Prefazione di Tommaso Romano a "Adagi e proverbi siciliani" di Vito Mauro

Conosco e apprezzo gli Autori di questo volume che si configura anzitutto come atto di ricerca linguistica di forte impronta identitaria.

Il lavoro ultraquarantennale, generoso e coerente di Filippo Maria Provitina ha avuto anche la dedicazione di una apposita collana editoriale per le mie edizioni Thule.

Ho peraltro enormemente ammirato gli studi naturalistici e sulle tradizioni storiche e popolari del paese di origine del nostro scrittore, e cioè di Agira, in provincia di Enna.

Anche l‟istituzione e il lavoro della Kademia du Krivu, fondazione che risale al 1995, sono esemplari nelle sue attività culturali.

La peculiarità e la ricerca scientifica del Provitina tende ad attualizzare in funzione di riconquista grafica e di suono essenziale e veritativo, quello che è riscontrabile e ancora vivo fra i siciliani che non si rassegnano alla uniformità della lingua unica, a favore di una scelta anche naturale e non mediata dall’intellettualismo della propria parlata individuale e comunitaria.

In tale scenario, che privilegia la radice espressiva e la fonte della parola, sappiamo perfettamente quanto sia stato variamente applicato, fra il popolo e le accademie, il siciliano attraverso le più svariate contrade e latitudini di quell’isola mondo che è la Sicilia.

È indubbio infatti che, seppure alla ricerca di una koinè non si sia pervenuti ad un motivo per il quale, molti studiosi affermano, ad esempio che il siciliano piuttosto che una lingua è un dialetto e come tale va analizzato nelle sue infinite sfaccettature e potenzialità espressive.

La lunga azione e ricerca di Filippo Maria Provitina ribadendo la piena cittadinanza nel linguaggio parlato e in quello scritto dell‟uso soprat tutto della “k”, della “x” e della “j”, lungi dal risolvere le controversie, l’hanno però evidenziata a conservatori e innovatori della lingua stessa, al meno a partire da Micio Tempio (1750 – 1821) fino a Ignazio Buttitta (1899 – 1997) e agli studi magistrali del prof. Giovanni Ruffino.

È proprio in tal guisa che il Provitina si misura e sviluppa in concreto una sua grammatica e ortografia che fa risalire a circa un millennio fa, dando un saggio della sua qualità anzitutto di coerente studioso oltre che per l‟amore e la dedizione per la Sicilia e i siciliani.

La stessa attitudine che molti anni orsono ave vo ritrovato in un benemerito storico della Sicilia quale è stato Santi Correnti (1924 – 2009).

Nel solco tracciato dal Provitina si inserisce adesso Vito Mauro, poeta e curatore attento e ricco di interessi anche storico biografici di siciliani illustri e delle orme della civiltà siciliana e non solo.

La raccolta presente di detti e proverbi proposti nel’‟alfabeto del Krivu provitiniano, oltre che nella lingua italiana, scava e focalizza parti di un immenso patrimonio ricco di proverbi e modi di dire propri della saggezza e delle polifonie a volte tragica e a volte ironica, dei siciliani, rendendo omaggio anzitutto al fondante lascito di Giuseppe Pitrè (1841 - 1916), Salvatore Salomone Marino (1847 – 1916) e Alessio Di Giovanni (1872 – 1946) che è stato nel tempo accresciuto e sviscerato da altri studiosi, quali Giuseppe Cocchia ra (1904 – 1965), Giuseppe Bonomo (1923 – 2006), Aurelio Rigoli (1933 – 2024), Antonino Buttitta (1933 – 2017), Ignazio E. Buttitta e Annamaria Amitrano Savarese scomparsa nel 2022. Per quanto sia la materia individuata un giaci mento ancora non del tutto esplorato, la scelta che compie Vito Mauro è sicuramente emblematica e lodevole sotto ogni aspetto.

Un libro doppio potremmo dire che converge nella convinzione che i due Autori professano per la loro scrittura identitaria.

Comunque la si voglia pensare sull‟argomento, resta valido lo sforzo di ricapitolare una Tradizione e di sperimentare, comunque, i terreni accidentati e fascinosi della lingua madre.

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