Profili da Medaglia/26 - "Gabriele Ortolani di Bordonaro e Torremuzza" di Tommaso Romano

Nato a Palermo nel 1907, vi è morto nel 1992.
Di antica famiglia baronale, fu onorato del titolo di Principe di Torremuzza dal Re Umberto II, negli anni del forzato esilio.
Uomo di vasti studi e interessi, collezionista, frequentò la Biblioteca Filosofica di Amato Pojero e fu tra i più profondi conoscitori dell’Opera di de Maistre. Dopo la seconda guerra mondiale fu tra i promotori del gruppo “Monarchici del Sud”, schierandosi attivamente a favore della monarchia, nel Referendum del 1946, da posizioni legittimiste, autonomiste e cattolico-tradizionali.
Scrisse e pubblicò saggi su Poesia e arte di Giovanni Meli, sui Cortili dei grandi palazzi di Palermo, sui motivi rinascimentali dell’architettura palermitana del Cinquecento e, ancora, un saggio su Gabriele Lancillotto Castelli di Torremuzza e gli studi di antiquaria.
Fu un gran gentiluomo, Cavaliere di Giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio, nonché Cavaliere d’Onore e Devozione e Balì Gran Croce di Giustizia professo del Sovrano Militare Ordine di Malta, del cui Governo, nel Palazzo di via Condotti in Roma, fece parte.
Attivo nel palermitano Circolo Bellini, assunse la carica di Presidente della Commissione Araldica della Sicilia e partecipò alle iniziative tradizionaliste e legittimiste. Fu così che ebbi modo d’invitarlo, incontrarlo e stimarlo, accogliendolo nella mia casa editrice. In più occasioni fui, a sua volta, ospite della sua bella villa a Romagnolo, l’amata e abbandonata costiera palermitana, cui ho dedicato, in due edizioni, un testo collettaneo: Romagnolo e dintorni.
ortolani, uomo religiosissimo e colto, non mancò, inoltre, di essere presente a quello che considero un evento, a suo modo storico: la prima commemorazione, sotto l’egida di Azione Tradizionale, che organizzai, con l’Amico Barone Francesco Spoto, in memoria, dopo il 1860, di Francesco II, ultimo Re cattolico delle Due Sicilie, e dei caduti, nel 1861, e difensori delle ultime Real Piazze fedeli di Gaeta, di Civitella del Tronto (dove partecipai due volte, in occasione dei convegni tradizionalisti che lì si svolgono, in qualità di relatore) e di Messina (di cui, sulla sua difesa, scrivemmo, nel 2011, con Nino Aquila, che tanto mi manca, un fortunato libro).
Fu un atto autenticamente controrivoluzionario quell’incontro palermitano svoltosi presso la Chiesa delle Monache del Ritiro di San Pietro, con S. Messa officiata dal ciantro mons. Francesco Di Salvo, un combattente della prima guerra mondiale, amico della mia famiglia e fine poeta. Il barone Bordonaro fu protagonista e mi ringraziò pubblicamente anche a nome di tanti aristocratici e del popolo fedele, sano e non massificato (simboleggiato da don Ciccio Tumeo nel Gattopardo immenso di Tomasi di Lampedusa), che non aveva dimenticato i Borbone, da carlo III il grande a Francesco II il Santo, ancora non sugli altari come avvenuto per la mamma, la Regina Maria Cristina di Savoia, ora Beata. Si vergognava, aggiunse in quell’occasione, sia per l’assenza di tanti aristocratici, che si erano mostrati freddi e distaccati, sia per quel primo storico segno che vide risuonare l’Inno di Paisiello, dopo centodieci anni, a Palermo.
Con Ortolani di Bordonaro ricordo, ora, quei coraggiosi isolati (non esistevano neppure le delegazioni degli Ordini Costantiniani a Palermo ed io stesso, entratovi nel 1979, come cavaliere di Merito e nel 2017 onorato della Placca d’Argento da S.A.R. Don Pedro di Borbone Due Sicilie Capo della Real Casa, oggi sono il decano dell’Ordine, a Palermo, che ha sede a Madrid) che condivisero la prima iniziativa celebrativa della Casa di Borbone Due Sicilie: la contessa Donna Giovanna Trigona dei principi di S. Elia, col marito il Comandante Beppe Albanese; il barone Gioacchino La Lumia; il nobile Bedosti di Castelle; i professori Antonio Martorana, William Di Giorgio e Giovanni D’Espinosa; il dottore Francesco Aronadio; gli Amici Francesco Ragonese, Vincenzo Ferotti, Marcello Manlio Pellegrino e Marinella, l’inseparabile e cara mia sorella, sempre al mio fianco.
Il Principe lasciò in eredità al Comune di Cefalù, con Sindaco benemerito il caro Alfredo Mario La Grua, castelbuonese e non dimenticato direttore del “Corriere delle Madonie”, il castello Ortolani di Bordonaro di Mazzaforno-Settefrati (con le terre annesse), che volle destinato «a strumento di incontri culturali, di carattere storico, letterario, religioso, filosofico».
Citare Bordonaro è stata una felice occasione di rammemorazione di un’iniziativa che poi, con il fraterno amico Antonino Sala, ora anch’egli confratello e Cavaliere costantiniano, ho ripetuto altre volte più di recente, grazie anche ai Sacerdoti Franco Ficarotta, Giuseppe Di Giovanni e Andrea di Paola, con un’apoteosi, che considero tale – e mi scuso dell’enfasi ma così è stata – culminata con il Solenne te Deum di ringraziamento per la Beatificazione di Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie (sposa del Re Ferdinando, nato a Palermo), svoltasi il 25 Gennaio 2014 nella splendida Cappella Palatina del palazzo reale, impropriamente detto dei Normanni. Celebrazione presieduta dal cardinale Paolo Romeo e organizzata dal nostro Comitato: Michele Pivetti Gagliardi, Franco D’Appolito, Maria Patrizia Allotta, Vito Mauro, Elide Triolo, Alessandra D’Aguanno, padre Di Paola, Giuseppe Navarra, Umberto Balistreri.
Da quel comitato è nata, nel 2014, la Real Compagnia dedicata alla Reginella Santa, con splendida sede spirituale nella storica Chiesa S. Maria la Nova, grazie al parroco e nostro priore, padre Gaetano Scaduto e che ha ricevuto una storica approvazione dei suoi Statuti da parte dell’ICOC, il più importante Registro delle istituzioni Confraternali e Cavalleresche, con la prestigiosa Presidenza del Barone Pier Felice degli Uberti.
Fra i Patroni spirituali che ci guidano dal cielo, abbiamo scritto a lettere d’Oro il nome di Don Gabriele.
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