XLI Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà

Un paesino,non so quale,venni a conoscere dopo,l’avevano trasportata, lei ,Stefania, nella confusione di mente, nella catastrofe del corpo ormai dilagato, e le hanno sorretto le dita a firmare quell’accettazione del nuovo coniuge, il rapporto con me finito in ogni aspetto. Un sola volta  il telefono chiamò e nessuna voce rispose alla mia risposta, sicuramente era lei, non mi parlò  e nulla seppi della persona con cui avevo vissuto il rapporto più estremo nella mia vita ,la morsa  tra pazzia e colpa. Mesi, mesi, niente, una telefonata, Stefania è morta!  Immediatamente, eccola, nel divano, stesa ,coperta da una specie di velina come per  la carne, serena, magra, dimagrita, il corpo  riacquistava la sembianza del passato, il viso piccolo, le mani lunghe morbide , pareva dormiente. La domestica , soddisfatta, l’aveva sistemata lei sul divano e la mostrava, felice del vestimento,. Trovai Paola Alberti,dei proprietari dello Strega, cugina di Stefania, e conobbi il coniuge di Stefania, un uomo piccolo piccolo molto piccolo, energico, mani grandi  pollici estremi, da strangolatore,Stefania era qualche metro da noi morta e colui faceva già il padrone dell’impero economico, decine di  miliardi in vecchie lire, e parlava, prometteva, decideva.

Una chiesetta vicino casa ,vicinissima , saletta con tanta gente, chiesi  di poter parlare,mi fu concesso dal coniuge , dissi piangendo, di me, di Stefania, si precipitò il coniuge vociferando che avrebbe suscitato chissà che ed egli  sarebbe rimasto per sempre con il nome di Stefania nella mente, nel cuore e negli atti. Capivo, sentivo che erano e sarebbero state  parole, sentivo, capivo. Durante la visita precedente vi era un tizio,anestesista, mi disse; immobile, funereo, raccontava il coniuge che  era sceso al secondo dal piano terzo piano ,la casa della zia che Stefania aveva ottenuto pagando 700 milioni, perché la zia l'aveva destinato ad un fondo religioso, lui, il coniuge, era sceso e poi era risalito. E scoprì la morte di Stefania. Che stranezza. Stefania “decide” di morire nei minuti dell’assenza coniugale e con l’anestesista in casa! Forse non le venne consegnato un farmaco indispensabile in un precisissimo istante? Quando si concluse il funerale, di colpo inaspettamente la bara di Stefania fu caricata e portata via non alla tomba di famiglia, al Verano, dove intendevamo , molti, recarci. Una signora belga,  che era stata amica per anni del  cugino di Stefania, Arnaldo, Francoise, sospettò qualcosa e comunicò il sospetto che ci rese sospettanti, perché quella  fuga se doveva essere tumulata al Verano nella tomba di famiglia? Francois avvertì la polizia, che fermò il viaggio del coniuge, il quale dichiarò che la portava nella tomba del “sua” famiglia! Che egli detenesse una tomba di famiglia parve a tutti leggendario, invece la  voleva incenerire, un inceneritore costituiva la tomba. Intendevano fare sparire qualche traccia delittuosa? Indagine. Fui interrogato . Dichiarai che Stefania era nel malessere, però la vicenda mostrava  possibilità infami, lo dicevo in me stesso. Alla scadenza dei mesi del matrimonio che rendono attuabile ereditare, sei mesi, Stefania moriva. Una indagine, era accaduta una evidentissima determinazione, appena qualche giorno successivo ai sei mesi, a Stefania avevano fatto mancare qualche medicina , il coniuge si era assentato in quei momenti (!), l’anestesista provvedeva. L’indagine non ebbe processo, ma che Stefania fu uccisa non ho alcun dubbio in me.Ignoro dove è sepolta, è sparita totalmente,neanche un pugno di cenere, nessun luogo, oscuro venire a qualche cognizione, stranieri, furtivi. Ma  le scorribande delle peripezie sovrastano la fantasia. Colui che ereditò, lo sceicco   fortunato, il miliardario a casaccio, l’uomo che scoprì una miniera mentre dormiva, il forse omicida, dopo qualche mese morì! Stavolta Dio o chi per Lui ha dato giustizia pronta. Mi schifava  che Stefania fosse tradita, rubata, uccisa, forse, da chi si spassava della ricchezza indegnamente ottenuta. Morto davvero? Non ci credevo. Morto davvero, me lo affermarono e confermarono. Respirai, almeno una  felicità.Comunque della cospicua  fortuna di generazioni  laboriose furono predatori sconosciuti senza merito e forse con la capacità di uccidere, mentire, ingannare una demente,. e questa pantomima tragica per l’assurda stortura di Stefania che reputava stare in sostegno al mio operare una sua sminuizione, e del mio scrupolo ad avere da una donna che avevo tradito e addolorato. Errore di Stefania ma errore eterno mio, Stefania era incapace di assegnare scopi alla sua fortuna. Giusta, giustificata la colpa, pentimenti sensati, ma errore mortalissimo danneggiarmi più di quanto danneggiai. Anzi, altro. Non mi perdono, non mi perdonerò,  mi accuso: ho dissipato una fortuna che poteva servire alla mia opera ed alla cultura. Decine di miliardi, di quell'epoca, ed io sapevo come volgerli,italiano, europeo e cittadino dell’umanità, arte, civiltà. Per sentimento di colpa reputandomi cagione del malessere di Stefania trascurai il centro della verità, che Lei non aveva capacità di scopi, io meritavo di ottenere quel che Stefania possedeva sconclusionatamente, le avrei  inferto uno scopo, l’avrei salvata o almeno avrei salvato eredità di laboriose persone. Non mi perdono, né mi perdonerò di non aver avuto l'ardire di rendermi utilizzatore a quanto chi lo possedeva non era in condizioni imprimere fini. Colpa, scrupoli, mi hanno vulnerato, ed ho sbagliato irrecuperabilmente. E sconto la colpa di aver patito colpa.

