Tommaso Romano, "Oltre il sopravvivere" (CulturelitEdizioni)
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- Category: Scritture
- Creato: 05 Dicembre 2019
- Scritto da Redazione Culturelite
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di Amalia De Luca
Il nuovo e modernissimo romanzo breve (o racconto lungo) di Tommaso Romano si divide nettamente in due parti.
La vicenda e la storia dei protagonisti sono affidate alla voce narrante.
La prima parte appare essenzialmente descrittiva ambientata in una ipotetica città dove la separazione tra i vari ceti sociali è ben definita.
Si tratta di un gruppo di amici maschi appartenenti alla borghesia medio-alta, tutti di età tra i trenta e i quaranta anni, amici dai tempi dell’università, ora professionisti e burocrati bene inseriti nel mondo del lavoro, affermati e con successo.
Quelli che hanno contratto matrimonio sono già separati in cerca di nuovi stimoli sentimentali o di incontri superficiali privi di interesse e di impegno. Storie brevi e male assortite. Tra i protagonisti le donne sono figure di scorcio descritte solo per le loro caratteristiche piuttosto negative tranne alcune di cui si parlerà nella seconda parte del romanzo.
Il gruppo si tiene in contatto per via telefonica o con incontri cultural- mondani di fine settimana presso ristoranti eleganti e raffinati. Si tratta dunque di comportamenti ben noti alla buona borghesia palermitana dove apparire è molto più importante che essere.
Nessuno pare possedere grandi ideali o grandi sogni e, a parte qualche spiritosa e ironica conversazione, tutto assume il senso che la dignitosa educazione borghese esige.
Ma a questo punto (ha inizio la seconda parte del romanzo) si verifica un fatto tragicamente doloroso e del tutto inaspettato.
La narrazione si capovolge come se da una pentola a pressione fosse saltato il coperchio e, come in un crescendo rossiniano, il ritmo narrativo diventa sempre più incalzante.
Marco il bravissimo burocrate, commercialista di straforo, amatissimo nel passato da una donna generosa e intelligente, innamoratissimo di un’altra che non lo asseconda, si uccide in casa con il gas tenendo in mano un libro di Cesare Pavese.
Il senso di colpa induce tutti i suoi amici a riflettere, a palesare le propria superficialità nei rapporti umani e l’indifferenza in quelli amicali. Ognuno parla e si confessa. Anche l’amico Alessandro, voce narrante della storia, cade in uno stato di dolorosa depressione.
La donna Maria Selene di cui Marco era innamorato confessa il perché del suo comportamento freddo e distante pure essendo anche lei innamorata di Marco da cui, però, pretendeva l’impegno per la vita.
Alessandro, divenuto esecutore testamentario, sprofondato in una comoda poltrona nella immensa biblioteca del suo amico, apre la busta e legge la lettera nella quale Marco confessa le motivazioni che lo hanno indotto al gesto estremo:” c’è un momento di invocata liberazione che nessuna legge, nessuna morale, nessun Dio potrà negare a chi, senza più speranza, compie l’atto più duro della sua vita, senza ritorno…”
E’ una presa di coscienza del dolore, delle contraddizioni, della vuotezza del mondo borghese e della decadenza di tutte le cose. Da questo momento il romanzo diventa estremamente coinvolgente, interessante e commovente. Coinvolgente perché viene fuori una trama narrativa che incuriosisce il lettore; interessante perché manifesta una critica feroce di carattere sociale nei confronti di una borghesia elegante, colta, abitudinaria, egoista in cui predomina l’interesse personale, l’immagine e la posizione economica; commovente perché quando il dolore umano è rappresentativo della fragilità dell’essere umano vittima di un destino ineluttabile non si può non avvertire pietà.
La pietas (compassione) e la caritas (amore per qualunque essere umano solo, perduto, senza speranza) generano infatti profonda commozione.
Il romanzo, ricchissimo di richiami letterari e filosofici, è strutturato in modo intelligente: si serve delle tecniche giallistiche che spingono il lettore ad andare avanti senza pause e simultaneamente analizza la psiche umana e le sue potenzialità con sensibilità e attenzione.
Il tessuto connettivo è costituito da colte scelte lessicali proprie del livello alto della lingua italiana in un periodare classicista, complesso ed esemplare.