Tommaso Romano, "La casa dell'Ammiraglio" (Culturelitedizioni) - di Vinny Scorsone
- Dettagli
- Category: Scritture
- Creato: 24 Luglio 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
- Hits: 187
Tra le stanze della casa dell’Ammiraglio
Ssst…
Non turbate la quiete che ammanta la casa dell’Ammiraglio.
Tutto tace tra le sue mura.
Le imposte sono chiuse e il buio copre ogni cosa.
Ssst… non infastidite i suoi ospiti silenziosi. Attenti… Essi vi guardano annoiati con i loro occhi marmorei, mentre le loro bocche caoline restano mute.
Restate in silenzio e ascoltate il battito dei loro cuori sconosciuti.
Nel mare calmo della “casanima”, un flebile sussurro si leva, si spande tra le stanze e mille racconti e mille pensieri popolano i ripiani, gli angoli, le pareti, mentre un nuovo mondo, una dimensione altra si schiude rivelando la favola.
C’era una volta la piccola Ida con i suoi fiori ballerini; c’era una volta Clara con il suo fiero schiaccianoci; c’era una volta l’intrepido sceriffo Wudy con il suo amico Buzz; c’era una volta un soldatino di stagno con la sua bella ballerina; c’era una volta la Freccia Azzurra con i suoi passeggeri; c’era una volta l’Ammiraglio con la sua piccola Cometa.
Il romanzo “La casa dell’Ammiraglio” di Tommaso Romano, ha il sapore di una fiaba filosofica. Il testo, infatti, appare sospeso in un’atmosfera d’incanto; lo stesso incanto che permea anche le nostre esistenze (anche se non sempre siamo disposti a riconoscerlo e ad accettarlo).
Nello scorrere della narrazione, gli oggetti, curati e coccolati dal protagonista, prendono vita e si mostrano a lui fieri e vitali, a prescindere dalla loro condizione perennemente immobile. Tra di loro spicca il personaggio di Cometa, novello Virgilio, disposta a svelare all’Ammiraglio i segreti di una dimensione negata agli altri esseri umani, troppo ripiegati su se stessi per accorgersi del miracolo di una vita cosmica.
Di cosa sto parlando? Facciamo un po’ di chiarezza.
L’Ammiraglio (Alter Ego dello stesso Romano) possiede una casa ricca di oggetti provenienti da varie parti del mondo, comprati non per puro collezionismo sterile, ma per quell’afflato istintivo e profondo che unisce persone e cose senza una vera ragione. Non è infatti il loro valore commerciale o storico, né il semplice godere della vista che spinge l’Ammiraglio ad accaparrarsi certi oggetti, bensì è l’aura da cui essi sono avvolti, le storie che hanno da raccontare, poiché ogni cosa reca in sé tracce di ciò che fu. È questo, probabilmente, che attrae, più di ogni altra cosa, il protagonista.
Non solo “meravigliosi” oggetti, quindi (la sua, difatti, non è una “Wunderkammer”), vengono conservati tra le antiche pareti delle sue dimore del cuore, ma pezzi di vite perse nel tempo e recuperate dall’oblio. Sculture, dipinti, soprammobili vari, sembrano essere sensienti, testimoni di fatti accaduti, scrigno di segreti e pensieri. Essi sono dotati di parola e desiderosi di comunicare con il loro “salvatore” che li ha sottratti ad un destino distruttivo. Girovagare per le stanze diventa, a tratti, man mano che la lettura prosegue, una ricerca estenuante della verità nell’anima del mondo stesso.
Durante lo scorrere delle pagine del romanzo, si assiste ad una crescita, un’evoluzione del protagonista. Il suo è un cammino iniziatico verso l’essenza del vero e della vita, un passaggio di stato attraverso i dubbi e il confronto con il mondo e con se stesso. Invano, infatti, l’Ammiraglio cerca risposte tra uomini di cultura e di chiesa che giustifichino scientemente la stupefacente rivelazione di un mondo parlante (quello delle “cose”) che a lui si è rivelato; risposte che, invece, il protagonista troverà dentro di sé una volta disposto a farsi “travolgere” dall’universo mistico accogliendo l’inspiegabile.
Alla luce della rivelazione avuta, il protagonista dunque pone e si pone continue domande cercando di arrivare al cuore dell’insondabile. Perché accade tutto questo? – si chiede - Dove finisce il sogno e dove inizia la realtà? E soprattutto, cos’è la Bellezza, oggi più che mai offesa e vilipesa?
Intelletto e anima si contrappongono tra le pagine in un dialogo continuo tra pragmatismo e spiritualità, in un viaggio nel sentire del mondo, nel sapere filosofico ben calibrato e intrigante di una scrittura “familiare” che ci conduce nella vita di Tommaso Romano, tra le sue collezioni, i suoi luoghi, i suoi racconti, tra le tante vite che si sono stratificate, nel tempo, nel suo scrigno di via Ammiraglio Gravina a Palermo.
Una poetica degli oggetti di gozzaniana memoria che ci induce a percorrere strade nuove e al contempo antiche sentendo il pulsare della terra e l’armonia del caos.