“Rivista di Studi Politici Internazionali” di Antonio Saccà
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- Category: Scritture
- Creato: 04 Giugno 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Esce, analizzando gli ipotizzarti o reali mutamenti nelle stratificazioni mondiali, La Rivista di Studi Politici Internazionali, pubblicazione di anni lontani e sempre nell’attualità con sguardo comprendente, passato, presente, futuro. E’ una Rivista oggettiva quanto possibile, così la vuole chi la dirige, Maria Grazia Melchionni, vale a dire: le convinzioni, le opinioni , inevitabili, non devono negare l’oggettività,i fenomeni. La metodologia che Maria Grazia Melchionni esige diventa essenzialissima quando la realtà offre situazioni di inevitabile schieramento opinionale, è il caso odierno, tra i massimamente mutativi, obbligano a cogliere se il mutamento è frenabile, irrevocabile, a chi giova, come animarlo maggiormente. E’ palese di che parliamo, e di che scrivono gli Autori- del mutamento, supposto o reale nella stratificazione dei rapporti internazionali, del resto essenza della Rivista. Una sequenza di testi, Luca Micheletta, Marco Mugnani, Dario Velo, AntonGiulio de’ Robertis, ed un mio contributo centrano e si articolano nella percezione di questa variazione data per effettiva. E’ un “prendere atto” che suggerirei di tenere in vista. Riguarda la difesa europea che va trasformata(Luca Micheletta);del cambiamento delle Istituzioni Internazionali , dovrebbero tener conto che l’Occidente non è oggi il punto esclusivo della politica, dell’economia mondiale(Marco Mugnani); della proposta di una Federazione Internazionale , compresenza tra diversi, a sembianza del Trattato di Westfalia, presso che obbligata in epoca di eventuale guerra nucleare, il Federalismo mondiale è nella visione di Immanuel Kant ( Dario Velo); AntonGiulio de’ Robertis stabilisce preferenza del Liberal International Order ed il Trattato di Helsinki rispetto al neoliberismo. Un mio breve saggio vaglia altri aspetti occupandomi di testi di Antonino Sala, Tommaso Romano, Franco Cardini e miei, la necessità di élite che mantengono la qualità, la civiltà , e l’inevitabilità della coesistenza. Quest’ultimo è l’aspetto del fascicolo che esige analisi.
Ci troviamo in una duplice situazione, modificazione dei poteri egemonici, concorrenza economica. Il mondo non è quello sorto dal secondo conflitto mondiale, né quello derivato dalla catastrofe dell’Unione Sovietica. Questa è la realtà “oggettiva” che i testi nominati considerano, opportunamente. Preso atto di tali modificazioni occorre individuarle, coglierne le caratteristiche, stabilire una azione, positiva o antagonista, dico: da parte Occidentale. Le modificazioni visibili, vistose le conosciamo: la Russia non è disfatta dopo la fine smembrata dell’Unione Sovietica, le sue sterminate materie prime sotto sfera statale le ha sottratte ad acquirenti stranieri ed ha invaso il mondo, particolarmente l’Europa, massimamente nella fornitura di energie; la Cina, stravolgendo l’economia collettivista fallimentare e consentendo il profitto imprenditoriale privato sia pure sotto direttive statali ha utilizzato gli immani capitali stranieri in quel Paese largiti a grandissima portata per il basso costo produttivo e la soggezione dei lavoratori, reinvestendoli per se stessa . Suscitando un portentoso svolgimento economico, ribaltando la situazione, produttore per sé, dicevo, ed esportatore per sé, stroncando i concorrenti e pervadendo i mercati. Dal trionfo economico al trionfo politico, egemonico il