“Nell’eroica storia dei carabinieri: Salvo D’Acquisto” di Antonio Saccà

Non  alcunché da potermi trarre, un mondo estraneo.  Sì, una collana, Ragione e Tempo, da me curata, pubblicammo prima e dopo con me testi di rilievo, Nicola Abbagnano Giuseppe Sermonti, Umberto Capuzzo,Rocco Buttiglione, Ugo Spirito,e altri, molti.   Salvatore Dino, imprenditore, editore, in un  periodo ritengo che, al pari di Armando Verdiglione, ebbe effetti  nella società italiana.  Dino era celebre per testi d'arte, libroni enormi, copertine che sembravano corazzate, porte blindate, aureei spesso,  dedicati a personaggi mondiali, Giovanni Paolo II, del quale Dino era amico, il Presidente Bush padre, lo Scià di Persia,  Mussolini. Testi responsabili,affidati a giornalisti di nome , a storici, e poi la collana Ragione e Tempo, che reggevo. Dino mi chiedeva libri a fornace, e con Lui ne pubblicai tanti, in specie le biografie di Marx, Nietzsche, Freud. in elegante, salda confezione.
Una sera, in ristorante, stava con noi il comandante dell’Arma dei Carabinieri, credo, e di sicuro  Umberto Rocca, Medaglia d’Oro al Valor Militare, invalido nello scontro con i terroristi(Mara Cagol),  all’epoca presiedeva il Museo storico dei Carabinieri a Piazza  Risorgimento, nella Capitale. Umberto Rocca dice sui quadri che memorizzano le vicissitudini dell’Arma, di botto Dino scatta, fare un libro d’arte sui carabinieri, con  le illustrazione dei quadri museali, “fallo tu”, dice a me, strattonandomi il braccio, era il suo modo di chiedermi di scrivere. Non avevo conoscenza dei carabinieri per vicende storiche- Anche se non  potevo ignorare che erano intrinseci alla società italiana con  episodi importanti specie nel Risorgimento ma anche nelle guerre. Del resto con Salvatore Dino eravamo una persona in due corpi con una interazione  nella totale diversità, Lui sportivo, animosissimo, guidatore di automobili potentissime, girovago cinque giorni a settimane per i suoi facoltosi collezionisti, io di tutt’altra indole. Al dunque, dopo varie strattonate al braccio dissi che avrei steso il libro. Umberto Rocca fu amichevolissimo, oltre a darmi accesso al Museo mi pare che fosse Lui a darmi un carteggio, di Salvo D'Acquisto con una giovane donna che Gli aveva scritto, in quell’epoca di guerra era in uso sorreggere con missive i combattenti da parte di persone anche sconosciute.  Cambio proposito, alla storia dei carabinieri poche pagine, a Salvo D’acquisto presso che tutto il volumone. E svolgo  la confezione de L’EROICA STORIA DEI CARABINIERI. Eroica , l’Arma maeEroi tra gli eroi Savo D’Acquisto.Con la giovane donna del carteggio non vi fu risultanza, pare che Salvo D’Acquisto si volgesse ad altra donna, . Conobbi il  fratello di Salvo, Alessandro, che me ne parlò, un uomo semplice, disponibile, Alessandro. Visitai i luoghi del sacrificio e le opere memoriali, Palidoro, Torrimpietra.
 Vi era stato un attentato contro i tedeschi, i quali volevano sapere dei responsabili, ne chiesero a Salvo D’Acquisto, carabiniere, che nulla disse, i tedeschi lo resero colpevole, o parla o sarà ucciso, non parla, in tal modo consente la sopravvivenza di22 persone in ostaggio, perdendo la sua vita
Quando vidi su L’Opinione l’immagine di Salvo d’Acquisto una ventata di fuoco, per mesi la ebbi negli occhi. Quell’immagine. Tra le vicende del libro ve ne fu una sorprendente, conobbi un superstite  dell’evento, Arnaldo Attili,vivo per il sacrificio di Salvc D’Acquisto. Mi narrò l’episodio, è la conclusione del mio libro.
“I tedeschi gettano vanghe e comandano agli uomini in ostaggio di scavare.  D'Acquisto, seconda Attili, non ha vanga e rimane in piedi.  Giunge un ufficiale  di grado maggiore agli ufficiali tedeschi  presenti o, al dunque, un ufficiale che  può decidere. A lui è riferito quanto detto da Salvo D'Acquisto, che, sempre  a dire di Arnaldo Attili,dopo il colloquio con lì interprete, avrebbe confessato a Attili d’aver agito in nome del dovere(“Ho fatto il mio dovere”) . L’'interprete, urlando , ripete  le parole del comandante tedesco: saranno tutti  fucilati perché anche in altri luoghi sono stato uccisi dei tedeschi ,che però verranno salvati poiché il comandante tedesco è benevole; che se ne vadano…Uno a uno sono  chiamati per uscire dal fossato, si traggono in su con la vanga, ultimo è Salvo D'Acquisto, sta  per stringere la vanga e risalire, lui è fermato, lui  non può risalire , lui  deve morire. Arnaldo Attili ricorda il sorriso estremo di Salvo D'Acquisto , il sorriso felice se non di morire di non far morire, il sorriso di chi saluta la sopravvivenza degli altri. Pare che Salvo d’Acquisto dicesse ad Arnaldo Attili che essendo destinato alla morte li avrebbe salvati,, se doveva morire che salvasse gli altri.
Se quel sorriso vi fu, e vi fu, quel sorriso trasfigura la morte. Quel sorriso oltrepassa l’eroismo”.
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