Giorni passati, nei locali sottostanti casa mia ,a Roma ,un  ristorante, il luogo come l’intera palazzina proprietà di Stefania, allora,le abitazioni vendute, i luoghi commerciali in affitto,migliaiai di metri, in zona frequentatissima, ora è sede di un Ristorante cinese,  immenso, elegantissimo, luci soffuse, è diventato un posto attrattivo di giovani a centinaia. Entrando mi rividi nel passato quando  entravo da padrone o da coniuge della proprietaria, in tempi andati prolungava uno sterminato negozio di arredamento. Un teatro, un luogo di conferenze, potevo fare di tutto, a pensare che lo possiede qualche parente di un uomo che ha sposato sei mesi e qualche giorno Stefania, il conteggio  opportuno per essere erede e magari, dico per dire, provvedendo che Stefania morisse ,mi sconnessi . Non bastano le buone intenzioni,ma la dura capacità di attuarle. Colpa, pentimenti ma cogliere anche gli errori altrui. E Stefania sbagliò almeno quanto me. Non aveva uno scopo e non volle che io avessi scopi anche per Lei. Una donna, un uomo inopportuni danneggiano la sorte. Sia che sia, almeno conoscere una minima presenza, una tomba di Stefania Ferrero che fu mia moglie. O perfino la sua morte è dissipata come la sua dissipata fortuna? E’ ormai impossibile scoprire se fu uccisa?

Siamo nel XXI secolo. E la mia vita continua. Abissi, pianure, cime. Con un pensiero ormai fatale. Ho pubblicato 63 libri. Incurantissimo della loro fortuna.  Tengo a tutti. Ma due saggi:Vite private di uomini pubblici; Vita e morte dell’Utopia; sono i più leggibili.  Ho conosciuto il mondo e gli intellettuali di ogni continente, scrittori, pensatori. Rarissimi  ne considero. Ho almeno altrettanti libri da pubblicare. Che avverrà se non riuscirò a vederli nascere prima della mia …non rinascita?                                                                                          

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