passo è a fianco. Russia e Cina “entrano” anche nell’Occidente e divengono rivali degli Stati Uniti, i quali, inevitabilmente, colgono il rischio di Russia e Cina nell’Occidente, ed altrove, certo. Questa la “realtà”. Mi pare che gli Autori non ritengano la guerra, quella militare, strumento politicamente efficace, anzi ritengo che ritengono opportuno forme collaborative, perfino, ho accennato, una Federazione mondiale. E non soltanto per il rischio nucleare ma per un evento sconvolgentissimo che analizzo da decenni e sembra stia finalmente rendendosi esplicito:l’annientamento degli attuali sistemi produttivi. IL LAVORO SI DISSOLVERA’, LA PRODUZIONE NON VERRA’ DAL LAVORO, L’INOCCUPAZIONE PRESSO CHE TOTALE SI AFFERMERA’. Avremo milioni, milioni, ancora, e ancora di inoccupati. La robotica stretta all’Intelligenza Artificiale sostituirà l’uomo laborioso nella produzione, ed in altro. LA PRODUZIONE SENZA CATENE LIMITANTI NON AVRA’ ACQUIRENTI SALARIATI. Sarà l’anno ZERO della Nuova Era. Mi fermo. Ne scriverò in un Saggio per la Rivista di Studi Politici Internazionali. Può essere letto a proposito quanto dichiarano Elon Musk e Sam Altman. Al dunque, stiamo facendo guerre “vecchie”, dovremmo invece cogliere soluzione a quel che avverrà, PER TUTTI: sistemi possentemente produttivi ma inoccupanti. Chi acquisterà? Ne scriverò. Se non provvediamo sarà la “vera” catastrofe.
Nella Rivista, altro. Bichara Kader si occupa e preoccupa della Palestina; Lucia Martines dei pregiudizi di personalità quali Comte e Renan avverso l’Oriente; Franco Damaso Marengo definisce un’etichetta svilente l’accusa frequente di “populismo” agli avversari.
Ma torno al punto cruciale.Decisivo prendere atto del mutamente e della irreversibilità del mutamento. Siamo in un mondialismo effettivo che si volge ad una radicale metamorfosi dei sistemi produttivi. Con effetti nelle relazioni tra Stati ed interni agli Stati che subuglieranno tutti, dicevo. Se qualcuno crede di risolvere la metamorfosi dominando gli altri, sbaglia. In un mondo che si dirige alla fine del lavoro i problemi saranno di ben diversa natura e globali. O ci salviamo tutti o non c’è scampo per alcuno. Evidentemente da discutere. Proprio un cenno. Me ne occuperò estesamente. Nessuno si dia illusioni ,una coesistenza priva di conflitti è impossibile, di certo improbabile e con tensioni, ma non è questo il tratto saliente della faccenda. La novità sta in ciò:limitare con guerre e sanzioni l’altrui forza produttiva e di mercato non vale a risolvere. In tempi di ingigantita produzione e gigantesca inoccupazione lo smercio non ha luogo anche se la “logica” ODIERNA CREDE ANCORA NELLA CONQUISTA DI MERCATI, NELLO SBARRAMENTO DELLA CONCORRENZA. UNA UMANITA’CHE IN VASTISSIMA PARTE NON PERCEPISCE SALARIO COSTITUISCE UNA BARRIERA ALLA VENDITA.A tale condizione le soluzioni non vengono da guerre e sanzioni se non vi sono acquirenti, ma dal suscitare acquirenti. Prevarrà chi rendere sociale la produzione ossia offrirà al consumatore la merce indipendentemente dal contributo di lavoro. Non è utopia è realismo PROSSIMO, Musk e Altman ne dicono saggiamente e me ne occupo , ripeto, da decenni: questo per una circostanza elementare. la produzione sarà così prodiga, prodigiosa che non vi è barriera a contenerla, obbligherà alla distribuzione mondiale! Almeno discuterne. E QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA DI STUDI POLITICI INTERNAZIONALI NE OFFRE MOTIVAZIONE. Completano il fascicolo scritti di Antonello Folco Biagini,Roberto Ducci, Chiara D’Auria,,Andry Karashcuk, Tatiana Rostovetska.