’animo mio”.
E non poteva mancare la poesia! “ Nella solitudine della notte /…/ esterni / sentimenti da tempo / custoditi / tradotti in versi /…Nasce con amore la poesia”.
E la fede! : “E` irto il cammino / ma ogni cosa odora di rosa / se con la fede si sposa”.
E’ cosi’ che la  ragione, “fredda e crudele”,  se non guidata da una bella coscienza, si avvia allora ad essere una ragione intrisa d’amore. La coscienza e’ un giudizio. Il giudizio dell’amore.
Scavando dunque in profondita’, Maria Concetta Ucciardi vagheggia pure l’edificazione dell’anima universale e sembra identificarsi col raggio di sole che, in una sua poesia: “…vuol rendere il mondo migliore / affinche’ le genti di ogni paese / possan brillare di luce nuova e cortese”.
La nostra poetessa apre dunque il cuore alla fiducia e alla speranza.  E percio` infine in “Alba foriera” prorompe: “Possa l’alba, / che alle porte del mondo /foriera di pace / si appresta a bussare / nell’animo umano / una sana e amorevole / forza riportare”.
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